Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 03 Martedì calendario

Stato e Comuni, guerra degli incassi- La battaglia degli autovelox è comin­ciata in Senato a colpi di audizioni

Stato e Comuni, guerra degli incassi- La battaglia degli autovelox è comin­ciata in Senato a colpi di audizioni. Ed è una battaglia seria perché vale un miliar­do e 600 milioni di euro l’anno. A com­batterla sono i Comuni, preoccupati di vedersi sfilare sotto il naso una fonte di reddito che, in tempi di magra, si è tra­sformata in fonte di sopravvivenza. Oggi i soldi delle multe fatte con gli au­tovelox vanno a chi le fa: se i vigili urba­ni di un piccolo paese piazzano il loro oc­chio elettronico su una strada statale l’in­casso va al Comune per il quale lavorano i vigili. stata proprio questa regola a far cadere in tentazione chi gli autovelox li ha piazzati più per far cassa che per mi­gliorare la sicurezza. Ma le cose sono de­stinate a cambiare. il disegno di legge sulla sicurezza stradale approvato prima dell’estate alla Camera a spaventare gli ot­tomila sindaci d’Italia, anche la stragran­de maggioranza che si è comportata in modo corretto. Quel testo dice che l’in­casso degli autovelox non va più a chi fa le multe ma «all’ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l’accerta­mento ». Se la multa viene fatta su una statale, cioè, i soldi vanno allo Stato an­che se dietro quella macchinetta c’erano i vigili urbani. Per i Comuni sarebbe una perdita difficile da sostenere. Oggi le multe valgono circa il sette per cento del­le entrate che arrivano dalle imposte loca­li. E quel miliardo e 600 milioni è (scher­zi del destino) proprio la somma di cui i sindaci d’Italia avrebbero bisogno per ri­spondere alla crisi economica potenzian­do i servizi sociali. Comprensibile che adesso, con il disegno di legge passato al­l’esame del Senato, i Comuni siano torna­ti alla carica. Nei giorni scorsi la loro asso­ciazione nazionale, l’Anci, ha avanzato un’ipotesi di mediazione. stato Sergio Marchi, assessore alla Mobilità del Comu­ne di Roma, a formalizzare la proposta in commissione Trasporti: quando i vigili urbani fanno una multa su una strada sta­tale l’incasso viene diviso a metà fra Co­mune e Stato. Fifty fifty e tutti contenti: sarà questa la soluzione? Possibile ma con qualche correttivo. Il pallino è adesso in mano ad Angelo Maria Cicolani (Pdl), relatore del dise­gno di legge. «Quella dei Comuni – dice – è una posizione responsabile, ricono­scono che il problema c’è e che qualcosa va cambiato. Il punto, però, non è tanto a chi vanno i soldi ma come vengono uti­lizzati ». Già oggi la legge dice che il rica­vato delle multe deve essere usato per migliorare la sicurezza delle strade. Ma non c’è nessun controllo, né sanzioni per chi non lo fa. E spesso i Comuni, an­che per i tagli dei trasferimenti dallo Sta­to centrale, sono quasi costretti a spende­re quei soldi per altri scopi. La mediazio­ne potrebbe arrivare proprio su questo punto. Dividere a metà la torta, 50 per cento ai Comuni, 50 per cento allo Stato, oppure alla Provincia se si tratta di stra­de provinciali. Ma a patto che il Comune si impegni davvero ad usare quei soldi per ridurre il numero di incidenti e di morti. In che modo? «L’idea – spiega Ci­colani – è quella di vincolare i Comuni a fare un piano per la sicurezza stradale in­dicando ogni anno le opere necessarie con i relativi costi previsti». Chi non utilizza il gettito delle multe per realizzare queste opere ma per altri voci, l’anno dopo perde il diritto al suo 50 per cento. Una punizione severa che, colpendo il bilancio, potrebbe bastare a garantire il rispetto delle regole. Sarà suf­ficiente a convincere i Comuni? Probabil­mente sì, specie davanti al rischio di per­dere di colpo una risorsa così importan­te. Oltre al bastone, poi, ci sarebbe anche la carota. I Comuni potrebbero incassare anche l’altro 50 per cento del gettito se si impegneranno a sostituire gli autovelox con i tutor. A quel punto il controllo del­le strade non sarebbe più limitato ad al­cuni punti ma sistematico. In grado di ga­rantire più sicurezza. E, probabilmente, anche più soldi.