
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La bambina di 11 anni che, colpita dalla suina, da Bolzano era stata portata a Innsbruck, è morta ieri sera. C’è un altro bambino deceduto a Roma, presso l’ospedale Villa San Pietro. Dieci anni, figlio unico. Ma in questo caso non è detto che c’entri l’influenza suina: per ora il decesso è attribuito a una polmonite batterica. Tamponi nasali sono stati mandati, per le analisi, al Policlinico Gemelli. All’altra bambina morta a Napoli, Emiliana D’Auria, è stata fatta l’autopsia. I risultati non si sapranno prima di due giorni. Le agenzie ieri dicevano che a una prima occhiata Emiliana risulta sana, cioè non cardiopatica. Non si capisce, in questo contesto, il significato dell’espressione «prima occhiata». Il viceministro Fazio insiste nell’assicurare che i decessi sono pochi, «la metà di quelli che si sono verificati in Europa». La Croce rossa distribuirà oggi un altro milione e duecentomila dosi di vaccino con le quali bisognerà immunizzare prima di tutto i bambini affetti da patologie croniche di tipo cardiaco, respiratorio, epatico e sofferenti di diabete. L’altro insieme su cui intervenire è quello delle donne incinte. Fazio ha detto che rischiano quattro volte più della media. «In Spagna sono morte diverse donne in gravidanza. Perciò abbiamo inserito le donne incinte dal terzo mese in poi tra le prime categorie da mettere al sicuro». A Napoli, infine, sono morte altre due donne: una, di 42 anni, apparentemente sana fino al momento del contagio, spirata ieri mattina al Cotugno; un’altra, di 72, affetta da gravi patologie di tipo respiratorio, spirata al Cardarelli.
• Perché tutti questi casi a Napoli?
Per saperlo, deve leggere l’articolo qui a fianco.
• L’aria è che l’influenza suina abbia iniziato a colpire duro.
Siamo ancora lontani dal picco. Il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità ha spiegato che il punto più alto di contagiati dovrebbe essere raggiunto alla fine dell’anno o ai primi di gennaio. «Siccome dal momento della vaccinazione ci vogliono due o tre settimane perché il vaccino ci renda immuni, anche la seconda fase delle vaccinazioni – cioè quella che comincia adesso – rientra nei tempi utili».
• Ma i vaccini sono arrivati o no?
Le ho detto del milione e 200 mila dosi in distribuzione da oggi. Il ministero dice che entro la fine di questo mese saranno pronte altre sei milioni di dosi. Fazio ha raccomandato di non dare l’assalto ai pronto soccorso degli ospedali, ma, in caso di sospetta influenza, chiamare il pediatra e raccontargli i sintomi. Uscire di casa solo se il medico consiglia di farsi vedere in ospedale. Molti medici poi non solo non si vaccinano, ma raffreddano gli ansiosi pronti a farsi l’iniezione. L’ Ansa ieri ha riferito il caso di una signora di Palermo, di nome Simona Di Prima, che ha raccontato quanto segue: «Fra due settimane vado in vacanza negli Stati Uniti e oggi avrei voluto fare il vaccino. Non solo mi hanno detto di non averlo ancora, ma il medico mi ha consigliato di non farlo perché ritiene che non sia necessario. Mi ha detto di prendere, qualora mi dovesse venire l’influenza A, un comune antivirale secondo lui meno pericolo visto che il vaccino anti suina contiene mercurio e altre sostanze pericolose. In realtà, dovendo andare in un Paese dove c’è lo stato di allerta, mi sarei aspettata una risposta diversa».
• Situazione delle scuole?
Arrivano comunicati rassicuranti, anche se si ammette che il numero di assenti è un po’ troppo alto. Siamo su tassi medi del 35-40%, valutati un po’ a occhio perché nessuno ha messo in piedi un monitoraggio sistematico. Giuseppe Colosio, direttore scolastico regionale della Lombardia: «Abbiamo chiesto alle scuole di segnalarci se ci sono situazioni acute».
• Ho letto che in Inghilterra sono disperati perché l’epidemia influenzale peggiorerà la situazione economica e rallenterà l’uscita dalla crisi.
Il costo è alto. Tra visite mediche, assenze dal lavoro, medicinali e ricoveri ospedalieri si parla di quattro miliardi e mezzo. un calcolo fatto lo scorso agosto da Fabrizio Pregliasco, famoso virologo della Statale di Milano, che ha ipotizzato – pessimisticamente – 15 milioni di contagiati. In un anno normale l’influenza ci toglie dalle tasche tre miliardi. Quello che farà impennare i costi saranno i ricoveri: secondo l’Inail per ogni giorno d’ospedale la mano pubblica può arrivare a sborsare 600 euro. Ci sono poi i costi dovuti alle assenze dal lavoro, cioè alla mancata produttività. L’ultimo anno in cui è stato fatto questo calcolo (il 2006) è stata contata una perdita di 32 milioni di giornate di lavoro, 2,8 miliardi, cioè, buttati via. In tempi normali in Italia si resta a casa per l’influenza mediamente 5 giorni. All’estero di meno: Svizzera 4,3, Francia poco sopra 4, Regno Unito 2,8, Stati Uniti 3,3. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/11/2009]
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