Lorenzo Salvia, Corriere della sera 3/11/2009, 3 novembre 2009
Autovelox segnalati, multe in calo- Meno 20 per cento dopo il divieto dei «controllori» nascosti In arrivo il tutor su tre statali: Romea, Aurelia e Domiziana Siamo diventati (finalmente) più rispettosi delle regole oppure (ancora) più furbi? La velocità è sempre stata la grande e pericolosa passione degli italiani al volante
Autovelox segnalati, multe in calo- Meno 20 per cento dopo il divieto dei «controllori» nascosti In arrivo il tutor su tre statali: Romea, Aurelia e Domiziana Siamo diventati (finalmente) più rispettosi delle regole oppure (ancora) più furbi? La velocità è sempre stata la grande e pericolosa passione degli italiani al volante. Sei automobilisti su dieci ammettono candidamente di non rispettare i limiti, per molti di loro quei cartelli bianchi e rossi con la scritta nera sono soltanto «una scocciatura». Eppure a leggere le tabelle della polizia stradale viene fuori una sorpresa: le multe fatte con gli autovelox sono in calo. vero, il dato è parziale: nel conto non ci sono tutti gli autovelox d’Italia ma solo quelli della polizia stradale. Tuttavia la diminuzione è netta: meno venti per cento in questi primi dieci mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si arriva a sfiorare addirittura il 30 per cento in meno se mettiamo da parte le autostrade e consideriamo solo il grosso della rete che ogni giorno fa muovere il Paese e cioè statali, provinciali e comunali. Che cosa è successo? Alla fine di agosto le regole per l’uso degli autovelox sono state riscritte dal ministero dell’Interno. Alcuni Comuni avevano trasformato uno strumento utile per garantire la sicurezza di tutti in una formidabile slot machine capace di tenere a galla i bilanci più disastrati. Autovelox nascosti dietro le curve e subito dopo un cartello che tagliava da 50 a 30 il limite di velocità, macchinette nascoste tra le vigne (è successo davvero a Roncofreddo, in Romagna). Fino al caso limite del Casertano, dove sono indagati in 200 fra sindaci, assessori, vigili e imprenditori con l’accusa di aver truccato le macchinette in modo da multare pure quei poveretti che i limiti li rispettavano. a questi trucchi che il ministero dell’Interno ha voluto dire basta. Da settembre tutti gli autovelox devono essere segnalati in modo adeguato. Non solo ci deve essere un cartello almeno 400 metri prima. Ma lì, proprio di fianco alla macchina fotografica, ci deve essere sempre una pattuglia ben visibile. In autostrada, dove la presenza della volante sulla corsia d’emergenza potrebbe essere pericolosa, è invece necessario colorare in modo visibile il casotto che protegge la telecamera e piazzarci sopra un cartello con la scritta polizia. Gli agguati, insomma, non sono più possibili. E se nelle grandi città i vigili urbani si sono tutti adeguati più o meno velocemente è dai piccoli centri che arriva qualche mugugno. In molti paesi le pattuglie dei vigili urbani sono due o tre e, se una deve essere dedicata al controllo dell’autovelox, chi fa tutto il resto del lavoro? Molti piccoli centri stanno pensando di consorziarsi fra loro e non c’è altra strada visto che la circolare vieta di appaltare il servizio a privati come accadeva in passato. In ogni caso, a leggere i dati della polizia stradale, la diminuzione delle multe non è da attribuire a queste nuove regole. Da quando è stata emanata la circolare, infatti, il calo si è fatto meno marcato. Prendendo in considerazione solo settembre ed ottobre non siamo più ad un meno 20 per cento ma ad un meno sei per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E addirittura in autostrada gli autovelox hanno colpito più di prima, facendo registrare un più 4 per cento. «La sensazione – spiegano alla polizia stradale – è che gli italiani abbiano imparato la lezione e progressivamente si stiano abituando a rispettare le regole. un dato incoraggiante ». Il grosso degli autovelox, però, è in mano ai vigili urbani che da soli coprono il 70 per cento delle sanzioni. Loro non hanno una banca dati unica che permetta di misurare l’effetto delle nuove regole. Bisogna affidarsi alle stime e a chi ha studiato a fondo la questione: «Dopo la circolare Maroni – dice Mauro Cordova, presidente del sindacato di categoria Arvu – abbiamo registrato un calo delle multe su base nazionale tra il 20 ed il 25 per cento». Questo vuol dire che adesso gli autovelox sono inefficaci? «No – risponde Cordova – la circolare è sacrosanta. Ma certo, è possibile che davanti ad autovelox segnalati in modo così visibile ci sia chi frena al momento del controllo per poi accelerare di nuovo scampato il pericolo». Un Paese in stop and go? Un varco lasciato ai furbi perché, per resistere a ricorsi e controricorsi, il sistema deve essere formalmente inattaccabile? «Il rischio – dice Giordano Biserni, presidente dell’Associazione amici della polizia stradale – è che ad essere pizzicati dagli autovelox siano soltanto i filosofi, gli innamorati e quelli che al volante leggono il giornale. Perché tutti gli altri i cartelli non possono non vederli». Su un punto però sono tutti d’accordo. La circolare stabilisce che gli autovelox non possono essere piazzati più dove si vuole, con la tentazione di metterli lì dove magari non ci sono tanti incidenti ma il limite è stato sapientemente abbassato. No, gli autovelox dovranno vigiliare sulle strade dove, dati storici alla mano, ci sono più morti e più feriti. Un modo per riportarli alla loro originaria funzione di controllo per la sicurezza e non di macchina succhia soldi. «E questa – commenta Biserni – è una regola sacrosanta perché negli anni gli abusi ci sono stati e non si può far finta di niente». Resta la domanda iniziale: siamo diventati davvero più rispettosi dei limiti o solo più abili a frenare quando serve a salvare il portafoglio? Negli ultimi anni si sono moltiplicate le macchinette in grado di avvertire con un bip quando si avvicina un punto di controllo. L’ultimo arrivato si chiama Coyote e costa 200 euro, come un piccolo navigatore. Forse non è un caso che gli autovelox sembrano destinati ad essere superati dai tutor, più difficili da ingannare perché non misurano la velocità in un punto ma quella media. Nei giorni scorsi lo stesso capo della polizia stradale, Roberto Sgalla, ascoltato dalla commissione Trasporti del Senato, ha parlato di un futuro basato sui cosiddetti controlli da remoto: telecamere capaci non solo di tenere sotto osservazione la velocità media ma anche di accertare altre infrazioni, come i sorpassi nei tratti con striscia continua. Entro giugno l’Anas comincerà la sperimentazione del tutor su tre strade statali tra le più pericolose dell’intera rete nazionale: la Romea, l’Aurelia e la Domiziana. E con il tutor non c’è stop and go che tenga: inutile frenare davanti alla telecamera per poi accelerare di nuovo. Si è sempre sotto controllo. Non resta che rassegnarsi e rispettare quella «scocciatura» del limite di velocità.