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 2009  novembre 03 Martedì calendario

UNICREDIT, L’ORA DEI "PROFUMINI"


Undici proconsoli e sette ambasciatori per Alessandro Profumo. La nuova struttura del gruppo Unicredit - che sarà esaminata questa mattina dal comitato strategico di piazza Cordusio per poi passare all’esame di un consiglio all’inizio del prossimo anno e infine all’assemblea straordinaria ed essere varata a fine 2010 - prevede la fusione delle cinque banche reti nella capogruppo Unicredit e in contemporanea un «aggancio» più stretto ai territori, dividendo per l’appunto l’Italia in undici macroaree. Nella quotata Unicredit dovranno confluire la banca private che oggi ha sede a Torino, quella corporate che sta a Verona, la banca retail che è a Bologna, nonché Banca di Roma e Banco di Sicilia. Per quest’ultimo è previsto che il nome resti nelle filiali sull’Isola. Il Governatore siciliano Raffaele Lombardo, azionista di Unicredit con lo 0,5%, avrebbe anche chiesto in queste settimane, che negli anni a venire il marchio Banco di Sicilia possa tornare proprio alla Regione. Un’eventualità rispetto a cui i soci di Unicredit non sono pregiudizialmente contrari. Alla Regione dovrebbe andare anche tutto il capitale dell’Irfis - di cui oggi è socio di minoranza mentre il 76% è del Banco di Sicilia - per farne una finanziaria regionale.
Nelle undici sedi principali del nuovo Unicredit in versione XL ci saranno altrettanti «Profumini», come li hanno già soprannominati in banca, ossia manager che su base locale avranno poteri di coordinamento e ampie deleghe, come oggi l’ad sull’intera banca. Ma assieme a loro - prevede il piano di fusione il cui nome in codice è «One 4C» - agiranno anche sette «relationship manager», in pratica veri e propri ambasciatori che risponderanno direttamente a Profumo e ai suoi tre vice e che avranno il compito di rendere fluido al massimo il rapporto con i territori.
La divisione in banca retail, corporate e private, pur sparendo i singoli istituti è destinata a rimanere, nel senso che i tre settori diventeranno altrettante divisioni del grande Unicredit. Il tutto in un sforzo, si spiega, di semplificazione che avvicini di più la banca ai territori. Una presenza diffusa sarà del resto necessaria anche per venire incontro alle Fondazioni azioniste, che si preparano ad accettare la perdita dei consigli delle singole banche nelle tre città «forti» nell’azionariato di Unicredit. Il sindacato Fiba-Cisl fa sapere che l’operazione potrebbe portare a circa 7000 esuberi nel personale Unicredit tra retail e corporate, ma fonti della banca giudicano prematuro qualsiasi calcolo in questo senso.
Intanto, sul fronte di Intesa-Sanpaolo, il consigliere delegato Corrado Passera spiega che «c’è un grandissimo numero di aziende che sono a rischio di sopravvivenza, ipotizzando anche solo il 5%, si tratterebbe di 250 mila». Intervenendo a Como alla firma di un accordo con la Confindustria lariana e la sua banca, Passera spiega che mentre non è il credito a mancare - visto che «ci sono 61 miliardi di linee di credito deliberate e non utilizzate dalle imprese» - «crescono in modo rilevante i rapporti bancari con contributo negativo. Non siamo lontani da un 1% di perdite sul portafoglio crediti, cioè 4 miliardi». Passera conferma anche che «abbiamo deciso di partecipare» al Fondo per le piccole e medie imprese con la partecipazione della Cassa depositi e prestiti che sarà oggetto di un primo incontro mercoledì prossimo».
Sempre a Como il presidente del consiglio di gestione della banca Enrico Salza afferma, confermando di avere una linea opposta a quella della Compagnia di San Paolo che vorrebbe un nuovo direttore generale, che quelle sul cambio di direttore «sono voci non fondate».