Corriere della Sera, 29 giugno 2017
La casa di Silvia (amata da Leopardi) restaurata e aperta
Pare di vederlo dietro alla finestra, lasciate le «sudate carte» dove il tempo (suo) primo... ecc. ecc., spiare (si può dire del conte Giacomo?) l’amata Silvia in busto, sottogonna, matinée o merletti valenciennes. Dalla libreria del conte Monaldo l’affaccio sulle finestre dove abitava Teresa Fattorini, la Silvia del celebre canto, è perfetto. E dunque, dopo la scomparsa di cotanto amata sul «limitar di gioventù», poteva Giacomo Leopardi non immalinconirsi e non rimembrare quel tempo della sua vita mortale «quando beltà splendea / negli occhi» suoi ridenti e fuggitivi?
No, proprio no. E così oggi, 29 giugno, giorno di compleanno del poeta recanatese (1798-1837), in barba ai terremoti che hanno sconvolto la zona, sarà annunciata l’apertura della «Casa di Silvia» dopo un intervento di restauro. Omnia vincit amor : gli scossoni dell’amore battono anche le scosse telluriche. «Il restauro di uno degli edifici maggiormente legati alla poetica leopardiana e all’emotività di Giacomo, in un momento di tale fragilità per le Marche – ha commentato Olimpia Leopardi – è la nostra scommessa sul potere della cultura come motore per la ripresa del territorio. Abbiamo voluto dare un segnale di rinascita perché crediamo che la cultura non debba rimanere sotto le macerie. Lo abbiamo fatto con le nostre forze, ma anche grazie al prezioso contributo di tutti gli amici».
Ed ecco allora che, dal 16 luglio, si potrà visitare la casa dove viveva la donna per la quale (lei ignara, ovviamente) fu scritto uno dei più lirici canti alla fragilità e fugacità dell’amore, persino (probabilmente) non consumato come nel caso in esame. La casa era parte delle scuderie fatte erigere da Monaldo Leopardi nel 1796. Teresa Fattorini, la «tessitora», era lì nata il 10 ottobre 1797, figlia del cocchiere di casa, e vi morì stroncata dalla tubercolosi nel settembre 1818. Il suo nome poetico è tratto dall’ Aminta di Torquato Tasso. Leopardi compose A Silvia tra il 19 e il 20 aprile 1828 e rivide la lirica – capolavoro retorico di apostrofi, allitterazioni, chiasmi e molto altro – nel settembre dello stesso anno.
Oltre alla messa in sicurezza dello stabile e al ripristino del colore originale dei prospetti, il restauro ha permesso di recuperare ambienti che amplieranno i percorsi di visita di Casa Leopardi. Un progetto fortemente voluto dalla famiglia. «Non ci siamo fatti abbattere dalla paura del terremoto né dal conseguente calo del turismo – afferma il conte Vanni Leopardi —. Occorre andare avanti e superare al più presto questo momento di depressione per far ripartire le Marche».
Il nuovo percorso, mai aperto al pubblico prima d’ora, per due mesi sarà visitabile gratuitamente per decisione della famiglia. La «Casa di Silvia» sarà anche uno dei punti di raccolta fondi per il progetto Fai (Fondo Ambiente Italiano) di ricostruzione dell’Oratorio della Madonna del Sole, un capolavoro del XVI secolo sito a Capodacqua, frazione di Arquata del Tronto, danneggiato dal terremoto del 24 agosto.