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 2009  agosto 08 Sabato calendario

I CORVI? INTELLIGENTI. ESOPO LO SAPEVA GIA’


Molto ci stupisce che Esopo già sapesse, duemila anni fa, della formidabile intelligenza delle cornacchie, oggi conferma­ta da uno studio dell’Università di Cambridge: come nella favo­la di Esopo, quattro corvi neri sono stati messi davanti a un bicchiere dal collo lungo. Vici­no al bicchiere, delle pietre, che gli uccelli hanno usato per innal­zare il livello dell’acqua e bere.

Ora, per sapere qualcosa del­l’intelligenza degli animali, non ci resta che leggere i testi che di­vulgano l’etologia cognitiva, op­pure guardare certi splendidi documentari naturalistici. Noi uomini moderni, infatti, ci me­ravigliamo semplicemente per­ché abbiamo smesso di osserva­re la natura. Esistono attualmen­te degli specialisti, appunto gli etologi cognitivi, che coi meto­di della scienza più moderna e raffinata ci testificano quanto già più o meno sapevano gli uo­mini di duemila anni fa (Esopo appunto) ma anche i nostri an­tenati contadini. Sì, perché scommetto che, se uno di questi moderni studiosi dell’intelligenza animale si fos­se rivolto a mio nonno contadi­no, o al vostro, dottamente spie­gandogli che le cornacchie sono furbe, i nostri nonni gli avrebbe­ro risposto: complimenti, bella scoperta!

Insomma, noi esseri umani non abbiamo ancora accettato che, al mondo, esiste una plura­lità di intelligenze straordina­rie, e non solo tra i nostri paren­ti più stretti, cioè le grandi scim­mie, ma anche tra gli uccelli e perfino tra certi invertebrati, co­me nel caso delle api e dei pol­pi. Inoltre, presuntuosamente considerandoci, in fatto di intel­ligenza, come i campioni assolu­ti (non per niente ci siamo auto­proclamati Homo sapiens), for­tissima è la nostra tendenza a sottovalutare le tante intelligen­ze non umane.

Mi piace molto l’approccio pragmatico al concetto di intelli­genza proprio degli studiosi di quella artificiale. Per questi scienziati un comportamento è intelligente se produce soluzio­ni adattative. Utili cioè per stare al mondo. Ebbene, se que­st’idea venisse accettata, dubite­rei assai che noi esseri umani ancora sapremmo mantenere il titolo di campioni mondiali del­l’intelligenza.