Giornali vari, 23 marzo 2009
Anno VI - Duecentosessantatreesima settimanaDal 16 al 23 marzo 2009Alleanza nazionale Il fatto della settimana è la scomparsa di Alleanza Nazionale, il partito che un tempo si chiamava Msi (Movimento Sociale Italiano), poi Msi-Destra Nazionale, quindi, a Fiuggi nel 1995, Alleanza Nazionale
Anno VI - Duecentosessantatreesima settimana
Dal 16 al 23 marzo 2009
Alleanza nazionale Il fatto della settimana è la scomparsa di Alleanza Nazionale, il partito che un tempo si chiamava Msi (Movimento Sociale Italiano), poi Msi-Destra Nazionale, quindi, a Fiuggi nel 1995, Alleanza Nazionale. A Fiuggi si mise una pietra sul passato post-fascista e ci si impegnò a costruire, su quella pietra, l’edificio della cosiddetta ”destra moderna”. Il percorso si è chiuso sabato e domenica scorsi nel padiglione della Fiera di Roma: prima un discorso del reggente La Russa (sabato), poi, domenica, un’orazione del vero capo, Gianfranco Fini, oggi presidente della Camera, che tra le lacrime ha messo in guardia dal culto della personalità e ha esaltato la laicità dello Stato e del Parlamento. Tutte allusioni a Berlusconi: gli uomini della disciolta Alleanza Nazionale – Fini compreso – confluiranno infatti sabato e domenica prossimi nel Popolo della Libertà, non più per far cartello elettorale, come nelle elezioni dell’anno scorso, ma per dar vita a un partito nuovo, che ha al momento circa il 40% dei consensi e si propone quindi come la vera forza di governo del Paese, non solo per il presente ma anche per il futuro. Le frecciatine a Berlusconi confermano che Fini ha adesso il problema di ritagliarsi uno spazio di autonomia e di visibilità propri, non solo per obiettivi di carriera personale, ma anche in vista del momento in cui Berlusconi, per una ragione o per l’altra, dovrà passare la mano. Allora gli uomini della vecchia An, se avranno saputo conservare un minimo di identità, potranno candidarsi seriamente alla guida del partito: hanno più storia politica dei forzisti, sono più radicati sul territorio e vengono dalla dura esperienza della discriminazione a destra, i lunghi anni dell’esilio sanzionato dalle forze del cosiddetto arco costituzionale, che resero inutilizzabile per quarant’anni la loro presenza in Parlamento. In memoria di quei tempi eroici ci sono stati, anche nelle assise di sabato e domenica scorsi, mugugni, dissensi e distinguo. Ma di scarse conseguenze: la platea dei delegati, non troppo commossa, sembrava non veder l’ora di correre sotto le ali di Berlusconi, capo unico e indiscutibile della nuova formazione.
Cani Domenica 15 marzo, nei pressi di Ragusa, una ventina di cani ha assalito il bambino Giuseppe Brafa che se ne andava a spasso sulla sua bicicletta verde lungo il litorale che corre tra Marina di Modica e Samperi, in contrada Pisciotto. Azzannato in faccia e alle cosce, trascinato per una decina di metri dalle bestie furibonde, lasciato sul terreno all’arrivo dei carabinieri, Giuseppe è poi morto mentre lo caricavano sull’elicottero, mormorando: «Ho freddo, voglio la mamma». S’è subito saputo che, nello stesso giorno, erano stati morsi dal medesimo branco un altro bambino (gravemente, ma si è salvato) e un adulto di 45 anni (ferite lievi). E che dall’agosto scorso decine e decine di volte si erano verificati episodi analoghi, tanto che la Gazzetta del Sud aveva dedicato ai randagi del posto una decina di servizi. I carabinieri hanno messo in carcere un Virgilio Giglio di 62 anni, un quasi-barbone che teneva in un suo spiazzo malamente recintato una sessantina di cani malconci e irritati, a cui non prestava soverchie cure e che nutriva con carcasse prese al macello o con le carogne di altri cani morti dello stesso branco. Il magistrato dice che le bestie assassine di Giuseppe erano sue o, almeno, gli erano state affidate (i comuni pagano per questi servizi un tanto ad animale). Giglio dice di no. Intanto, due giorni dopo, sei di questi cani, guidati da una femmina capo-branco, erano saltati addosso a una turista tedesca di 24 anni, Marya M., che faceva footing sulla spiaggia: morsi in faccia, sulle gambe, sul seno e, infine, l’occhio destro cavato con una zampata. La poveretta, sulle prime in fin di vita, è stata ricucita e si salverà. Un po’ di cani sono stati abbattuti. Ma il sottosegretario al Welfare, Francesca Martini, s’è raccomandata di evitare mattanze e ha ricordato che i randagi vanno anestetizzati, catturati e solo dopo, eventualmente, soppressi.
Randagi I randagi in tutt’Italia sono almeno 600 mila. Di questi, 150 mila sono chiusi nei 465 canili sanitari e nei 679 rifugi. Gli altri 450 mila, a suo tempo abbandonati da padroni annoiati, si sono rinselvatichiti e vagano alla ricerca di cibo e di un branco a cui aggregarsi e in cui eventualmente riprodursi. Il fenomeno è forte soprattutto al Sud, dove in genere è tollerato o ignorato dagli umani, almeno fino a quando non si incappa in qualche tragedia.
Obama Alla vigilia del suo viaggio in Europa e prendendo a pretesto il capodanno persiano, Obama ha registrato un videomessaggio in cui invita l’Iran alla concordia: «Gli Stati Uniti vogliono che la Repubblica islamica dell’Iran prenda il suo posto nella comunità delle nazioni. E quel posto non può essere raggiunto con il terrore o con le armi, ma con genuine azioni di pace». Guardinghe, o addirittura fredde, le reazioni di Teheran.
Papa Il Papa è in viaggio in Africa, e a Yaoundé, capitale del Camerun, sua prima tappa, ha pronunciato un discorso contro il preservativo: il preservativo non solo non serve nella lotta all’Aids, ma favorisce la diffusione del contagio. A queste parole c’è stata una sollevazione mondiale: i governi francese e tedesco, l’Unione europea, il Fondo monetario internazionale hanno tacciato il Pontefice di irresponsabilità, dato che il 67% dei malati di Aids vive nell’Africa subsahariana e sembra ovvio che il sesso protetto garantisca dalla malattia. Ma il Pontefice e i suoi studiosi rispondono che questa è solo apparenza: la percentuale di infettati nella parte ricca del mondo (Washington o il Nord Italia) dove i preservativi girano liberamente è pari a quella dell’Uganda, il 3 per cento della popolazione sopra i dodici anni. Quindi, secondo il Papa e i cattolici, la guerra all’Aids non si vince con i preservativi, ma con i comportamenti: più castità, più fedeltà coniugale, meno promiscuità sessuale. La Chiesa sostiene che la tenacia con cui il mondo libero occidentale difende la teologia del preservativo è indotta dalle case produttrici dei profilattici, timorose di perdere affari miliardari. La Spagna ha risposto ai discorsi di Benedetto XVI, che ha chiesto di curare gratis gli africani malati, annunciando l’invio in Africa di un milione di preservativi in regalo.
Caffarella Gli stupratori della Caffarella sarebbero Alexandri Jean Ionut e Oltean Gravila, romeni. Sono stati arrestati. Il loro dna corrisponde con quello trovato sui vestiti della quattordicenne violentata.
Stalking Dal 25 febbraio, giorno in cui il decreto legge sullo stalking è entrato in vigore, polizia e carabinieri hanno arrestato circa due persone al giorno, senza apprezzabili differenze tra Nord e Sud o tra piccole e grandi città. Per ”stalking” si intende la molestia criminale, le persecuzioni ossessive – con telefonate, pedinamenti o peggio – di cui sono vittime quasi sempre le donne e autori i mariti o fidanzati abbandonati o i pretendenti respinti. Il primo a finire dentro si chiama Stefano Savasta, 50 anni, milanese: ha fatto bere alla sua ex recalcitrante un tè corretto alle interiora di topo morto. Secondo l’Istat, due italiani su dieci sono vittime di stalking, nella stragrande maggioranza dei casi donne. Il 39% dei delitti commessi tra partner o ex partner era stato preceduto da un’intensa azione di stalking, reato fino all’entrata in vigore di questo provvedimento (voluto da Mara Carfagna) impossibile da perseguire.