D. St., Il Sole 24 Ore 11/12/2010, 11 dicembre 2010
SLITTA IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO - «C’è
stato un franco confronto interno e al ballottaggio ho avuto la maggioranza... Sono il 34esimo presidente della Corte costituzionale e resterò in carica fino a maggio... Ho 68 anni, sono ligure, ma dal ’56 vivo a Firenze... Ho insegnato diritto costituzionale in diverse università... Sono stato impegnato politicamente con la sinistra Dc ma nell’82 ho scelto di dedicarmi solo all’attività di studio... Il Parlamento mi ha eletto giudice costituzionale nel 2002... Sono sposato, ho quattro figli e cinque nipoti... È inaccettabile e offensivo dire che la Corte abbia orientamenti precostituiti... Noi siamo liberi e fedeli solo alla Costituzione... Abbiamo deciso di rinviare a gennaio l’udienza sul legittimo impedimento ma non è un regalo al premier, lo abbiamo fatto per evitare un eccesso di sovraccarico mediatico... Sì, mi hanno eletto presidente con un solo voto di scarto... Forse qualche collega mi considera un Pierino, pensa che io parli troppo...».
Con la simpatia che lo contraddistingue, Ugo De Siervo si presenta alla stampa, subito dopo essere stato eletto presidente della Consulta. Un’elezione sofferta e per certi versi senza precedenti: l’ha spuntata al ballottaggio e solo per un voto (8 a 7) rispetto ad Alfonso Quaranta che, se eletto, avrebbe guidato la Corte fino a gennaio 2013 "facendo fuori" anche gli altri due giudici più anziani di carica, Paolo Maddalena e Alfio Finocchiaro. «Ma insomma – osserva De Siervo con lieve ironia – mi pare che adesso anche alle camere le cose possono cambiare per un solo voto...». Di certo non si sente un presidente dimezzato...
L’elezione
Il voto conferma la prassi di privilegiare il criterio dell’anzianità di servizio a quello della durata. «Il senso, a volte equivocato, è di depotenziare un ruolo egemone del presidente rispetto al collegio» spiega, seduto accanto a Maddalena, nominato vicepresidente. Ma il nome di De Siervo – scontato fino a tre giorni fa – è uscito vincente dall’urna solo dopo quattro votazioni, di cui due di ballottaggio, e poiché l’altro candidato, Quaranta, è ritenuto espressione dell’area più "conservatrice" o "governativa" della Corte, è legittimo domandarsi se la spaccatura sia stata "politica". Lui non esclude che «questo voto possa anche esprimere legittimi orientamenti culturali diversi», ma lo scontro, se così si può dire, è solo tra favorevoli e contrari alle «presidenze brevi», che hanno alcune «controindicazioni», perché «non si possono programmare molto le attività», ma anche alcuni «vantaggi», soprattutto «in un contesto politico così acuto, perché diminuiscono il rischio di scontri parapolitici». De Siervo non esclude che qualcuno non l’abbia votato per motivi personali o caratteriali né che tra i giudici possa esserci qualcuno «un po’ più di destra o un po’ più di sinistra» né che la Consulta sia impermeabile alle tensioni esterne. «Certo – osserva – se questo clima esasperato continuerà, qualche eco ci sarà anche nella Corte, che vive nelle istituzioni».
Legittimo impedimento
Il neopresidente fa sapere di aver concordato con il collegio il rinvio dell’udienza sul legittimo impedimento a gennaio, l’11 o il 25. Formalmente, la decisione sarà presa martedì, ma già è stata comunicata «in via breve» alle parti. Un altro colpo di scena, perché fino a due giorni fa l’orientamento era di incardinare la discussione il 14 pomeriggio o il 15 mattina – per evitare la coincidenza con il voto di fiducia al governo, che vede impegnati anche Niccolò Ghedini e Piero Longo, avvocati di Silvio Berlusconi nonché parlamentari – ma di far slittare il verdetto a gennaio. Pressato dalle domande, De Siervo spiega che si è deciso per il rinvio "in blocco" a gennaio sia per non distanziare la discussione orale in udienza dalla decisione in camera di consiglio sia per ragioni di «opportunità», in modo da «evitare un eccesso di carico mediatico, vista la curiosa coincidenza con il voto di fiducia, e anche per poter decidere in un clima esterno meno infuocato». Ricorda, peraltro, che per prassi ogni giudice può chiedere uno stop della decisione «per pensarci meglio», e che di fronte a questo «rischio» si è preferito andare direttamente a gennaio «con l’intesa che nessuno chiederà ulteriori intervalli». Assicura che non si tratta di un rinvio «dilatorio». Esclude che se di qui all’udienza di gennaio il Lodo Alfano - a prescindere dal suo contenuto - dovesse rimettersi in cammino ciò possa avere «un impatto sulla Corte». È certo che «già il 14 gennaio si deciderà».
Un «uomo normale»
La stampa non ha più domande. A lui sembra quasi impossibile. Allora chiede: «Non volete sapere le mie attività sportive?». E con un sorriso elenca: «Nuoto sott’acqua, cammino, vado in montagna, in bicicletta, scio, zappo... insomma, sono una persona normale».