dagospia 23/3/2009, 23 marzo 2009
1 - Se Lapo piange LA FIAT, Marpionne non ride DAVANTI ALLE GIRAVOLTE CHRYSLER Ai piani alti della Fiat sostengono che Sergio Marpionne non abbia pianto quando ieri sera Lapo Elkann è stato intervistato nel programma di Fabio Fazio
1 - Se Lapo piange LA FIAT, Marpionne non ride DAVANTI ALLE GIRAVOLTE CHRYSLER Ai piani alti della Fiat sostengono che Sergio Marpionne non abbia pianto quando ieri sera Lapo Elkann è stato intervistato nel programma di Fabio Fazio. Il messaggio del giovinotto, al quale è stato concesso di fare un bello spot sui suoi sgambettamenti imprenditoriali, era pieno di nostalgia per la casa madre torinese ("La Fiat era come una moglie") dove prima del famoso incidente gli era concesso di saltellare sul tavolo per esibirsi nel ballo del marketing, una danza che non affascina i capoazienda più seri. E nemmeno deve essere piaciuta a Marpionne quella frase sul "merito degli operai", unici artefici delle automobili come se l’amministratore delegato contasse meno del due di briscola. Elkann Lapo - Copyright Pizzi Questi ragionamenti sono ragazzate di poco conto rispetto alle preoccupazioni che il manager italo-canadese ha in questo momento per l’esito della partnership con Chrysler. Le ansie più forti arrivano da Detroit dove il suo amico Bob Nardelli, numero 1 della casa americana, negli ultimi giorni ha preso a farneticare tra gravissime contraddizioni. Prima ha inviato un’email ai dipendenti dicendo: "ce la potremmo fare anche da soli", poi ha rilasciato un’intervista al "New York Times" in cui si leggeva testualmente: "non ho fiducia che potremmo evitare la bancarotta", e come se non bastasse, dal quartier generale di Bob Nardelli è partita la conferma (poi smentita) che Fiat dovrà accollarsi il 35% dei debiti verso il Governo americano. Nessuno finora ha capito di quali debiti si parli, cioè se si tratti dei debiti accumulati da Chrysler fino ad oggi, oppure di quelli derivanti pro quota che Chrysler e Fiat insieme dovranno sostenere a fronte degli aiuti dell’Amministrazione di Obama. In questa confusione Marpionne aspetta l’Assemblea dei soci convocata per venerdì prossimo al Lingotto dove spera di dare un annuncio clamoroso e di mettere chiarezza nel balletto delle voci che girano tra Detroit e Torino. Per il momento ha dovuto archiviare con disappunto l’alleanza con la cinese Chery che sembrava il preludio di un matrimonio clamoroso e qualche giornale (come "MilanoFinanza") comincia a scrivere che l’uomo dal pullover sgualcito stia rimpiangendo la sua Svizzera e la poltrona offerta un anno fa al vertice della banca Ubs. Se Lapo piange, Marpionne non ride.