vanity, 23 marzo 2009
Alleanza Nazionale scompare
• Il fatto della settimana è la scomparsa di Alleanza Nazionale, il partito che un tempo si chiamava Msi (Movimento Sociale Italiano), poi Msi-Destra Nazionale, quindi, a Fiuggi nel 1995, Alleanza Nazionale. A Fiuggi si mise una pietra sul passato post-fascista e ci si impegnò a costruire, su quella pietra, l’edificio della cosiddetta ”destra moderna”. Il percorso si è chiuso sabato e domenica scorsi nel padiglione della Fiera di Roma: prima un discorso del reggente La Russa (sabato), poi, domenica, un’orazione del vero capo, Gianfranco Fini, oggi presidente della Camera, che tra le lacrime ha messo in guardia dal culto della personalità e ha esaltato la laicità dello Stato e del Parlamento. Tutte allusioni a Berlusconi: gli uomini della disciolta Alleanza Nazionale – Fini compreso – confluiranno infatti sabato e domenica prossimi nel Popolo della Libertà, non più per far cartello elettorale, come nelle elezioni dell’anno scorso, ma per dar vita a un partito nuovo, che ha al momento circa il 40% dei consensi e si propone quindi come la vera forza di governo del Paese, non solo per il presente ma anche per il futuro. Le frecciatine a Berlusconi confermano che Fini ha adesso il problema di ritagliarsi uno spazio di autonomia e di visibilità propri, non solo per obiettivi di carriera personale, ma anche in vista del momento in cui Berlusconi, per una ragione o per l’altra, dovrà passare la mano. Allora gli uomini della vecchia An, se avranno saputo conservare un minimo di identità, potranno candidarsi seriamente alla guida del partito: hanno più storia politica dei forzisti, sono più radicati sul territorio e vengono dalla dura esperienza della discriminazione a destra, i lunghi anni dell’esilio sanzionato dalle forze del cosiddetto arco costituzionale, che resero inutilizzabile per quarant’anni la loro presenza in Parlamento. In memoria di quei tempi eroici ci sono stati, anche nelle assise di sabato e domenica scorsi, mugugni, dissensi e distinguo. Ma di scarse conseguenze: la platea dei delegati, non troppo commossa, sembrava non veder l’ora di correre sotto le ali di Berlusconi, capo unico e indiscutibile della nuova formazione. [Giorgio Dell’Arti]