Ed Crooks, Il Sole-24 Ore 8/8/2009;, 8 agosto 2009
L’ULTIMO SUCCESSO: L’INTESA SU SOUTH STREAM
Vladimir Putin l’altro ieri era in Turchia, per una missione che richiedeva abilità un po’ più raffinate di quelle necessarie per scendere un torrente su un gommone o accendere un fuoco. Appena tornato dalla sua fotogenica minipausa siberiana, il primo ministro russo è andato ad Ankara per convincere i suoi ospiti a sottoscrivere il South Stream, il nuovo progetto di gasdotto sotto al Mar Nero che collegherà la Russia ai paesi dell’Unione europea.
Il progetto necessita dell’assenso di Ankara perché il percorso previsto passa per le sue acque territoriali, ma non rientra fra gli interessi strategici della Turchia.
Il successo di Putin - che non è stato a costo zero- è un perfetto esempio della Realpolitik degli oleodotti.
Solo il mese scorso l’Unione europea esultava per la sospirata adesione della Turchia al progetto Nabucco, un oleodotto da 3.300 chilometri che porterà il gas in Europa dall’Asia centrale passando per la Turchia, un progetto da molti considerato in concorrenza con il South Stream.
L’accordo di ieri tra Putin e Recep Tayyip Erdogan, il primo ministro turco, può sembrare uno sberleffo a quei festeggiamenti. In realtà, è semplicemente la conferma che quando sono in gioco interessi vitali non ci sono amici, ma solo soci.
Alla base del progetto South Stream c’è sostanzialmente l’ambizione russa di scavalcare l’Ucraina, che attualmente è il Paese di transito per l’80 per cento delle esportazioni di gas russo verso la Ue. Come è diventato evidente a gennaio, nell’ultima fiammata della lunga disputa con Kiev sui prezzi del gas, la Russia non ha modo di tagliare il gas all’Ucraina senza tagliarlo anche a gran parte dei suoi clienti europei.
Una volta che il South Stream e il suo gasdotto fratello (il Nord Stream, che dovrebbe passare sotto al Baltico) saranno in funzione non sarà più così. L’Ucraina verrà isolata e probabilmente cesserà di essere un problema all’ordine del giorno dell’agenda politica europea, com’è oggi.
Il South Stream però scavalca anche la Turchia, che è un cliente regolare del gas russo attraverso il gasdotto Blue Stream e ha ragione di temere che una parte di quel gas possa venire dirottato verso la Ue.
Per comprarsi il sostegno di Ankara, la Russia dovrà contribuire a una lunga lista di progetti che la Turchia giudica importanti, tra cui un oleodotto che collegherà Samsun, nel Nord del Paese, a Ceyhan, nel Sud, e una o più centrali nucleari, realizzando un vecchio sogno di Ankara. Sembra che Erdogan sia riuscito a strappare un buon prezzo per il suo assenso al South Stream: un segno di quanto sono importanti questi gasdotti.
I gasdotti sono l’equivalente odierno delle vie delle spezie nel medioevo: estese rotte di collegamento internazionali che portano in Europa, da terre strane e lontane, i prodotti essenziali per la vita civilizzata. Le rotte commerciali terrestri delle spezie dall’Asia centrale all’Europa furono interrotte dall’avvento dell’Impero Ottomano, nel XV secolo, provocando una crisi in Occidente, proprio com’è successo 550 anni dopo con le forniture di gas dalla Russia. Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli nel 1453, potrebbe essere dipinto come il Vladimir Putin dell’epoca.
Quell’interruzione di importazioni vitali ispirò i grandi viaggi di scoperta degli europei nel XV e XVI secolo, e allo stesso modo la disputa fra Mosca e Kiev ha rappresentato uno stimolo all’innovazione,incoraggiando gli Stati europei a sviluppare fonti energetiche come il nucleare e l’eolico,e dando nuovo impulso alla ricerca di rotte alternative per l’importazione del gas, tra cui il trasporto via mare di gas naturale liquefatto, super-raffreddato in modo da poter essere trasportato a bordo di navi cisterna, e il progetto del Nabucco.
In una delle strane ironie della storia, ora è la Turchia ad essere al centro delle speranze di portare il gas nella Ue. La Turchia, quasi del tutto priva di riserve di petrolio o gas naturale, si ritrova in una posizione strategica inaspettatamente forte, tra la Ue e molti dei paesi più ricchi di risorse energetiche del pianeta. Circondata dall’Iraq, dall’Iran, dagli Stati del Caspio, dalla Russia e - più lontano dall’Egitto, la Turchia è in una posizione straordinariamente favorevole per il controllo dei flussi di gas verso l’Europa.
La posizione della Turchia e di altri paesi della regione può essere vista come la prova dell’inquietante diffusione dell’influenza russa, ma è difficile prendersela con queste nazioni solo perché vogliono tenersi aperte tutte le opzioni. Se l’Europa vuole veramente sfuggire alle grinfie russe dovrà disintossicarsi dalla sua gasdipendenza, ma la strada è ancora lunga.
(Traduzione di Gaia Seller)