Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  giugno 29 Giovedì calendario

Tiziano Ferro: doccia di emozioni. Cronaca del concerto allo stadio Olimpico

Tiziano ce l’ha fatta, protagonista timido ma terribilmente risoluto della nostra pop music, è andato alla conquista degli stadi. E ha vinto la sua battaglia con uno show che non fa sconti all’ambizione, un Tiziano Ferro show alimentato dalla sua curiosità, nutrito da tutto ciò che c’è in giro (Beyoncè è una delle sue passioni) e dall’ormai stabile soggiorno californiano. Il mestiere della vita è questo per il ragazzo venuto da Latina e finito a Los Angeles, e lo dimostra in questo tour nato dal suo ultimo disco (Il mestiere della vita, appunto) che diventa una vetrina per se stesso, per il suo talento, per la sua abnegazione. Il colpo d’occhio è subito suggestivo, perché quel palco anomalo, che più che in orizzontale prova a protendersi verso il pubblico in senso longitudinale, si trasforma subito in un singolare acquario coi suoi tanti schermi, compreso quello mobile che fa da soffitto, che si gonfiano d’acqua. Canta e nuota Tiziano in mezzo allo stadio Olimpico («sono a casa» commenta, facendo appello al suo dna laziale) che si stringe attorno al suo palco nella prima di due serate romane (la replica è per domani). Praticamente è a metà del viaggio cominciato due settimane fa a Lignano e che, in tredici tappe, metterà insieme circa 450 mila spettatori (ieri sera a Roma ce ne erano 50 mila: «È il concerto con più presenze della mia vita» ha fatto notare da palco). 
MACCHINA PERFETTA
La macchina funziona. Quella spettacolare, fatta di invenzioni visuali, laser e marchingegni vari, ingrediente imprescindibile per chi ambisce al ruolo di superstar della musica, senza rinunciare a civetterie estetiche come l’uso di un elegante bianco e nero che nelle immagini spesso privilegiano i primi piani dello stesso Tiziano, ma anche concedendo trovate spettacolari come la doccia finale, o sfruttando un intrigante attrezzo tecnologico che permette di costruire gabbie di raggi laser, e perfino concedendo qualche massima di vita con la voce fuori campo, a cominciare dal pistolotto d’avvio. Poteva anche risparmiarselo, ma per fortuna ha aggiunto un affettuoso omaggio a Totti: «Eroe buono che ha unito la città». C’è da riconoscere che tutto il resto è proposto sempre con l’accortezza del non strafare, a cominciare dalla scelta degli abiti, molto sobri, e solo nel finalle si toglie la giacca e si libera in jeans e t-shirt. Ma anche la macchina musicale è oliata a sufficenza. Ferro dispone della solidità di un repertorio che ha costruito negli anni e che dimostra il suo estro nella scrittura, anche questa frutto di un’elaborazione da alchimista che ha messo insieme le sue tante passioni: la solidità del gusto melodico all’italiana, la fascinazione per l’r’n’b, quella per l’hip hop, finendo per dare origine a una salsa originale, insieme molto italiana ma anche dal piglio internazionale. Quando, qualche settimana fa, ha definito il suo spettacolo come una sorta di viaggio da Drake, il rapper canadese, a Tenco, ha fatto una sintesi precisa. Cosí, in questo nuovo viaggio attorno alla sua musica, concede ampio spazio al nuovo disco (ne canta praticamente la metà) e lo fa da subito presentandosi in scena con la canzone titolo e non rinunciando a offrire da solo, senza la partner Carmen Consoli, il singolo che più ha funzionato, Il conforto, e poi l’altro singolo Lento/Veloce. Ma indugia, e molto, sul passato (negli stadi non se ne può fare a meno, i raduni sono luoghi dove a dominare è la memoria). Passa in rassegna i suoi pezzi r’n’b’ come Xdono, in una veste più veloce e aggressiva rispetto all’originale, e Xverso, dove gli schermi dall’acqua passano al fuoco, le molte ballate, che sono uno dei suoi cavalli di battaglia, come Sere nere (nella foga gli è caduto il microfono lasciandolo per un istante senza voce) ma anche la splendida Mi sono innamorato di te di Luigi Tenco, in uno dei momenti migliori del concerto. Ci sono anche i brani più spensierati come Stop dimentica o Raffaella è mia, inserita in una medley electro dance (nella scaletta di medley ce ne sono tre) o la finale Lo stadio, pezzo scritto proprio in vista di questo supertour.
VOCE SUBLIME
Il terzo elemento forte del concerto è la voce di Tiziano, strumento potente capace di lavorare sulle sfumature, di accarezzare le melodie con piglio da crooner o di lanciarsi in virtuosismi di stampo black e che riesce a emergere da un impianto spettacolare che concede alla liturgia da stadio tutto l’armamentario da suoni e luci che ormai è imprescindibile per chi aspira a conquistare le moltitudini della musica, un popolo in continua crescita (i numeri di Tiziano, quelli di Vasco, quelli di Liga etc, etc) che nemmeno le corvè dei controlli, le lunghe file e i timori riescono a scoraggiare.