Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 08/08/2009, 8 agosto 2009
In poche ore, qualche giorno fa, il conduttore televisivo Massimiliano Ossini ha messo insieme diverse valide ragioni per non tornare a Porto Cervo con la famiglia la prossima estate
In poche ore, qualche giorno fa, il conduttore televisivo Massimiliano Ossini ha messo insieme diverse valide ragioni per non tornare a Porto Cervo con la famiglia la prossima estate. Primo, i 5 euro spesi per un bicchiere d’acqua in un caffè. Secondo, i 250 euro sborsati a cena per due portate di sushi. Terzo elemento, e non meno grave dei precedenti: il divieto di entrare al Coast Music Bar con i suoi figli di quattro e cinque anni per un aperitivo. «La politica del locale non ammette bambini», è stata la spiegazione ufficiale dei gestori. Nell’ultima settimana abbiamo appreso che ci sono luoghi (non luoghi) pubblici in cui le mamme non possono allattare e altri in cui un padre non può entrare con i propri figli. Sarebbe interessante sapere che cos’altro prevede la politica di quel locale. Ma alcune domande, intanto, si possono fare: con i cani come la mettiamo? E con i tucani e le scimmiette? E con i cellulari squillanti, trillanti, salmodianti e vibranti? E con i possessori di cellulari squillanti, trillanti, salmodianti e vibranti che parlano parlano parlano rumorosamente senza preoccuparsi del vicino di tavolo? Insomma, in un Paese in cui le strade delle città sono piene di cacche e le spiagge di cicche di sigarette, di vetri e di lattine, in un Paese in cui galleggiano in mare plastiche, fazzoletti e persino assorbenti (è un recente incontro ravvicinato del sottoscritto). In un Paese in cui si può (anche se non si potrebbe) lasciare la macchina accesa in doppia o tripla fila per andare a comperare un pacchetto di sigarette. In un Paese in cui – per farla breve – l’educazione e il senso civico non sono tra i maggiori pregi dei suoi cittadini, è normale che ci siano luoghi (non luoghi) pubblici che considerano la presenza dei bambini più fastidiosa delle più fastidiose musiche assordanti o degli avventori urlanti al loro cellulare (e griffatissimi, ovvio: lo sono persino i paracarri a Porto Cervo). Gente che in genere, probabilmente, troverebbe sconveniente pagare un euro per un caffè. Figurarsi andare a bersi l’aperitivo con un semplice bambino. Fosse almeno un tucano o uno scimmietta...