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 2017  giugno 29 Giovedì calendario

Senza famiglia

Un’estetista di Asti cerca una collaboratrice «non in sovrappeso» disposta a lavorare per undici ore di fila, ma soprattutto non intralciata da «problemi di famiglia», pur avendo compiuto almeno trent’anni. Insomma un’orfana, una nubile, un’eremita. Una donna adulta senza bambini da crescere e anziani da seguire, né altri vincoli affettivi che minaccino di disturbarne la funzione esclusiva di macchina da lavoro. La richiesta è talmente smaccata da fare passare in secondo piano tutte le altre: i turni infiniti di lavoro e la discriminazione del peso, come se una ragazza in carne fosse meno capace di un’anoressica.
La solitudine esistenziale viene elevata, si fa per dire, a prerequisito lavorativo. Finora ci si limitava ad alludervi a mezza bocca durante il colloquio privato. Se adesso la si scrive sopra un cartello esposto al pubblico, significa che sono saltate anche le cerniere dell’imbarazzo e non ci si vergogna più di dire a una donna: se ti pago, voglio tutta la tua vita. Ci sarà pure chi su certe garanzie ci avrà speculato, trasformandole in alibi per darsi alla macchia. Però l’abuso di un diritto da parte di qualcuno non può diventare motivo per toglierlo a tutti. In passato gli annunci di lavoro si accontentavano di richiedere personale «militesente». Ora si pretende che sia esente dal vivere.