Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 23 Lunedì calendario

Il piano di stimolo all’economia varato dal governo cinese rischia di portare a un eccesso di produzione nelle industria dell’acciaio e in quella petrolchimica

Il piano di stimolo all’economia varato dal governo cinese rischia di portare a un eccesso di produzione nelle industria dell’acciaio e in quella petrolchimica. La chiusura di qualche azienda cinese potrebbe aiutare a ridurre le tensioni sul commercio internazionale, dato che gli Usa e l’Europa hanno già introdotto dei dazi su molti prodotti in arrivo da Bejing. Ma Bejing insiste nel volere evitare il più possibile i fallimenti, incentivando una iperproduzione che nel lungo periodo danneggerà pesantemente la sua economia, spiegano dall’Unione delle camere di commercio europeo in Cina. La Cina è il maggiore produttore d’acciaio del pianeta è il terzo produttore di automobili. In entrambi i settori la produzione eccede la domanda: a marzo il 30% della produzione di alluminio del paese è bloccata, così come il 20% di quella di cemento e il 70% dei semiconduttori. I 585 miliardi di dollari (3mila miliardi di yen) investiti dal governo servono proprio ad alzare la domanda attraverso grossi lavori pubblici. L’eccesso di produzione cinese è già a livelli di guardia: a fine 2008 la Cina era in grado di produrre 660 milioni di tonnellate di acciaio, ma non poteva venderne che 500 milioni, le industrie del paese possono realizzare 12 milioni di auto all’anno ma hanno un mercato da poco più che 9 milioni di veicoli.