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 2010  dicembre 11 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Ieri a Oslo i fotografi si sono accaniti a fotografare una sedia vuota…

Come mai?
Si assegnavano i Nobel per la Pace. Ma il premiato non era presente. Si tratta dello scrittore cinese Liu Xiabo. Le autorità di Pechino lo hanno condannato a undici anni di carcere, imputandolo di essere un criminale sovversivo. L’assegnazione del Nobel per la pace li ha fatti infuriare. Liu stava in carcere e in carcere è rimasto. A Oslo hanno lasciato vuota la sedia dove avrebbe dovuto sedersi, piazzando alle sue spalle una foto del dissidente. La cerimonia è cominciata alle 13. Il presidente del Comitato Nobel, Thosbjorn Jagland, ha fatto sapere che, a causa della mancata presenza di Liu o di un suo familiare, non ci sarebbe stata la consegna formale del premio e dell’assegno da 1,5 milioni di dollari. L’attrice Liv Ullmann ha letto un messaggio della moglie Liu Xia – messa intanto agli arresti domiciliari -, poi s’è sentito un coro di voci bianche. È la terza volta che il Nobel per la Pace viene assegnato a qualcuno che sta in carcere. Prima di Liu, la birmana Aung San Suu (1991). Prima ancora, il giornalista pacifista Carl von Ossietsky. Era il 1935, Ossietzky era tenuto in cella dai nazisti e morì un anno dopo di tubercolosi. I tedeschi e i birmani si comportarono come i cinesi adesso. Ma non c’era internet.

Internet ha dato qualche soddisfazione a Liu?
Fuori dalla Cina sì. Il suo documento per il ritorno della libertà nel suo Paese, Charta08, è stato tradotto e messo su molti siti. Ma non in Cina, dove, due anni fa, restò disponibile poche ore, sufficienti tuttavia a raccogliere duemila firme. La stampa cinese ieri ha scritto che la cerimonia di Oslo è «una farsa per mettere sotto processo la Cina». Tutti quelli che avevano una qualche ragione per raggiungere la Norvegia sono stati bloccati. Se si digitano – nel web di laggiù – le parole “Liu”, “Oslo”, “sedia vuota”, appare la scritta «Contenuto proibito». Poche decine di persone hanno osato manifestare («ma più di quelle che si sono viste altre volte») sotto la sede dell’Onu di Pechino. Sono intervenute subito le camionette della polizia. Inutile riferire quello che hanno scritto i giornali cinesi, per i quali Liu è e resta un criminale. La portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Jiang Yu, ha detto: «La parzialità e le menzogne non hanno alcun appiglio per stare in piedi e una mentalità da guerra fredda è impopolare. Ci opponiamo risolutamente a qualunque Paese o a qualunque persona che si servano del Premio Nobel per interferire nei nostri affari interni, o per violare la sovranità legale e giudiziaria della Cina».

Che hanno detto gli altri Paesi?
Guardi, sono dichiarazioni prudenti, alla fine, perché della Cina hanno paura (e bisogno) tutti. Prendiamo le parole di Obama: Liu merita il premio molto più di me (ricorderà che il presidente Usa lo ha vinto l’anno scorso), il dissidente incarna valori universali, ammiriamo i grandi sforzi fatti da Pechino per far uscire i propri cittadini dalla povertà, ma «Liu ci ricorda che la dignità umana dipende anche dai progressi in democrazia, la società aperta e lo Stato di diritto. I valori di Liu sono universali, la sua lotta è pacifica, e deve essere scarcerato appena possibile». «Appena possibile»? È proprio il minimo che si poteva dire, e forse anche meno del minimo, per un regime che manda in giro il boia su un camioncino in modo da far prima con le esecuzioni capitali. D’altra parte, come abbiamo detto altre volte, l’economia americana è in mano cinese, le casse della banca centrale di Pechino sono zeppe di dollari e i cinesi – per Obama – devono soprattutto continuare a comprare i loro titoli di stato. Non si può certo mettere in pericolo il sistema per un dissidente di 55 anni.

Quindi la Cina non è isolata?
No, le prese di posizione occidentali hanno tutte un sotto testo inespresso che dice: «Facciamola finita il prima possibile». La cerimonia di Oslo è stata poi disertata da 17 paesi: Russia, Arabia Saudita, Egitto, Venezuela, Filippine, Kazakistan, Tunisia, Pakistan, Iraq, Iran, Vietnam, Afghanistan, Sudan, Cuba, Marocco, Algeria e Autorità nazionale palestinese. I serbi si sono decisi a mandare una delegazione solo all’ultimo, ma scegliendo una rappresentanza di basso profilo.

Questa reazione della Cina non è però spropositata? Che pericolo può mai esserci in uno scrittore?
Oltre tutto uno scrittore moderato. Ma la moderazione può essere più pericolosa del radicalismo, perché è più persuasiva. Gli assolutismi hanno più paura dei moderati, come Aung in Birmania o come il Dalai Lama, che non ha ottenuto nulla diminuendo le sue pretese, chiedendo per esempio solo l’autonomia e non più l’indipendenza del Tibet. Questa ragionevolezza, a Pechino, viene considerata semplicemente subdola, e dunque doppiamente eversiva. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/12/2010] (leggi)

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