Corriere della Sera, 29 giugno 2017
«Un licenziato per ogni reintegro». La risposta di Natuzzi alle sentenze
Per ora, il ricorso, lo hanno vinto in 3. Ma dietro di loro potrebbero accodarsi altri 173 colleghi. Troppi, per i piani di Natuzzi, l’azienda che produce divani nella Murgia barese, a Santeramo in Colle, e lo fa da 10 anni in perdita, dal «rosso» di bilancio di 62,6 milioni di euro del 2007 a quello di 6,1 milioni del 2016, per complessivi 339 milioni nel periodo di crisi più grave dal dopoguerra.
Il fondatore e patron del gruppo, Pasquale Natuzzi, nell’ottobre scorso avrebbe voluto ricollocare 215 esuberi in un una newco, la Newcomfort di Ginosa destinata alla lavorazione del poliuretano per le imbottiture. Ma solo 32 diedero l’assenso al trasferimento. Altri 176 scelsero la via del ricorso che in 3, appunto, hanno vinto (altri 7 dipendenti non hanno fatto nulla).
La Natuzzi, ovviamente, ha preso atto della sentenza del Tribunale di Bari che ha ordinato il reintegro e il pagamento di stipendi e contributi da ottobre, contestando non la procedura di licenziamento collettivo per motivi economici, bensì l’iter della procedura di mobilità applicata solo ai dipendenti in Cigs dello stabilimento di Ginosa. Ma la Natuzzi ha anche avvisato che, per ogni reintegro ordinato dai giudici verrà licenziato un altro lavoratore: «Il prossimo 3 luglio – si legge nella nota della società diffusa a seguito dell’incontro tenutosi sulla questione al ministero dello Sviluppo economico – i 3 lavoratori reintegrati verranno collocati in formazione per la riqualificazione e successivo reinserimento nel ciclo produttivo. Ma l’inserimento di ulteriori 176 lavoratori non è sostenibile, né economicamente né industrialmente. Pertanto, quando il quadro della situazione sarà definito e si conoscerà il numero esatto dei lavoratori da reintegrare, l’azienda si vedrà costretta a licenziare altrettanti lavoratori attualmente in organico, secondo i criteri di legge».
«Non stiamo sfidando i giudici – tiene a precisare Antonio Cavallera, responsabile Risorse umane del gruppo Natuzzi – anzi stiamo dando seguito all’ordinanza del Tribunale. La decisione aziendale obbedisce unicamente alla logica del buon padre di famiglia, essendo insostenibile dal punto di vista economico e industriale l’inserimento di ulteriori lavoratori nell’organico definito dal piano industriale di 1.918 persone».
L’azienda ha fatto anche sapere al viceministro dello Sviluppo economico Teresa Bellanova, presente all’incontro del ministero, che dopo aver investito un miliardo di euro dal 2001, ora «si vede costretta a sospendere i nuovi investimenti del piano industriale». «A settembre il tavolo sarà riconvocato – ha spiegato Bellanova – il governo e l’azienda non possono far altro che rispettare le decisioni della magistratura. Dico anche, però, che il problema non è come si chiama l’azienda in cui si entra, ma lavorare».