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 2010  dicembre 11 Sabato calendario

AMAZON ARRIVA IN ITALIA, PER VOCE ARANCIO


In anticipo di qualche giorno rispetto alle indiscrezioni circolate, martedì 23 novembre Amazon.it ha debuttato online. Da sempre si può acquistare su Amazon.com e gli altri siti a esso collegato anche dall’Italia (il primo italiano fu un genovese, nel 1995) ma fino alla scorsa settimana non c’era un sito con l’estensione .it.

«Era il 3 agosto (1995). Vendemmo il primo libro in Italia. E da allora, attraverso i nostri portali internazionali, abbiamo spedito milioni di articoli a centinaia di migliaia di clienti italiani. Siamo quindi orgogliosi di aprire loro le porte virtuali di un’offerta completamente italiana» (Jeff Bezos, fondatore di Amazon).

Il primo cliente di Amazon.it: un cittadino di Torino che ha comprato una stampante Canon. L’acquisto, alle 00.39 della notte tra martedì e mercoledì della scorsa settimana.

Punti di forza del sito appena andato online sono lo sconto del 30% su tutti i libri (che durerà fino alla fine dell’anno) e il programma Amazon Prime, attraverso il quale si paga una quota annuale di 9,99 euro e si hanno consegne gratuite e illimitate entro 2-3 giorni (un servizio simile in Germania costa 29,90 euro). Per ordini superiori ai 19 euro la consegna sarà comunque gratuita.

Il catalogo di Amazon.it è integrato con quello europeo. Ci sono100mila libri in lingua italiana, 450 mila cd musicali, 120 mila tra dvd e blu-ray. I prodotti di seconda mano arriveranno nel 2011, anche grazie a marketplace, la possibilità per altri operatori di aprire un proprio spazio su Amazon.it per vendere nuovo o usato.
Sono ancora in corso invece le trattative per inserire mp3 e Kindle, il lettore per e-book lanciato proprio dalla Amazon. «Gli mp3 non ci sono anche perché vogliamo partire con una grande offerta sui supporti tradizionali. Dvd e cd sono molto utilizzati, esisteranno ancora per molto tempo», così Diego Piacentini, numero 2 di Amazon.

A Seattle dal febbraio 2000, con il compito di occuparsi delle attività internazionali, Piacentini ha aperto Amazon in Cina, in Giappone, in Gran Bretagna, in Francia, in Germania. «Come il fiume che gi dà il nome, Amazon raccoglie affluenti, s’allarga e corre. Questo lungo successo fa di Diego Piacentini uno dei connazionali più influenti in America [...] La Bocconi, dove ha studiato, lo ha premiato come Laureato del 2010. Ha 49 anni. Lavora sempre» (Beppe Severgnini su Sette).

Piacentini, «probabilmente l’italiano he ha fatto più carriera nel mondo della Rete» (Mauro Munafò sull’Espresso).

Altri prodotti che per ora non si possono comprate su Amazon.it: tosaerba, bistecche, bare (disponibili invece negli Usa).

Mercoledì scorso, il giorno dopo l’apertura di Amazon.it, è stata inaugurata la libreria Feltrinelli più grande d’Italia, alla Stazione centrale di Milano. Oltre 2.500 metri quadri su quattro piani: 40mila titoli, 15mila cd, 5mila dvd e 4mila videogame, 60 addetti alle vendite e nove ingressi. Alle pareti gli affreschi originali degli anni Trenta della stazione. Obiettivi: un fatturato di 15 milioni l’anno, pari a 40mila euro al giorno per 4mila scontrini, diventando quindi la Feltrinelli più fruttuosa d’Italia (al momento è quella di largo Argentina a Roma, che incassa circa 15 milioni l’anno). Feltrinelli ha investito 4 milioni di euro. Dario Giambelli, amministratore delegato di Feltrinelli: «È un investimento importante, che si inserisce però in un mercato caratterizzato da una stabilità. Nel 2010 crescerà di circa l’1%, mentre Feltrinelli si aspetta di crescere ben di più».

L’ultima apertura prima di Amazon Italia è stata quella cinese, nel 2004. Nel nostro paese è possibile acquistare otto categorie di prodotti: mai Amazon aveva debuttato in un nuovo paese con così tanta scelta. Sintomo che l’azienda crede nell’investimento, nonostante la presenza di almeno tre problemi nel nostro paese: la ancora bassa diffusione dell’e-commerce, la lenta distribuzione della banda larga, la scarsa efficacia dei sistemi di consegna. Questi problemi erano stati evidenziati dallo stesso Piacentini in un’intervista al quotidiano ItaliaOggi nel 2003. Cosa è cambiato nel frattempo? «Direi che siamo migliorati anche noi come azienda. Nei sistemi informatici che usiamo, nei rapporti con il cliente, riusciamo a operare bene con molti più paesi di prima». E ha poi aggiunto: «Il commercio elettronico in Italia è poco diffuso, ma si sta affermando: crediamo che l’ingresso di Amazon possa contribuire a farlo crescere».

Per il momento le spedizioni sono dalla Francia e dalla Germania, gli uffici in Lussemburgo. C’è quindi un team per l’Italia, ma non una sede italiana. Ancora Piacentini: «Per chi acquista è indifferente sapere dove sta la scrivania di chi opera».

I numeri di Amazon: 7,56 miliardi di dollari incassati nel terzo trimestre del 2010 (“solo” 5,44 nello stesso periodo dell’anno scorso), utile netto di 231 milioni di dollari (199 nel 2009), 20.500 dipendenti, 121 milioni di clienti nel mondo

«Puntiamo sull’Italia» e «Non il solito pacco». I due slogan con cui la compagnia ha lanciato l’arrivo in Italia di amazon.it. Le due frasi erano scritte sotto due pacchi, apparsi come poster in formato gigante a Roma e Milano, ma senza il nome dell’azienda.

Come hanno preso la notizia gli operatori del settore italiani? Giulio Perrone, piccolo editore: «Si tratta di un’opportunità per rendere visibile il catalogo, per arrivare dove non ci sono librerie, per non essere travolti dalle novità in uscita. Forse le schede dovrebbero migliorare e dovrebbe essere possibile scaricare l’incipit o un capitolo». Benedetta Centovalli, ex editor Rizzoli, direttore editoriale della Alet e adesso a Cairo Publishing: «Una finestra in più può essere soltanto un fatto positivo». Di diverso avviso le piccole librerie, che lo vedono come un problema maggiore con cui avere a che fare: «Amazon offrirà sconti impossibili: molti rischiano di chiudere» (Salvatore Spiteri di Modusvivendi di Palermo). Sulla stessa lunghezza d’onda alla Fahrenheit 451 di Roma: «Siamo una figura in via di estinzione. Per noi indipendenti, che puntiamo sulla fidelizzazione dei clienti, il vero problema sono i monopoli che accentrano produzione, distribuzione e vendita. E che possono applicare sconti selvaggi, in assenza di una legge che regoli il mercato. Noi comunque non molliamo, se non altro per principio». Romano Montroni, per 22 anni direttore delle librerie Feltrinelli, ora a quelle Coop: «Amazon vivrà parallelamente alle librerie, che con l’avanzata degli e-book saranno piattaforme di scarico. Il libraio ci guiderà nelle scelte».

Per Roberto Liscia, presidente di Netcomm (Consorzio del commercio elettronico), l’arrivo di Amazon «significa che ormai anche in Italia esistono le condizioni normative, logistiche e di mercato adeguate». Del resto l’e-commerce in Italia è in crescita, malgrado rappresenti ancora una fetta molto minoritaria del mercato. Nel 2010 si prevede un incremento del 14% delle vendite online rispetto al 2009. Otto milioni gli acquirenti online italiani, in crescita di un milione rispetto al 2009 (dati del decimo rapporto dell’Osservatorio promosso dalla School of management del Politecnico di Milano, realizzato in collaborazione con Netcomm).

Il turismo è il primo settore dell’e-commerce in Italia, contando per il 52 per cento sul totale e registrando un incremento di 443 milioni di euro, per via delle transazioni che riguardano il ticketing di treni e voli aerei e altri servizi.

L’e-commerce italiano però rappresenta solo l’1% del mercato retail, sintomo che ancora non vi è abitudine all’acquisto online (in Gran Bretagna la quota è del 10% del totale, in Germania del 7, in Francia del 5%). Anche gli acquirenti su Internet in Italia sono sensibilmente meno che in altri paesi: 8 milioni a fronte di 28, 20 e 34 milioni in Gran Bretagna, Francia e Germania.

«Amazon non ama la concorrenza, e punta a fare piazza pulita. Cercherà di acquisire libri e chiudere accordi. Può vendere tutto al 30-40 per cento in meno, anche sottocosto (e non sarebbe la prima volta). Ma bisogna stare attenti. Alla fine non c’è questo gran guadagno per chi compra. Paradossalmente, per sostenere i ribassi, l’editore può solo aumentare i prezzi e poi scontarli. Insomma, Amazon rischia di farci diventare tutti più bugiardi» (Francesco Martelli, direttore di Messaggerie Promozione).

Ibs, principale concorrente di Amazon in Italia per quanto riguarda i libri, per il 2010 stima una fatturato di 53 milioni di euro con una crescita del 18%. Altri sei milioni di ricavi per libraccio.it, il sito di libri scolastici nuovi e usati che è un’iniziativa congiunta Ibs e Libraccio (catena di librerie piuttosto forte al centro-nord e al nord).

Mauro Zerbini, fondatore e ad di Ibs: «Non temo la varietà del catalogo di Amazon. Quel che mi preoccupa sono gli sconti del 30%. Vendere libri sottocosto significa stroncare la concorrenza dato che i margini di guadagno già in partenza sono bassi. Per una multinazionale, in un mercato di dimensioni contenute come quello italiano, è un prezzo piccolo da pagare. Serve a farsi largo. Ma sulle librerie potrebbe avere effetti devastanti».

Diffusione dei libri in Italia: poco meno della metà degli italiani compra da uno a tre libri all’anno, il 15% uno al mese. Il settore vale tre miliardi di euro, le vendite di negozi sul web come Ibs o Amazon rappresentano solo il 4,5%.

«Ci sono persone che, da quando hanno scoperto lo shopping on line, vivono l’ingresso in un vero negozio come un tradimento e stanno cercando di traslocare in un condominio con il portiere, altre che hanno deciso di non uscire mai più di casa per non rischiare la mancata consegna del pacco, i più saggi danno l’indirizzo dell’ufficio e comunque tutti usano per gli ordini l’orario di lavoro. Amazon è il più famoso sito di e-commerce del mondo, e non averlo era umiliante. Già ci prendono in giro per un mucchio di cose, e nelle trasmissioni televisive intelligenti insegnano che ognuno deve impegnarsi, dare il proprio contributo al miglioramento: è evidente che bisogna cercare di essere competitivi almeno sul consumismo a domicilio» (Annalena Benini sul Foglio).