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 2011  maggio 11 Mercoledì calendario

ECCO COME VIVERE DI LIBRI

Il Salone del Libro di Torino è un’occasione sempre speciale. Per avere nella più grande libreria d’Italia un’istantanea fedele di ciò che pubblica il mercato editoriale italiano; per andare a sentire (e, perché no?, a "vedere") i propri scrittori preferiti. Ma, anche, per chi è interessato a fare dell’editoria libraria il proprio mestiere, per vedere da vicino "che faccia hanno" gli editori e per cercare di capire che cosa ci sia dietro un libro. In molti casi, infatti, prima ancora che sognare di lavorarci, in editoria, spesso non si sanno nemmeno quali siano le professionalità che possono essere richieste. A questo proposito, da qualche anno c’è una piccola e semplice "bibbia" del settore: l’ha scritta Oliviero Ponte di Pino, direttore editoriale di Garzanti, e si intitola I mestieri del libro (Tea, 2008). L’intera filiera produttiva del libro viene vagliata ed esaminata.

Proviamo ad esaminarla, avvertendo che, oggi più che mai, in casa editrice si entra se si è già professionalizzati. Meglio seguire un master post-laurea (ce ne sono diversi, come vedremo) che cercare di bussare alle porte degli editori.

Nessun libro, per quanto sia ispirato o di nome l’autore, arriva in libreria così come è stato pensato. Non esiste manoscritto pronto per la pubblicazione. Ecco perché – ed è consigliabile – un aspirante autore può rivolgersi a editor esterni. Valutano l’opera (dietro pagamento, ovviamente), danno un parere professionale qualificato e, se l’opera è ritenuta già sufficientemente adatta, cercano di proporla all’editore giusto per quell’opera. Aspetto, questo, che sconfina in un’altra professionalità che "precede" la pubblicazione di un manoscritto. È quello che fa un agente letterario (si veda la testimonianza qui a fianco di uno dei più noti in Italia, Marco Vigevani). L’agente spesso "commissiona" il libro all’autore ma soprattutto tratta con la casa editrice le condizioni contrattuali più favorevoli per l’autore stesso. Queste normalmente sono professioni "di arrivo". Bisogna, cioè, prima avere fatto un "rodaggio" in una casa editrice prima di mettersi in proprio.

Molta sensibilità è richiesta agli editor e ai redattori interni alle case editrici. (Qui a fianco la testimonianza dell’editor di Mondadori, Giulia Ichino). Che lavorano i testi, li discutono con gli autori e li accompagnano alla forma per la pubblicazione. Questa mansione ovviamente varia molto da una piccola casa editrice a una grande. Altre sezioni delle case editrici sono gli uffici diritti (regolano i contratti da e per l’estero e si preoccupano di "gestire" le proprietà intellettuali della casa editrice); la rete di vendita, attraverso la direzione commerciale, che cerca di convincere i librai di prenotare un numero sufficiente di copie per la giusta immissione del libro sul mercato. Anche qui si contrattano le condizioni commerciali con i clienti (tenendo conto anche del diritto di resa dei librai). Affine a questa funzione ecco il marketing che progetta e attua la propaganda, mentre l’ufficio stampa, tra i mestieri più visibili all’esterno, tiene i rapporti sia con i giornalisti che con gli autori.

Tutte queste professioni che una volta si apprendevano "andando a bottega" in casa editrice, da qualche anno sono insegnate in via teorica (poi messa in pratica con gli stage) nei vari master in editoria che si sono avviati in questi anni. Tra i più noti quello dell’università di Bologna (creato da Umberto Eco) e quello della Fondazione Mondadori, che quest’anno festeggia il decennale. «Quando siamo partiti – spiega Luisa Finocchi, direttore della Fondazione – avevamo la necessità di pensare a una figura nuova che, prendendo le distanze dall’immaginario collettivo che rimandava a Pavese, Calvino, Vittorini, si proponesse di realizzare "un redattore a 360 gradi", capace di dialogare non solo con l’autore, ma con tutti gli uffici della casa editrice. Occorreva quindi avere competenze economiche, giuridiche, di marketing e comunicazione sempre alla luce delle nuove tecnologie». I risultati, come si vede a fianco, sono stati ottimi, ma oggi la Fondazione rilancia.

«Oggi la rivoluzione digitale, che ha investito anche il settore editoriale, impone una riflessione sui ruoli e le competenze delle figure professionali chiamate a lavorare in casa editrice. Le case editrici sempre più cercheranno nuove figure che, confermando la centralità di una rigorosa gestione del contenuto, siano capaci di reinventare il ruolo di mediazione editoriale per non soccombere alla provocazione del selfpublishing, a cui non si può rispondere solo con una battaglia sui diritti d’autore, ma sperimentando nuove forme di scouting, di promozione dei prodotti, di rapporto con i lettori».