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 2009  marzo 23 Lunedì calendario

DOMANI ALLA CAMERA SI’ O NO ALLA NOMENKLATURA


Domani la Camera voterà la legge delega sul federalismo fiscale. Il testo tornerà, quindi, a Palazzo Madama per la conferma definitiva. una legge destinata a mutare profondamente regole, strutture, ordinamenti politici, amministrativi e fiscali del nostro Paese. singolare ma non sorprendente che l´opinione pubblica sia stata a mala pena sfiorata dall´argomento. Anche i mass-media hanno avvertito questa sordità e l´hanno facilitata con il loro disinteresse. Il fatto che non si sia verificata una contrapposizione frontale destra-sinistra ma una convergenza parlamentare su molti punti controversi (una quarantina di emendamenti dell´opposizione sono stati accolti dalla maggioranza, orientata con accortezza dal ministro Calderoli della Lega) ha paradossalmente contribuito a far apparire insipido un problema di rilevantissima importanza. L´organizzazione dello Stato, sia essa centralista, federalista, regionalista o confederale è tema che sembra ormai non coinvolgere una moltitudine di gente ormai sorda ad interessi ed esigenze che esulino dalla cerchia dell´individuo, della famiglia, della corporazione, dell´ambito locale o del gruppo di appartenenza. Un qualche sussulto di interesse è stato suscitato solo dalla decisione di Di Pietro di voler votare a favore e, per contro, dalla dichiarata ostilità dell´Udc e dalla denuncia di Casini sui temuti costi di una operazione di cui l´entità finanziaria si delinea minacciosa quanto priva di schemi previsionali certi.
In questa sede, peraltro, non mi è possibile fare discorsi generali e vorrei soffermarmi su un punto ancora in bilico che sarà deciso dal voto in aula in questi due giorni. Chiarisco al lettore che la legge fissa le linee orientative del federalismo, attribuendo al governo la delega per emettere i decreti legislativi e definire i regolamenti attuativi nei vari settori. Una di queste deleghe riguarda i cosiddetti «poteri sostitutivi» e, cioè, quei poteri che lo Stato si riserva di esercitare direttamente qualora la Regione o l´ente locale preposto non si dimostri capace o rifiuti di applicare i principi decisi dal Parlamento. Il punto restato in bilico, che tocca un tema più volte sollevato su questa rubrica, è definito in un emendamento all´art. 18-bis presentato dall´on. Marco Causi, a cui ha aderito tutto il gruppo Pd.
Lo riporto integralmente: «I decreti legislativi - di cui all´art.2 - effettuano una ricognizione delle norme esistenti riguardanti le relazioni nelle regioni, comuni, province e città metropolitane fra organi di indirizzo politico e organi a carattere gestionale, interni o esterni all´ente stesso, e propongono eventuali modifiche legislative, da sottoporre al Parlamento, per introdurre o rafforzare criteri di merito professionale e procedure di selezione di tipo pubblico e, ove possibile, concorsuale, per l´assegnazione degli incarichi direttivi». Si tratta di un emendamento che, se approvato, porrebbe le basi legislative per annullare le nomine lottizzate, premessa per allentare la presa dei partiti su quel vastissimo universo pubblico e parapubblico che va dalle Asl alle infinite Società ed Aziende per l´ambiente, gli aeroporti, le fiere, lo sviluppo territoriale e quant´altro la fantasia creativa del mondo politico locale sia riuscita ad inventare per piazzare la nomenklatura.
L´introduzione del federalismo potrebbe essere l´occasione per avviare un indispensabile disboscamento e soprattutto non per dare spazio a portaborse senza arte ma non senza parte, e aprire una strada ai più capaci e preparati.
 davvero preoccupante e indicativo che su questo punto la maggioranza recalcitri con la scusa di non voler mettere troppa carne al fuoco e il governo, sempre assetato di deleghe, in questo caso voglia rifiutarne una. Sarebbe una bella sorpresa se Di Pietro condizionasse il suo Sì a questo emendamento.