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 2017  giugno 29 Giovedì calendario

Infermiera killer per vendetta con il veleno del minimarket

VENAFRO (ISERNIA) Le immagini raccolte dalle telecamere interne di un minimarket di casalinghi poco distante dall’ospedale Santissimo Rosario di Venafro, raccontano, molto probabilmente, la preparazione di un delitto tutt’altro che perfetto. Si vede una donna che entra a passo spedito, va verso il reparto dei detersivi, si accovaccia per prendere una bottiglia dallo scaffale più in basso, quello dove sono sistemati i detergenti corrosivi: soda caustica, acidi, varechina, candeggina. Sceglie una bottiglia bianca. Non prende altro. Va alla cassa, ha fretta, chiede a chi le è davanti se può scavalcare la fila. Paga e se ne va.
È il 22 giugno del 2016, e la donna inquadrata dalle telecamere si chiama Anna Minchella, oggi quarantacinquenne, infermiera che in quei giorni è appena stata trasferita dal Santissimo Rosario all’ospedale Veneziale di Isernia.
Ed è al Santissimo Rosario che una manciata di minuti dopo la registrazione di quelle immagini, sarà trovato in condizioni disperate, nel letto dove è ricoverato per una ischemia cerebrale, Celestino Valentino, 77 anni, padre di una collega di Minchella, Rosa Valentino che proprio per la malattia del padre ha scansato il trasferimento (ha usufruito di quanto previsto dalla legge 104) ed è rimasta a lavorare a Venafro.
Celestino morirà pochi giorni dopo in ospedale a Isernia, dove viene immediatamente portato a causa della gravità delle sue condizioni. Però a ucciderlo non è una complicazione della patologia che lo ha colpito e lo ha paralizzato. È tutt’altro: qualcuno lo ha costretto a bere un liquido corrosivo che gli ha bruciato la bocca e la trachea e poi lo stomaco. Deve esserne caduto anche un po’ sul pigiama, che ha evidenti buchi, e su una spalla dell’uomo, provocando pure lì una forte bruciatura.
Un anno di indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Isernia e affidate ai carabinieri, e ieri la svolta: l’arresto di Anna Minchella, già indagata da alcuni mesi (più volte interrogata, si era sempre avvalsa della facoltà di non rispondere) e raggiunta all’alba da una ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice delle indagini preliminari Vera Iaselli su richiesta del procuratore di Isernia Paolo Albano.
Al magistrato serviva una prova certa per incriminare Anna Minchella, e ritiene di averla trovata dopo l’ultimo accertamento svolto dal Ris dei carabinieri di Roma: secondo la loro relazione giunta in Procura, a provocare quelle bruciature sul pigiama di Celestino Valentino sono stati alcuni schizzi di acido cloridrico, che è contenuto nel prodotto acquistato da Minchella nel minimarket. La donna avrebbe costretto l’anziano a bere quel veleno spruzzandoglielo in bocca e in gola con una grossa siringa, e gli inquirenti hanno accertato che quel giorno Anna andò a chiedere alla caposala del Santissimo Rosario proprio una siringa del genere, e nonostante quella gliel’avesse negata, se ne impossessò ugualmente.
Un’altra traccia enorme lasciata da una presunta assassina tanto feroce quanto arruffona. Che, avrebbe ucciso un uomo inerme, provocandogli tra l’altro sofferenze inimmaginabili, solo per gelosia professionale. Anzi, il procuratore parla apertamente di vendetta. Un odio verso la collega che proprio «grazie» a quel padre anziano e ammalato era riuscita a rimanere in servizio a Venafro, mentre lei era stata costretta a cambiare ambiente e ogni mattina doveva sobbarcarsi i venti chilometri necessari per raggiungere il nuovo posto di lavoro. Recentemente, poi, era riuscita a tornare a Venafro. Ma ci è rimasta poco.