
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Proiettando i dati del secondo trimestre 2009 viene fuori che il Pil di quest’anno sarà più basso del 6% rispetto al Pil dell’anno scorso. Pil significa “Prodotto Interno Lordo”. il numero che rappresenta tutto quello che facciamo sotto il profilo economico, prodotti, acquisti e – un po’ assurdamente – anche rapine in banca. Tutta questa attività, quindi, risulterà ridotta del 6% alla fine di quest’anno, in base ai calcoli dell’Istat diffusi ieri. Una seconda notizia, coerente con la prima: la produzione industriale (cioè quello che esce dalle nostre fabbriche) è risultata più bassa a giugno del 19,7% rispetto al giugno del 2008, -1,2% rispetto a maggio del 2009. Una terza notizia: stanno ancora abbarbicati a venti metri d’altezza, in cima a un carro-ponte di via Rubattino a Milano, i quattro operai della Innse e il sindacalista della Cgil che, insieme ai loro compagni, si oppongono allo smantellamento dell’azienda. Esiste una manifestazione d’interesse all’acquisto, formalizzata con lettere al proprietario del terreno e a Comune, Provincia e Regione da parte della Gadda srl. Il prefetto ha finora giudicato troppo generico questo interessamento e non ha ancora disposto la sospensione dello smantellamento dei macchinari Innse. Ieri la polizia ha spintonato gli operai e i sindacalisti che erano andati in corso Monforte a chieder ragione delle incertezze del prefetto. Con queste tre notizie celebriamo, idealmente, i due anni dall’inizio della crisi.
• Sì? Non è cominciata lo scorso ottobre?
No, è cominciata nell’agosto del 2007. Possiamo discutere se il 6 (un lunedì, primo crollo di Borsa), il 7 o l’8. L’8 può andar bene: Paribas ammette pubblicamente che tre suoi hedge fund hanno un buco di 2,2 miliardi e ne blocca i riscatti. La Bce immette sul mercato 100 miliardi di euro. Le banche, partendo dal buco di Paribas, cominciano a diffidare una dell’altra. Il mercato si blocca. Per mercato intendo in questo caso: quel flusso regolare di denaro che passa da una parte all’altra per permettere a qualche goccia di pioverci addosso e trasformarsi in un mutuo per la casa o in una cessione del quinto. Una quantità enorme di soldi di cui, fino allo scoppio della crisi, non avevamo la minima idea.
• Che cos’è questo denaro che passa da una banca all’altra?
Le banche hanno sempre le casse vuote. Se lei va a chiedere un prestito, le banche corrono a loro volta a farsi prestare il denaro dal sistema. Il sistema, fino a due anni fa, non aveva problemi perché non dubitava che la banca, a sua volta, avrebbe restituito. Dopo Paribas – e dopo Northern Rock e Bearn Sterns e American Home Mortgage e soprattutto Lehman Brothers, per non parlare delle altre centinaia di istituti finiti a gambe all’aria in tutto il mondo – il sistema ha cominciato a dubitare fortemente: nessuna banca è più così disposta a prestare denaro a un’altra banca e per il modo col quale è costruito il nostro mondo occidentale questo ha significato la paralisi e può significare morte finanziaria e un impoverimento generale spaventoso. Già negli Stati Uniti, a oggi, è stato polverizzato un quarto della ricchezza delle famiglie.
• Ma che cosa, in definitiva, ha provocato questa Apocalisse?
Le banche americane concedevano mutui alle famiglie nella presunzione che il valore delle case sarebbe salito senza sosta. In effetti il valore delle case americane, negli ultimi 30 anni, era salito senza sosta. Poiché negli Stati Uniti il tasso d’interesse, per contrastare l’effetto-panico innescato dall’11 settembre, era stato portato vicino allo zero e dunque c’era facilità, intanto per le banche stesse, di indebitarsi, gli istituti presero a proporre mutui a famiglie assolutamente a rischio. A un certo punto, il prezzo delle case precipitò, le famiglie cominciarono a non pagare le rate, il sistema venne giù. La crisi di fiducia tra banca e banca agì da moltiplicatore.
• I politici non avrebbero potuto regalare le case a queste famiglie indebitate, far saltare qualche banca e farla finita?
Non fu scelta questa strada, intanto perché la crisi dei subprime (come vennero chiamati questi mutui a rischio) scoperchiò la pentola di un indebitamento delle stesse banche spaventoso. Si venne a sapere che per ogni mille euro che noi andiamo a depositare, le banche ne fanno circolare – sotto forma di debito – quarantamila. Imparammo parole astruse, come – “hedge fund” o “cdo” («ci sono cdo composti da cdo che hanno investito in cdo», come sta scritto in un libro), il cui significato vero è: speculazione + debito.
• Lei che prevede?
Non siamo usciti. I titoli tossici stanno sempre lì. Incombe un’inflazione immane, provocata dalle migliaia di miliardi che le Banche centrali hanno immesso nel sistema per salvare le banche responsabili di questo disastro. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/8/2009]
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