Carmine Sarno, Milano Finanza 03/11/2009, 3 novembre 2009
Lo scudo vola in zona 50 miliardi - continua senza sosta il rientro dei capitali dall’estero. e in svizzera sale la tensione - Si avvicina rapidamente il tetto di 100 mld fissato dal governo Intanto Berna ferma i negoziati sulla doppia imposizione con l’Italia
Lo scudo vola in zona 50 miliardi - continua senza sosta il rientro dei capitali dall’estero. e in svizzera sale la tensione - Si avvicina rapidamente il tetto di 100 mld fissato dal governo Intanto Berna ferma i negoziati sulla doppia imposizione con l’Italia. Mentre tratta a 360° per tutelare il segreto bancario - Lo scudo fiscale non arresta la corsa. Come anticipato sabato da MF-Milano Finanza, la soglia dei 40 miliardi è stata già superata e il totale dei rimpatri e delle regolarizzazioni si avvicina rapidamente a quota 50 miliardi. Rispetto ai 20 miliardi di metà ottobre, la raccolta attraverso le private bank è di fatto più che raddoppiata sicché l’obiettivo fissato dal governo in 80-100 miliardi da raggiungere entro il 15 dicembre prossimo è sempre più alla portata. Gli italiani hanno optato per la trasparenza visto che la gran parte delle operazioni riguarda i rimpatri fisici, mentre sono in pochi coloro che hanno scelto di pagare il 5% e lasciare le loro ricchezze oltre frontiera. Gli addetti ai lavori hanno spiegato che lo scudo ter sta riscuotendo maggior successo che nelle precedenti edizioni e i numeri sulle nuove adesioni vengono aggiornati con sorpresa crescente di giorno in giorno. Uno spostamento di capitali talmente rilevate da scatenare una guerra diplomatica vera e propria da parte delle autorità di Berna. Al punto che domenica il presidente della Confederazione elvetica e ministro delle Finanze, Hans-Rudolf Merz, aveva annunciato l’interruzione «dei negoziati relativi ai nuovi accordi sulla doppia imposizione fiscale, da parte nostra vicini alla ratifica». Merz ha spiegato di non volere «un’escalation della situazione, ma ci prepariamo alle contromisure». Dalla Farnesina, però, hanno spiegato come non risultasse finora un’immediata disponibilità svizzera a concludere l’accordo e nel corso dei negoziati bilaterali erano emerse forti riserve svizzere. Anche all’interno dei Cantoni, comunque, il clima resta teso. Gabriele Gendotti, presidente del governo ticinese, ha definito tardiva l’iniziativa del ministro delle Finanze, spiegando che «nessuno per il momento ha intenzione di concludere questo accordo». Secondo Gendotti, «Berna ha già firmato 12 convenzioni rivedute di doppia imposizione, condizione per uscire dalla lista grigia dell’Ocse e Roma ha decretato un’amnistia fiscale». In questa situazione, ha proseguito il politico ticinese, «le autorità italiane tentano piuttosto di far passare la Svizzera per un paradiso fiscale. Qualora firmassero un trattato, non potrebbero più sostenere una tesi del genere». Le polemiche, comunque, non stanno fermando la diplomazia. Roland Meier, portavoce del Dipartimento federale delle Finanze, ha confermato all’agenzia di stampa svizzera, alcune indiscrezioni circolate negli ultimi giorni secondo cui Berna ha proposto nei giorni scorsi a Roma il prelievo in Svizzera di un’imposta alla fonte sui capitali italiani al fine di mantenere il segreto bancario. Intanto i tempi per aderire allo scudo fiscale si dovrebbero allungare. Come riportato sabato da Italia Oggi chi non riuscirà a completare le pratiche entro il 15 dicembre avrà tempo almeno fino al 31 gennaio 2010. Per particolari fattispecie relative a beni difficilmente trasferibili che necessitano di tempi di liquidazione più lunghi, il termine di fine gennaio potrà essere ulteriormente superato.