Federico Rampini, la Repubblica 8/8/2009, 8 agosto 2009
Il successo di Starbucks è uno dei misteri che accolgono il turista italiano in America. Com´è possibile conquistare milioni di clienti imponendo loro un´attesa di quindici minuti per un banalissimo espresso, quel caffè che qualsiasi barista italiano ti serve al volo in pochi secondi? E ancora: come possono macinare profitti dei bar che consentono ai clienti di sedersi ai tavolini per ore, consultando il computer portatile, per una consumazione di pochi dollari? Enigma tanto più sconcertante, se si pensa che molti Starbucks si trovano in zone centrali delle città americane, da New York a San Francisco, dove gli affitti dei locali non sono regalati
Il successo di Starbucks è uno dei misteri che accolgono il turista italiano in America. Com´è possibile conquistare milioni di clienti imponendo loro un´attesa di quindici minuti per un banalissimo espresso, quel caffè che qualsiasi barista italiano ti serve al volo in pochi secondi? E ancora: come possono macinare profitti dei bar che consentono ai clienti di sedersi ai tavolini per ore, consultando il computer portatile, per una consumazione di pochi dollari? Enigma tanto più sconcertante, se si pensa che molti Starbucks si trovano in zone centrali delle città americane, da New York a San Francisco, dove gli affitti dei locali non sono regalati. Ma adesso le incongruità vengono al pettine. Alle prese con difficoltà di bilancio, la Starbucks lancia una campagna per ridurre i tempi di lavorazione. Adotta i metodi giapponesi del "just-in-time", il "toyotismo", applicati all´espresso: la nuova direttiva del management impone di tagliare i tempi morti, ridurre le attese. In quanto ai laptop wi-fi, scatterà la proibizione di usarli al bar, e la guerra ai clienti che occupano i preziosi tavolini troppo a lungo. Le leggi dell´economia non sono poi così misteriose, e prima o poi si prendono la loro rivincita. Chissà, forse un giorno sarà possibile avere un espresso da Starbucks nel tempo in cui Michael Phelps fa dieci vasche. Federico Rampini