Varie, 11 maggio 2011
SIRIGU Salvatore
SIRIGU Salvatore Nuoro 12 gennaio 1987. Calciatore. Portiere. Del Palermo. Esordio in nazionale il 10 agosto 2010 a Londra con la Costa d’Avorio • «[...] Il posto dove è nato si chiama La Caletta, in una Sardegna vera: il mare è vicino, i “billionari” lontani. Come dice lui: Da lì è difficile andare lontano, quelli delle grandi squadre non prendono il traghetto per venire a vederti, c’è solo il Cagliari .E a undici anni, dopo un provino, dal Cagliari fu scartato. Sono cose che possono capitare . [...] voleva fare l’attaccante, ma è stato “retrocesso” per un problema di asma. L’allenatore dei "Puri e forti" risolse un doppio problema: tra i pali non voleva giocare nessuno e questo aveva le mani grosse. Non fu un’intuizione da sottovalutare. Gli misero come soprannome Walterino, per via di Zenga. Ora la leggenda vuole che ne avesse il poster in camera. Più probabile che al muro ci fosse Valentino Rossi, di cui porta sulla maglia il numero 46. Zenga arrivò dopo, quando la finestra delle opportunità si stava chiudendo. A Palermo non l’avevano mai notato. Guidolin lo aveva fatto esordire in coppa Italia a Marassi contro la Sampdoria. Emozione? Dopo, a rivedere le immagini registrate che mi hanno regalato. Un onore: io, in mezzo a grandi campioni del calibro di Bazzani . Per dire. In Europa il battesimo era stato di quelli che annegano: tre gol incassati a Istanbul, contro il Fenerbache, davanti a 55mila spettatori ululanti. Cose che uno torna a Nuoro e si gode la vita. Invece arrivò Zenga, che da allenatore ha mantenuto lo stile del portiere scriteriato. [...] Davanti a lui erano stati non soltanto Fontana e Amelia, ma anche Ujkani e Santoni. A quel punto restava Rubinho. Per intuito o per forza Zenga buttò dentro il ragazzo uscito dalla Solitudine. Che avessei numeri si capì alla seconda partita, in casa contro la Juventus. Servito all’indietro da un compagno, dribblò serenamente Amauri, pallone sul destro, finta e rientro, come fosse un’ala senz”asma. In un anno passò dall’anticamera dell’oblio alla Nazionale. Lippi lo volle al Grande Fratello, edizione del Sestriere, quando a turno eliminava qualcuno dalla comitiva per il Sudafrica. Sirigu non si amareggiò, benché avesse dovuto disdire le vacanze in Messico per partecipare. Disse, inevitabilmente: Un onore: io, in mezzo a grandi campioni . Del calibro di quelli presi a pallate dalla Slovacchia. Signorile, la fortuna decise di saldare il conto. Il titolare Buffon s’infortunò. Il vice Marchetti rimase devoto alla Vergine ma inviso a Cellino per un’intervista e finì fuori squadra. Prandelli si affidò a Sirigu. Per segnalare ch’era diventato uomo si lasciò crescere un’idea di barba. Buona la prima, toppò la seconda. Viviano gli prese il posto a Firenze. [...]» (Gabriele Romagnoli, “la Repubblica” 5/10/2010).