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 2017  giugno 29 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Paolo Gentiloni
Il Ministro dell’ Interno è Marco Minniti
Il Ministro degli Affari Esteri è Angelino Alfano
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Valeria Fedeli
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Anna Finocchiaro (senza portafoglio)
Il Ministro dello Sport è Luca Lotti (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale e Mezzogiorno è Claudio De Vincenti (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Donald Trump
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Emmanuel Macron
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Édouard Philippe
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Nuova ondata di migranti, l’Italia sta pensando di chiudere i porti alle ong straniere

Sulle coste della Libia ci sono 90.000 (novantamila) disperati pronti a imbarcarsi alla volta dell’Italia. Solo negli ultimi due giorni sono arrivati sulle nostre coste in 12 mila. La situazione è talmente grave, specialmente in prospettiva, che il ministro degli Interni, Marco Minniti, in volo per Washington dove erano in programma alcuni incontri istituzionali, ha approfittato della sosta tecnica in Islanda per ordinare il dietro-front: niente Washington, la situazione degli imbarchi in Libia e dei successivi sbarchi in Sicilia, con le solite decine di annegati, risultava talmente grave che bisognava tornare indietro.  

Che fare?
C’è un’iniziativa nuova alle viste, ed è questa: l’Italia ha comunicato alla Commissione europea che, continuando così le cose, l’Italia potrebbe decidere di chiudere i porti alle navi delle ong che soccorrono i migranti battendo bandiera non italiana. «Vadano a portare i profughi da qualche altra parte». E in effetti: l’Italia non è l’unica sponda possibile. Ci sono la Francia, la Spagna, Malta, volendo l’Irlanda o, secondo il Viminale, persino l’Olanda. Al limite, si potrebbero passare le Colonne d’Ercole e approdare in Portogallo. Sto ragionando per assurdo, ma non troppo. In effetti, se l’Italia chiudesse davvero i propri porti, le navi non italiane che imbarcano i migranti dovrebbero o desistere o inventare qualcosa.  

Una volta tanto sento il bisogno delle dichiarazioni politiche di questi e di quelli.
Cominciamo dagli italiani, e in particolare dal presidente Mattarella: «L’Italia è in prima linea nel Mediterraneo per salvare migliaia di vite umane nell’ambito di un fenomeno epocale. Ciò accade ai confini dell’Europa, senza ancora suscitare nel nostro continente nè adeguata consapevolezza nè l’emergere di sensibilità sufficientemente condivise, necessario preludio di incisive azioni comuni. Un Paese da solo non può farcela. Anche un paese grande e aperto come il nostro. Serve la collaborazione internazionale, ma alcuni Paesi dell’Europa restano insensibili». L’allusione è ai paesi dell’est Europa, inclusa l’Austria, che hanno eretto muri e fili spinati e non vogliono saperne di africani o asiatici. Il premier Gentiloni è sulla stessa linea: «Un Paese intero si sta mobilitando, si sta impegnando per governare i flussi e per contrastare i trafficanti. Non per soffiare sul fuoco ma per chiedere al alcuni paesi europei di smetterla di girare la faccia dall’altra parte perchè questo non è più sostenibile».  

Che cosa si risponde dall’Europa?
Gli ungheresi - capofila dei paesi insensibili - non hanno aperto bocca. Invece la commissione europea ci dà ragione, speriamo non per finta. Il nostro ambasciatore presso l’Unione europea (il bravo Maurizio Massari che quando stava al Cairo denunciò per primo le sevizie a cui era stato sottoposto Giulio Regeni) ha incontrato il commissario per le migrazioni Dimitri Avramopoulos e gli ha spiegato che così non si può andare avanti e reso nota l’idea di chiudere i porti. Avramopoulos ha rilasciato poi questa dichiarazione: «Se necessario siamo pronti a aumentare sostanzialmente il sostegno finanziario all’Italia. L’Italia ha ragione nel dire che la situazione sulla rotta del Mediterraneo centrale è insostenibile. Ho incontrato l’ambasciatore Massari per vedere come migliorare il sostegno al Paese. Abbiamo l’obbligo di salvare vite, ma non possiamo lasciare un pugno di Paesi ad affrontare questo. Il luogo per discuterne è la riunione informale dei ministri degli Interni Ue a Tallin, la settimana prossima». Anche la Merkel e Macron, l’altro giorno, hanno ammesso che Francia e Germania non hanno fatto abbastanza per l’Italia.  

Ma, in effetti, perché li portano tutti da noi? Perché non in Francia o in Spagna?
Le regole operative delle missioni Sophia e Triton prevedono che i migranti salvati da navi non italiane siano depositati nei nostri porti. Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Ue, ha spiegato che per modificare questo punto bisogna che i membri della Ue decidano all’unanimità. Un modo elegante per dire che la regola che ci condanna non è modificabile. È ovvio che l’Italia potrebbe forzare la mano agli altri stati membri chiudendo effettivamente i porti, cioè alzando a sua volta una specie di barriera come hanno fatto, per dire, sloveni o macedoni. Mi pare che una stretta del genere sia alle viste.  

Significa che non soccorreremo più i naufraghi in mare?
No, questo è escluso. Ancora ieri sono stati salvati 650 disperati attraverso cinque operazioni coordinate dalla sala operativa centrale della Guardia costiera di Roma. I migranti navigavano su quattro gommoni e un barchino. Altri 675 sono sbarcati a Pozzallo, portati dalla nave militare Foscari. A bordo c’era anche un neonato morto. I 12 mila migranti degli ultimi tre giorni hanno impegnato 22 navi, e molte di queste erano di organizzazioni non governative. Secondo i dati del Viminale dal 1° gennaio a ieri sono sbarcati da noi in 76.873, +13,43% rispetto all’anno scorso (a quest’ora erano 67.773). I minori non accompagnati risultano 9.761. Si prevede che entro la fine dell’anno avremo abbondantemente superato i duecentomila arrivi. Abbiamo spiegato tante volte ai nostri partner che più di duecentomila non siamo in grado di assisterne. Minni starebbe pensando a piccole tendopoli, da distribuire in tutto il Paese, due per provincia. Si continua a dare la caccia anche a edifici inutilizzati. Il governo dovrà riunire i sindaci, tra cui ci sono ancora troppe resistenze. (leggi)

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