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 2011  marzo 20 Domenica calendario

LE ORIGINI DI UNICREDIT E LE FONDAZIONI

Come nasce il potere di Fabrizio Palenzona e perché quest’uomo manifesta tanta nostalgia per Vincenzo Maranghi? Me lo hanno chiesto alcuni lettori. Per non farla troppo lunga, racconterò delle origini di Unicredit, dove Palenzona è vicepresidente. Nel 1996, la fondazione Crt stava per cedere la Caritorino alla Comit per 2850 miliardi di lire: gran bella somma, ai tempi. Di quella fondazione, il nostro era consigliere di una certa influenza da quando, lui tortonese, aveva coagulato la maggioranza provinciale dell’ente per finanziare il restauro di un trittico di Franceschino da Bauxilio, chiesa di Pozzolo Formigaro, superando le resistenze degli esponenti del capoluogo subalpino. Fu allora che Marcellino Gavio, costruttore e gestore di autostrade, tortonese pure lui, lo volle presentare a Maranghi, sponsor della Comit. Per un quarantenne della sinistra sociale Dc, Mediobanca era off limits: troppo laica, metropolitana. Ma i grandi banchieri o non ti vedono proprio o cercano di conquistarti. Maranghi accettò di vederlo. Facile immaginare un Palenzona gratificato. Ma non tanto da aderire all’offerta Comit nel momento in cui si profilava un’alternativa migliore con le fondazioni di Verona e Treviso. Anche questa sembrava fatta, quando Edoardo Spezzotti, banchiere Merrill Lynch presentato da Giuseppe Guzzetti, spiegò che, andando in Borsa con le casse venete, la fondazione Crt avrebbe rivalutato a 3200 miliardi la sua azienda bancaria, ma con un piano B, segretissimo, l’avrebbe spinta a 7 mila. Il piano B era il Credito Italiano in trattative con la Comit per fondersi nella Superbin, sempre auspice Mediobanca. Furono Palenzona e i suoi a portare il piano B in consiglio. E così (Verona e Treviso decidevano senza problemi) nacque Unicredit. Un affare d’oro reso possibile anche dal doppio no dell’ «allievo un po’ scarso» (così usa definirsi Palenzona) al maestro Maranghi. Nonostante il carattere, il banchiere segaligno ed elitario continuò a colloquiare con il corpulento figlio del popolo. «Il dottor Maranghi— spiega Palenzona— capiva quando uno faceva l’interesse della sua parte» . «Fabrizio— mi disse Maranghi— è intelligente e per bene» . Galateo? Certo. Eppure, quando Geronzi e Profumo organizzarono la defenestrazione di Maranghi da Mediobanca, con l’appoggio della Banca d’Italia, Palenzona non tradì il maestro e finì in minoranza. Oggi Unicredit fa asse con piazzetta Cuccia. Già l’alba di Unicredit, del resto, sconsiglia la lettura politicista. In omaggio al privato, le fondazioni avevano ridotto i loro diritti di voto dal 38 al 12,5%e accettato 9 consiglieri mentre ai soci stabili privati, con il 12%, ne andavano 11. Ma Pesenti e Falck vendettero per protesta. E allora, per non passare da fesse, le fondazioni pretesero i seggi ex Falck e Pesenti. Apriti cielo! Alzate di scudi del management, telefonate di Fassino, Chiamparino, Morgando: le azioni delle fondazioni si dovevano pesare, e al ribasso, anziché contare come nelle public company di cui i privatisti erano fautori. Tutto prima di sapere che Verona indicava Feliciano Benvenuti, il maestro di Bazoli, e la Crt l’avvocato dell’Avvocato, Franzo Grande Stevens, e dunque non si poteva dire di no.