Danilo Taino, Corriere della sera 3/11/2009, 3 novembre 2009
Dal salto di Konrad al volo in mongolfiera: le fughe per la libertà- Tentarono in migliaia, qualcuno ci riuscì BERLINO – Studiavano il meteo: maree, venti e piogge
Dal salto di Konrad al volo in mongolfiera: le fughe per la libertà- Tentarono in migliaia, qualcuno ci riuscì BERLINO – Studiavano il meteo: maree, venti e piogge. Erano minuziosi come solo i tedeschi sanno essere. Studiavano i punti deboli del Muro, per giorni e settimane. Cercavano le falle nei controlli di frontiera della città divisa in due dall’ ideologia e dalle mitragliatrici. Migliaia di persone, almeno diecimila ma più probabilmente trentamila, cercarono la fuga dalla prigione a cielo aperto che si chiamava Ddr, Germania orientale comunista, tra il 13 agosto 1961, quando il Muro sorse, e il 9 novembre 1989, quando crollò su se stesso. Il primo a saltare quello che in quei giorni era solo un filo spinato fu Konrad Schumann, un soldato dell’esercito dell’Est di 19 anni. Quel giorno, 15 agosto, 48 ore dopo l’annuncio della costruzione del Muro da parte del capo della Ddr Walter Ulbricht, Schumann era di guardia a un cantiere, di quelli che per oltre 150 chilometri stavano sostituendo il filo spinato con una più concreta e politicamente significativa barriera di cemento. Alcune foto fissano la scena: la giovane guardia passeggia, si guarda attorno, sembra dubbioso, volge lo sguardo a Ovest e salta il basso reticolato. Il suo volo sarà per sempre il simbolo della voglia di libertà dei berlinesi dell’Est. Che da quel momento ci proveranno in gran numero a fare il salto ma con sempre maggiori ostacoli. Nel tentativo, i morti furono 231 nella città di Berlino, 275 sul confine non cittadino tra Germania Est e Germania Ovest, 134 nel Mar Baltico: per lo più, fermati dai cecchini. Il primo, Günter Liftin, 24 anni, ucciso il 24 agosto mentre nuotava verso Occidente nella Sprea. Il più famoso, Peter Fletcher, 18 anni, che un anno dopo cercò di saltare il Muro, fu colpito dalle guardie e lasciato agonizzare per 50 minuti prima che i Vopos, la polizia del popolo, lo raggiungessero, troppo tardi. Molti altri, però, ce la fecero. La voglia di lasciare quel cimitero degli spiriti che era la Ddr, spinse Doris e Peter Strelzyk, con i due figli e una famiglia di amici, a costruire una mongolfiera. Il 16 settembre 1979 decollarono e dopo un atterraggio difficile scoprirono d’essere in Alta Franconia. Felicità: ce l’avevano fatta. Il giovane Thomas Krüger era invece parte di un’associazione sportiva militare della Ddr e ne approfittò per salire su uno Zlin 42M, un aereo leggero, che portò fino alla base della Raf britannica a Gatow, non lontano da Berlino. I pezzi dell’aereo furono restituiti al regime comunista con scritte tipo «Vi avremmo voluti qui» e «Tornate presto». Molti ci provarono via mare o via Sprea, tanto che le autorità dell’Est a un certo punto vietarono la vendita di materiale subacqueo. Altri, per esempio Ralph Kabisch, al tempo di 22 anni, e tre amici scavarono un tunnel sotto la fortificazione: da lì uscirono più di venti persone. E molti altri tunnel furono scavati. Moltissimi cercarono di attraversare con l’ingegno dai posti di blocco. Un austriaco, per esempio, trovò un’auto decapottabile che passava sotto la sbarra di Checkpoint Charlie: nascose moglie e suocera nella sportiva e, al momento buono, abbassò la testa e fu in Occidente. Alla sbarra orizzontale furono aggiunte sbarre verticali. Le guardie di frontiera erano molto attente, perlustravano quasi tutte le auto. Non però le Isetta, la piccolissima della Bmw ritenuta troppo minuscola per nascondere una persona: per almeno sei volte, invece, qualcuno fu alloggiato di fianco al motore e passò il confine. Una signora, evidentemente minuta, riuscì a farcela nascosta in due valigie appoggiate una vicina all’altra sul ripiano dei bagagli del treno: i Vopos non le controllarono. Altri provarono a sfondare il Muro con camion e autobus. Una voglia di scappare che dava alimento al coraggio e all’ingegno. E che non si esaurì mai, per 28 anni. Fino a quel 9 novembre di 20 anni fa, quando il regime del Muro alzò le braccia e si arrese.