Federico Rampini, la Repubblica 23/3/2009, 23 marzo 2009
LA RIVOLTA MONDIALE DEI BANCHIERI "NON SIAMO GLI UNTORI DELLA CRISI"
"Banchieri di tutto il mondo, uniamoci per spezzare le nostre catene". L´appello di Karl Marx al proletariato sembra riecheggiare nella rivolta globale dei top manager per "l´iniqua" tassa del 90% votata dal Congresso americano contro i super-bonus. Lungi dal rassegnarsi a restituire le gratifiche milionarie, l´establishment capitalistico lancia una sorprendente controffensiva. Imperversa una guerra ideologica dai contorni inediti: da una parte c´è la classe dirigente bancaria, che sembra aver perso ogni contatto con l´opinione pubblica; dall´altra le si oppone un neopopulismo che trova la sua vera constituency non in frange radicali bensì nel ceto medio. Nel mezzo c´è l´Amministrazione Obama, in una situazione difficile: deve soddisfare l´indignazione dei cittadini, ma non può permettersi uno "sciopero dei banchieri" in una fase in cui il salvataggio del credito è ancora a metà del guado. Il segretario al Tesoro Tim Geithner deve convincere il Congresso a finanziare un nuovo piano di aiuti alle banche per alleggerirle dai titoli tossici, e la rissa sui bonus rende il suo compito ancora più arduo.
I grandi giornali della finanza, come il Wall Street Journal e il Financial Times, sono le casse di risonanza della rivolta dei banchieri. Sono bombardati di messaggi firmati da top manager non solo americani; si uniscono i loro colleghi dall´Europa e dall´Asia. Le star dell´alta finanza non usano mezzi termini. Denunciano di esser vittime di una "caccia alle streghe di stampo maccartista", di un "esproprio socialista". Un alto banchiere Usa definisce la tassazione del 90% "anti-americana", evidentemente ignorando che il 90% era l´aliquota marginale su tutti gli alti redditi ai tempi del presidente repubblicano ultraconservatore Dwight Eisenhower. Un altro, da Francoforte, denuncia che la tassazione "ci riporta indietro all´età della pietra". Un top manager di Wall Street ne trae previsioni apocalittiche: «Ci sono ormai solo tre settori in cui l´America ha una leadership globale: la finanza, i media e l´information technology. Questa tassa ammazza uno di questi settori».
Dietro le proteste affiora un ricatto: se passa "l´esproprio" delle super-gratifiche, i banchieri potrebbero abbandonare la nave che affonda, sabotando i salvataggi che il dipartimento del Tesoro sta varando. Lo lascia capire Vikram Pandit, chief executive di Citigroup: «Tutto il lavoro che abbiamo fatto fin qui per stabilizzare il sistema finanziario e rimettere in moto l´economia può essere vanificato se perdiamo i nostri manager più bravi a causa di questa tassa». A molti osservatori questa minaccia sembra un bluff, perché in questa fase è improbabile che i banchieri possano trovare subito dei nuovi datori di lavoro disposti a fargli ponti d´oro.
La rivolta mondiale dei banchieri segnala la frattura profonda che si è creata fra questa Super-Classe e le opinioni pubbliche. La rete televisiva Mnsbc - portavoce di Wall Street - accusa il Congresso di avere calpestato la certezza del diritto, togliendo ai banchieri delle spettanze contrattuali. Dimentica che i metalmeccanici americani hanno dovuto subire dall´oggi al domani un taglio ai salari, all´assistenza sanitaria e alle pensioni, senza neppure avere la certezza che General Motors e Chrysler siano salvate. Le banche invece hanno già incassato centinaia di miliardi di dollari di aiuti. La compagnia assicurativa Aig da sola ne ha ricevuto quasi 200 miliardi, ed è per l´80% di proprietà dello Stato.
Christopher Caldwell, opinionista del Weekly Standard che è l´organo dei neoconservatori, ammette che l´establishment capitalistico non ha capito quel che sta accadendo in America. «La furia degli elettori è stata definita populista. Ma il populismo di solito ha per protagonista una classe che si sente oppressa o socialmente subordinata. Invece nel ceto medioalto è virulenta l´indignazione contro i 165 milioni di supergratifiche ai manager dell´Aig che hanno rovinato la loro azienda e hanno contribuito alla rovina della finanza americana. Quei bonus sono stati percepiti come un affronto ai valori della media borghesia. La rabbia dei cittadini che fin qui sembrava legata alla recessione, si sta trasformando in una opposizione a un intero sistema». Il bilancio per Obama non è rassicurante. "Salvare l´economia da oggi è ancora più difficile", è il verdetto del Wall Street Journal. Il segretario al Tesoro Geithner sta per varare un nuovo piano di acquisto dei titoli tossici, che implica una collaborazione fra Tesoro, banca centrale, e soggetti privati quali gli hedge fund. Lo "sciopero dei banchieri" potrebbe privarlo di un partner essenziale.