
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Un bombardamento molto intenso su Tripoli e in particolare sulla Bab al-Azizya (otto attacchi in tre ore) ha rilanciato voci che circolano da sabato scorso, e cioè che Gheddafi sia rimasto ucciso nello stesso raid in cui sarebbe morto il figlio. Nessuno conferma, ma nessuno smentisce e in un suo comunicato la Nato ha dichiarato di «non avere alcuna prova» che il rais sia vivo (così il brigadiere generale Claudio Gabellini).
• Raccontiamo i bombardamenti di ieri.
Prima c’è stata una dichiarazione del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, secondo cui «la partita è finita». Poi sono partiti questi otto raid, «terrificante sequenza di esplosioni» eccetera. Glielo riferisco con una certa prudenza perché ho il dubbio che dalla Libia sia ricominciata una sorta di disinformazione, simile a quella di cui siamo stati vittime all’inizio. Intanto la Nato ha detto che non c’è stata nessuna escalation, «il nostro obiettivo è, e resta, difendere i civili». Ma soprattutto mi rendono guardingo le dichiarazioni di monsignor Martinelli, vicario apostolico a Tripoli: «Non c’è stato nessun attacco diretto sulla città. Si sentono ancora passare gli aerei, vengono sganciate bombe sulle aree circostanti, ma di bombardamenti diretti su Tripoli non ce ne sono stati». Il vescovo ha detto che trentamila libici sono scappati in Tunisia, portando il totale dei profughi a 600 mila, un decimo di tutta la popolazione di quel paese.
Chi orchestrerebbe la disinformazione?Credo gli insorti, o ambienti amici degli insorti. Sono riusciti a far dire ad al Arabiya che era in corso una rivoluzione alla periferia di Tripoli, rivoluzione vincente: la bandiera dei ribelli sventolerebbe sull’aeroporto di Mitiga. Notizia per ora smentita da tutti e di cui i giornalisti in loco non sembrano sapere niente.
• Quindi è disinformazione anche la notizia che Gheddafi sarebbe morto?
Qui però c’è il fatto singolare che il colonnello non appare in televisione da undici giorni. È troppo, e chiedersi che è successo a questo punto ha senso. Il bombardamento che potrebbe aver ucciso Gheddafi è quello di sabato 30 aprile. La mattina, il rais aveva annunciato la guerra all’Italia, come risposta alla decisione di Berlusconi di far partecipare ai raid anche i nostri. La notte c’è stato l’attacco, con delle bombe speciali che creano una fortissima pressione in orizzontale e che hanno investito in pieno la Bab al-Azizya, riducendola in macerie. La mattina ci è stato comunicato che l’incursione era costata la vita al figlio di Gheddafi, Saif el Arab, a sua moglie e a tre nipotini del colonnello, Mohammad, Hanibal e Aisha. Chi è stato ammesso nella camera da letto – per esempio lo stesso monsignor Martinelli – all’uscita però ha detto: «Il cadavere era troppo sfigurato…». I corpi erano stati avvolti in lenzuoli bianchi. Il dubbio che sotto il lenzuolo del presunto Saif non ci fosse Saif è stato espresso subito. La scomparsa dai media di Gheddafi ha fatto il resto.
• Naturalmente la morte del colonnello verrebbe tenuta nascosta perché, se risaputa, determinerebbe il crollo morale delle truppe lealiste.
Già. Nelle elucubrazioni di questi giorni ci si figura che il potere sia adesso nelle mani proprio di Saif, il quale non sarebbe morto e condurrebbe adesso la guerra in prima persona. Prima di tutto inzeppando barconi di gente disperata da far arrivare in Italia.
I ribelli si sono avvantaggiati un minimo sul terreno?L’Onu vorrebbe una tregua per verificare l’emergenza umanitaria. La Corte Penale Internazionale sta preparando un mandato di cattura contro Gheddafi, contro suo figlio Seif (che evidentemente si reputa in vita) e contro il capo dei servizi segreti libici, Abdullah al-Senoussi. L’accusa: crimini di guerra e contro l’umanità. Sì, i combattimenti continuano: le forze governative sono tenute dagli insorti a 15 chilometri da Misurata. I ribelli avanzano verso Zlitan, 200 mila abitanti. È la strada che porta a Tripoli, distante da Zlitan 150 chilometri. Quanto ai bombardamenti, la tv di stato libica sostiene che la Nato sta colpendo obiettivi civili (il palazzo dell’Alta corte, l’ufficio del procuratore generale, le sedi di alcune organizzazioni per la difesa dei diritti delle donne e dei bambini). I raid avrebbero preso di mira soprattutto depositi di armi, sparsi a una trentina di chilometri da Tripoli. Non si sa quanti siano andati distrutti, ma a detta dei rivoltosi «ogni volta in cui un velivolo colpiva, si sentivano esplosioni multiple». Raid sarebbero stati condotti inoltre sulle località di Tamina e Chantine, a est di Misurata, per alleggerire l’assedio da cui l’ultima importante roccaforte degli oppositori in Tripolitania è cinta da diverse settimane.
(leggi)