Roberto Pellegrino, il Riformista 08/08/2009, 8 agosto 2009
A VALENCIA SI INVESTE SUGLI AGRUMETI. DALLA SPAGNA LA BENZINA TAROCCA
Arancia meccanica. O meglio dire, chimica, anzi più petrolchimica. Anche se questa volta c’entra l’automeccanica. Perché già da qualche tempo nella Spagna all’avanguardia e anche molto "verde" di José Luis Rodriguez Zapatero qualcuno ha pensato bene di versare nel serbatoio della sua utilitaria una spremuta, non di antichi carbonfossili, ma ottenuta dalla lavorazione di un frutto che nella penisola iberica non scarseggia mai: l’arancia, per l’appunto. Così, mentre noi cugini italici strabuzziamo gli occhi davanti alle cifre del distributore, con la super verde sempre in impennata manco fosse Valentino Rossi, gli spagnoli il carburante se lo fanno direttamente in casa, alla faccia dei petrolieri taglieggiatori, degli sceicchi padroni dell’oro nero, e degli inutili garanti dei prezzi. Proprio così, non è fantascienza, non parliamo dell’automobile ad acqua o ad aria compressa, ma delle nostre attuali vetture che possono essere alimentate da uno speciale bioetanolo ricavato dagli scarti industriali di bucce e polpa d’arancia. Non è quindi un "tarocco" l’idea, ma una benzina "tarocca" derivata dalla famosa qualità di arance.
È questa la nuova via, la fase finale di una ricerca che vede la Spagna protagonista assoluta e che potrebbe sostituire, almeno in parte, la dipendenza dal petrolio. Parliamo di carburante a basso costo ed ecologico, proveniente da migliaia di ettari di agrumeti che ogni anno producono anche un’eccedenza che, invece, di finire al macero potrebbe finire direttamente nei nostri serbatoi. Un’idea che non sarà soltanto una manna per milioni di automobilisti, ma anche si potrebbe ridare spinta e occupazione al settore agricolo, risolvendo gli sprechi.
E se ancora non credete nei miracoli della chimica, leggete qui. A Valencia, la Comunità autonoma spagnola leader nella produzione di arance con quattro milioni di tonnellate all’anno, il Governo nel 2010 avrà prodotto quasi 200 mila litri di bioetanolo. La ricetta non è valenciana, ma viene dal ricercatore americano Karen Gorhmann, che dopo un decennio di studi all’Università della Florida, ha messo a punto un impianto di raffinazione di bioetanolo distillato dalla buccia e dalla polpa delle arance. Un brevetto di cui il Governo valenciano si è fatto entusiastico promotore. «Ogni anno abbiamo un’eccedenza di arance di diverse centinaia di tonnellate che possiamo benissimo trasformare in bioetanolo per automobili», spiega al Riformista Esteban González Pons, dal 2007 al 2008 Consigliere di Governo per il Territorio e il Medio Ambiente e ora Vicesegretario Generale per la Comunicazione del Partido Popular. «Ci sono stati accordi e studi con la casa automobilistica Ford che si è dimostrata interessata al nostro progetto che stiamo sviluppando a Valencia dove coesistono tutti i fattori necessari: produzione di arance e innovazione tecnologica». Un’iniziativa che è piaciuta tantissimo ad Al Gore, passato recentemente da Madrid e che, come spiega González Pons «Le encantó la idea».
La Comunidad Valenciana ha destinato alla coltivazione di agrumi 190 mila ettari di terreno e dispone sul suo territorio di cinque fabbriche di succo d’arancia che producono ogni anno 240 mila tonnellate di scarti, tra bucce e polpa. Inoltre, entro il 2010 la costruzione di un nuovo impianto di succo d’arancia a Sagunto, porterà la produzione totale dei residui a 500 mila tonnellate. Attualmente gli scarti della lavorazione delle arance sono destinati all’alimentazione degli animali, ma seguendo la tecnologia di Gorhmann, il Governo valenciano è convinto di poter generare da una quantità simile di residui non meno di 37 milioni e mezzo di litri di bioetanolo che equivalgono al 16% del totale prodotto in Spagna. E 37 milioni di litri "spremuta" di arancia potrebbero far circolare 550 mila automobili, tante quante ce ne sono in una città come Barcellona, e senza dover apportare modifiche ai motori. In pratica, a Valencia sono pronti a produrre tra i 75 e gli 80 litri di bioetanolo ecologico per ogni tonnellata di buccia e polpa d’arancia.
E a sentire le ottimistiche cifre elencate dal Governo valenciano, a valutare i giovamenti per l’ambiente, come non pensare ad estendere il progetto ad altre zone del Mediterraneo che producono agrumi, come la nostra Sicilia, dove non bisogna trascurare le sue potenzialità di sviluppo. Anche a quelle latitudini la benzina "tarocca" sarebbe alquanto gradita.