
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri, al congresso di An, c’è stato il discorso di Fini…
• Guardi, io ho capito questo: che Fini, nel centrodestra, è l’avversario di Berlusconi.
Può darsi, può darsi. Fini è così deciso a distinguersi da Berlusconi che ieri ha negato persino la storia dello sdoganamento: «Nessuno ci ha fatto regali, nessuno ci ha sdoganati. stata la forza delle nostre idee». Tra le non poche cose che Berlusconi ha fatto finta di non capire, pare che questa sia quella che gli ha dato più fastidio.
• Di che si tratta?
Lo ha ricordato lo stesso Berlusconi, nel messaggio inviato ai congressisti e che è stato letto dal palco dal coordinatore di Forza Italia Denis Verdini: «Quando nel novembre del ’93 dichiarai che se avessi votato a Roma nel ballottaggio fra Fini e Rutelli avrei certamente dato il mio voto a Gianfranco, subii attacchi inauditi a conferma che ancora 16 anni fa permaneva un ingiusto e intollerabile pregiudizio nei confronti della destra». Si trattava delle elezioni per il sindaco di Roma, vinte poi da Rutelli (ma nelle quali Fini raccolse moltissimi consensi). I giornali di allora scrissero appunto che Berlusconi, considerato fino a quel momento di area socialista (nel novembre del 1993 non era ancora sceso in campo), aveva "sdoganato" Fini. In pratica, con quel discorso Berlusconi aveva messo un’ipoteca sulla storia futura del Msi-Dn, che nel 1995 prese il nome di Alleanza Nazionale attrezzandosi definitivamente per diventare partito di governo. Questo imprimatur iniziale, adesso, dà fastidio a Fini. Che nel suo discorso di ieri ha negato ogni sdoganamento e incalzato politicamente sia Berlusconi che la Lega.
• Che cos’altro ha detto?
I punti chiave sono due. «Il presidenzialismo non può essere un Parlamento messo in un angolo, al quale si chiede di non disturbare il manovratore». un’allusione, non troppo leggera, al proliferare dei decreti legge, con i quali Berlusconi governa fin dal primo giorno e sul cui uso ha persino teorizzato: decide il presidente del Consiglio quando e come usarli e il Capo dello Stato non può metterci becco. Come ricorderà, questo modo di pensare portò allo scontro col Quirinale al momento del caso Englaro, quando Berlusconi emise un decreto per costringere i medici a nutrire Eluana e Napolitano si rifiutò di firmarlo. Gli echi di quello scontro sono ancora ben vivi e Fini ha confermato ieri di stare dalla parte di Napolitano: il Parlamento non può essere esautorato dalla mania di decretare. Questa posizione è stata integrata dallo slogan: «Sì a un partito unitario, ma no al pensiero unico». Anche qui: il solo portatore di pensiero unico, da quelle parti, è Berlusconi. E Fini si propone di contraddirlo, come peraltro ha già fatto.
• E l’attacco alla Lega?
Aspetti. Prima c’è stata un’altra presa di distanza, relativa ai rapporti con la Santa Sede. Proprio l’altro giorno Berlusconi aveva espresso il suo appoggio al Papa e alla Chiesa. Fini ha messo i puntini sulle i: «La laicità è un valore del Partito popolare (al quale aderisce in Europa il Pdl, ndr), che ha smesso da tempo di essere un partito democristiano. Questo non significa negare il magistero della Chiesa o ignorare la dimensione della religione, ma collocare la religione nella sfera personale e privata e non in quella pubblica». un discorso di sinistra e infatti Piero Sansonetti, l’ex direttore di Liberazione (il quotidiano di Rifondazione), ha scritto sul Riformista un articolo pieno di stupore la cui conclusione era: in questo momento il politico con cui mi trovo più d’accordo è Fini! Bisogna però stare attenti: in tutte queste affermazioni del capo di An c’è una forte componente tattica. E cioè: Fini non può farsi schiacciare o annullare dal Cavaliere, ha bisogno di distinguersi. Anche per questo, ogni volta che può, infila un qualche cuneo tra Berlusconi e la Lega.
• Il cuneo di ieri?
«La nostra società, tra dieci anni, sarà multietnica e multireligiosa. Il Pdl dovrà andare oltre la logica, pur giusta, di chi vuole più ordine e sicurezza e chiede l’espulsione del clandestino. Una società multirazziale porrà problemi tutti nuovi sul piano dei diritti. Ed è evidente che se noi parliamo del primato della persona umana, non puoi discriminare qualcuno perché è immigrato, anche se è clandestino». Un discorso talmente a sinistra che la platea della Fiera di Roma l’ha accolto in silenzio. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/3/2009]
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