La Stampa, 29 giugno 2017
Intervista a Kerbaker: «Tempo di Libri con me farà il pienone»
Andrea Kerbaker è il nuovo direttore – unico – di Tempo di Libri, dopo l’esperienza del primo anno che aveva visto tre responsabili per diversi settori. È un grandissimo amante di tutto ciò che sta su carta, bibliofilo appassionato, scrittore, collezionista – per esempio ha riempito di volumi il suo studio a Milano, battezzandolo «Kasa dei libri», e ne ha fatto un biblioteca da 30 mila tomi aperta al pubblico. Insegna Istituzioni e Politiche culturali all’Università Cattolica ed ha alle spalle il lavoro per Telecom, anni fa, col lancio di Progetto Italia che portò manifestazioni culturali per tutto il Paese. Un manager della cultura ma anche, come ogni bibliofilo, un artigiano.
Quale delle due anime è al lavoro a Tempo di Libri?
«Il management culturale, che da un po’ di tempo mi era meno presente, è tornato fuori con prepotenza quasi sorprendente, persino per me».
Con un’idea di Fiera già in testa?
«La nostra idea di fondo, nel senso che ne ho discusso con Ricardo Franco Levi, è fare una festa, allegra, divertente, non paludata e soprattutto non noiosa. Se chiedi a un visitatore di spendere tempo e denaro, anche se poco, devi dargliene dei motivi».
Una fiera o un salone, alla fine, hanno al centro i libri e gli autori; accade in tutto il mondo, le formule sono simili dovunque.
«Questo è vero. Il libro è al centro, ma ad esso possono essere ricondotte persone che vengono da mondi diversi. Pensi alle letture dantesche di Sermonti...»
Fu un’idea sua per il Progetto Italia della Telecom, una quindicina di anni fa. Uno schema ancora valido?
«Non fu esattamente un’idea mia. Sermonti già lo stava facendo, ma con scarso seguito. Lo lanciammo, come Telecom, mettendolo in ambienti bellissimi come Santa Maria della Grazie a Milano o il Refettorio di Santa Croce a Firenze, e alle nove di sera, quando possono venire anche le mamme. Lo comunicammo in maniera divertente, e fu un grande successo».
Ogni successo è un colpo alla concorrenza. Per esempio con Torino.
«Assolutamente no. Ci saranno autori diversi e proposte diverse. Ho già parlato con Lagioia e anche con Ferrero, ci siamo fatti gli auguri a vicenda, e presto ci incontreremo».
Per progettare qualcosa insieme?
«Chi lo sa. Entrambi vogliamo due ottime manifestazioni. Al momento tra i nostri contatti c’è anche MiTo, e questo qualcosa può voler dire».
Fin qui il manager. Che cosa farà il bibliofilo?
«Intanto posso dire che ci saranno i librai antiquari, con i quali sto pensando a due anniversari che cadono nel marzo 2018: il centenario dell’arrivo di Hemingway, ferito, a Milano, e quindi della nascita di una fra le più note storie d’amore della letteratura, con l’infermiera Agnes von Kurowski; e quello della pubblicazione sulla Little Review del primo capitolo dell’Ulysses. Si possono inventare cose meravigliose intorno a Hemingway e Joyce».