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 2009  marzo 23 Lunedì calendario

MERCEDES, MAGGIORANZA AGLI ARABI


Il primo passo l’aveva compiuto già il Kuwait a metà degli Anni 70, acquisendo il 7,6% di Daimler. E ieri l’ha seguito il fondo sovrano di Abu Dhabi, Aabar. Che rilevando per 1,95 miliardi di euro il 9,1% del capitale del produttore di Mercedes, è diventato l’azionista di maggioranza. Un altro esempio che dimostra la nuova tendenza in atto: dopo aver puntato molto sulla finanza, i petrodollari tornano a penetrare nel cuore dell’industria europea. E ora arrivano a controllare, in Germania, oltre il 16% del secondo gruppo tedesco dopo Siemens. Anche perché la crisi finanziaria abbatte il valore dei grandi gruppi e li costringe ad alzare le difese contro azionisti indesiderati.
Infatti, da tempo il mercato speculava sulla possibilità di un passo analogo, inteso a rafforzare le difese da scalate ostili. E la conferma è arrivata ieri da Stoccarda, dove il consiglio di sorveglianza di Daimler ha autorizzato un aumento di capitale del 10%, di cui il 9,1% sarà acquistato, appunto, dal fondo sovrano Aabar. Il prezzo per azione è stato fissato a 20,27 euro (contro un valore di 21,34 euro alla chiusura della Borsa valori venerdì scorso), per un totale di 1,95 miliardi di euro. Una cifra ancora molto contenuta, per l’entrata nel secondo gruppo tedesco. Che il capo di Aabar Khadem Al Qubaisi vede come «un’icona» e un simbolo della potenza industriale tedesca, con la quale l’Emirato del Golfo si ripromette anche una collaborazione tecnologica.
D’altra parte, il comunicato emesso ieri non lascia spazio a dubbi sul motivo della decisione presa ieri a Stoccarda. «Siamo molto contenti – hanno sostenuto i controllori di Daimler – di accogliere con Aabar un nuovo grande azionista che sostiene la nostra strategia in grado di accompagnare progetti strategici comuni », come i veicoli elettrici. Da tempo, infatti, i produttori del marchio di lusso stanno valutando sbocchi strategici per impedire offerte di acquisto da parte di investitori indesiderati. Perché con la Borsa in difficoltà il titolo del gruppo guidato da Dieter Zetsche nel corso dell’ultimo anno aveva perso il 60% del valore, mentre la capitalizzazione di mercato era scesa ormai a solo 20 miliardi di euro. E poi, negli ultimi mesi, il titolo era stato trascinato al ribasso dal crollo della domanda di auto di lusso. Che aveva costretto Daimler a introdurre una settimana lavorativa corta per decine di migliaia di lavoratori.
Un marchio di lusso per il quale gli investitori non mancano. Mentre a Ruesselsheim l’Opel, trascinata al ribasso dalla gestione della matrigna General Motors, sta lottando per la sopravvivenza. E la Cancelliera Merkel fa capire che «noi nella Opel non entriamo».