Federico Rampini, la Repubblica 08/08/2009, 8 agosto 2009
LA FLEBO PUBBLICA HA FUNZIONATO. ORA SERVE UNA CURA ALTERNATIVA
«Mentre ci stiamo avvicinando alla fine della recessione - dichiara Obama - dobbiamo chiederci che cosa verrà dopo». Si riduce il ritmo dei licenziamenti in America, il tasso di disoccupazione accenna a scendere, gli indici di Borsa salgono ai massimi del 2009, con rialzi del 50% da marzo. Un coro di economisti dà ragione al presidente: la recessione potrebbe essere addirittura già finita, forse il Pil americano è uscito dal tunnel della de-crescita già a giugno. Dopo essere stati all´origine della crisi mondiale, gli Stati Uniti sembrano raccogliere i frutti di una politica economica iperattiva e decisionista. Quei 787 miliardi di dollari di spesa pubblica mobilitati all´inizio dell´anno per sostenere la ripresa, non sono stati inutili. I cinque punti di divario con i dati del Pil italiano (meno 6% il nostro, contro meno 1% per gli Usa) registrano la reazione diversa delle autorità di politica economica tra le sponde dell´Atlantico.
Anche la situazione americana però ha delle fragilità nascoste. Per quanto il dato di ieri sull´occupazione sia piaciuto alle Borse, perché le aziende licenziano meno di prima, si tratta pur sempre di un´altra emorragia di posti. Dall´inizio della recessione sono già 7 milioni gli americani che hanno perso il lavoro. Aggiungendoli a coloro che erano già disoccupati si arriva a 15 milioni.
La lieve flessione dell´indice di disoccupazione nasconde una triste realtà: il fenomeno dei disoccupati "scoraggiati", che a lungo andare smettono di cercare un impiego, e spariscono dalle statistiche. In realtà il numero di adulti che hanno un´attività è sceso al 59,4%. La condizione sociale in America resta pesantissima, aggravata da una rete di protezione insufficiente. Il diritto all´indennità di disoccupazione scade dopo sei mesi o al massimo un anno. In una fase in cui cresce il numero dei disoccupati di lunga durata, solo il 36% riceve qualche forma di aiuto. Anche per chi viene assistito il livello delle indennità è spesso irrisorio: 320 dollari a settimana in uno Stato come il Missouri. Il quadro veritiero è una sofferenza sociale quale l´America non conosceva dal 1948.
Il fatto che la robusta manovra di spesa pubblica targata Obama abbia indubbiamente frenato la velocità di de-crescita, apre un interrogativo nuovo. Se l´America è stata salvata dal peggio grazie a una "flebo" di quelle dimensioni, che accadrà quando il medico sarà costretto a staccare i tubi che alimentano il paziente? Al di fuori dello Stato, non si vede al momento un motore di ricambio, indispensabile per rilanciare la futura crescita. La domanda dei privati - famiglie e imprese - resta debolissima in America come in Europa. In Giappone addirittura gli esperti della banca centrale prevedono deflazione fino al 2011: e vanno ascoltati vista l´esperienza che hanno, perché la lunga depressione di Tokyo negli anni Novanta fu la prova generale del crac globale del 2008. Solo la Cina sembra salvarsi, ma anche sul suo miracolo si addensano i dubbi. La crescita della Repubblica Popolare è alimentata dal "denaro facile" che le banche di Stato hanno erogato seguendo le direttive politiche; quel credito abbondante ha alimentato speculazioni in Borsa e nel mercato immobiliare, con il rischio che lo scoppio di una "bolla cinese" sia il prossimo incidente in agguato.
Ancora non si intravede all´orizzonte un nuovo traino a cui agganciare la crescita mondiale. E´ il ruolo che svolsero negli ultimi due decenni i consumatori americani, generosi acquirenti di made in China e made in Germany: senza la loro fame di importazioni, anche gli europei sarebbero stati più poveri. Ma adesso gli ex spendaccioni si sono ravveduti: continuano a tagliare gli acquisti, risparmiano molto di più. Hanno ragione, la prudenza è d´obbligo. Entro il 2011 metà di tutte le famiglie americane saranno "sotto la linea di galleggiamento": i loro debiti sui mutui avranno superato il valore delle loro case.
E´ miope festeggiare la riduzione dei licenziamenti senza fare due conti sul futuro dell´occupazione. I mercati sono euforici perché a luglio le imprese hanno licenziato "solo" 247.000 dipendenti? Ma per sistemare la nuova forza lavoro che si presenta sul mercato è necessario che le imprese smettano di licenziare e ricomincino a reclutare almeno 125.000 persone al mese. E quand´anche l´economia americana dovesse ritrovare la crescita poderosa del 2007, quando creava ben 400.000 posti al mese, ci vorrebbero due anni solo per riassorbire i 7 milioni che sono rimasti disoccupati durante la recessione. Questa è la realtà che pesa sulla fiducia e sul comportamento dei consumatori. Anche se la fase più acuta della crisi in America sembra superata, quella che verrà sarà una convalescenza lunga, penosa, delu-dente.