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 2010  dicembre 11 Sabato calendario

LE LUCI DELLE CITTA’, PER VOCE ARANCIO


INQUINAMENTO LUMINOSO (Voce Arancio)
A Roma ci sono 290.000 lampioni, a Milano 132.000, a Firenze 55.000, a Venezia 54.000, a Reggio Calabria 30.000, a Caltanissetta 7.500. Complessivamente l’Italia ha 11 milioni di punti luce, l’Europa 120 milioni, gli Stati Uniti 52 milioni. Al mondo ci sono circa 1.145 milioni di lampioni.
Ad ogni cittadino europeo, l’illuminazione pubblica costa una ventina di euro l’anno, mentre le pubbliche amministrazioni vi destinano il 30-40% della spesa energetica complessiva. Parigi, ad esempio, nel 2008 ha stanziato per l’elettricità 42,7 milioni, di cui 34,5 milioni destinati all’illuminazione pubblica. In Italia il 15-20% dei consumi elettrici serve per illuminare strade e piazze. E il fabbisogno cresce del 5% ogni anno a causa di nuove arterie, nuovi svincoli e nuove rotatorie.
In Gran Bretagna i lampioni sono sette milioni e mezzo e il loro costo complessivo è di 500 milioni l’anno, più o meno tra le 20 e le 40 sterline a palo. L’illuminazione notturna della sola Londra è responsabile dell’8% delle emissioni totali di anidride carbonica della città, circa 3.52 milioni di tonnellate di CO² l’anno, con un costo di circa il 25-30% del totale di spesa per le bollette dell’energia elettrica. Per risparmiare, sette council su dieci hanno così deciso di spegnere le luci. «Il vantaggio sarà straordinario. Gli animali notturni potranno finalmente tornare a vivere nel loro habitat naturale e le emissioni inquinanti si ridurranno drasticamente» (James Ince di Clear Sky alla Stampa).
Anche in Italia sta accadendo qualcosa di simile. Quest’estate, il Comune di Roncade, in provincia di Treviso, ha spento quasi la metà dei suoi lampioni, 1050 su 2.200, risparmiando oltre 13 mila euro. Ponzano, nel Veneto, ha deciso per lo spegnimento di un lampione ogni tre dopo mezzanotte e di due lampioni ogni tre dopo l’una. A Torino, invece, si è cercato di razionalizzare il consumo di energia, riducendo di dieci minuti l’orario di accensione e spegnimento degli impianti di illuminazione pubblica. Lo scorso anno, la Liguria ha emesso un regolamento per la riduzione dell’ illuminazione pubblica del 30% nelle ore notturne (dalla mezzanotte alle cinque di mattina) e per lo spegnimento delle insegne luminose dopo la mezzanotte.
Per consumare meno, non basta però illuminare meno, ma è necessario farlo meglio. In Italia il 30-40 % della luce prodotta dagli impianti di illuminazione viene dispersa verso il cielo, quindi letteralmente sprecata. Basterebbe orientare la luce dove serve, verso il basso, per risparmiare 300 milioni di euro in energia elettrica migliorando nello stesso tempo l’illuminazione pubblica. Molte amministrazioni, poi, stanno sostituendo le lampade a scarica di gas con i led, che consentono un risparmio energetico del 50% e hanno una durata maggiore: dodici anni invece dei tre delle luci gialle.
Torraca, nel Salernitano, è stato il primo paese al mondo a dotarsi di impianto di pubblica illuminazione con tecnologia a led. In due anni (dal 2006 al 2008), ha risparmiato circa il 60% del consumo, passando da 11.148 kilowatt a 5753. A Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, è stato attivato, per la prima volta in Europa, un impianto di illuminazione a tecnologia a led ad alta potenza, che utilizzando lampade da 180 Watt al posto di quelle ai vapori di sodio da 250 Watt, ha ridotto i consumi energetici di circa il 50%. In provincia di Bergamo, il Comune di Solza, con una spesa di 350mila euro e un contributo regionale dell’80%, ha progettato la sostituzione di tutte le lampade con i led. Per Roma, il piano luce 2010-2020 di Acea ha previsto un investimento complessivo di oltre 200 milioni di euro per lo sviluppo della tecnologia led, con la sostituzione, entro i prossimi dieci anni, di 100 mila lampade e l’installazione di 53 mila punti luce (40 mila di nuova realizzazione), che dovrebbero portare a una riduzione dei consumi di circa 8-10 mila tonnellate di anidride carbonica.
Ma città meno illuminate o illuminate in maniera diversa non saranno meno sicure? «È questione di qualità e non di quantità del flusso luminoso. […] Negli ultimi anni l’illuminazione è enormemente aumentata in tutte le città europee, ma a quanto pare non si può dire lo stesso per la sicurezza. È chiaro che qualcosa non torna» (Philippe Camellini, esperto di urbanistica, ad Avvenire).
«Decine di iniziative in tutta Italia per una tecnologia prematura […]. La tecnologia a led oggi è ancora altamente inefficiente per quanto riguarda l’ottenimento di temperature di colore simili alle lampade tradizionali […], “butta” tanta luce sotto il palo, ma poca attorno con due possibilità: o si crea il buio con forti disuniformità fra un palo e un altro […], oppure per ottenere un minimo di uniformità si devono avere sostegni tanto vicini che il danno è doppio perché l’uniformità che si ottiene in questo modo è per valori di illuminamento anche 10 volte superiore a quelli previsti dalle norme di sicurezza e con evidente dispendio energetico, manutentivo e di primo impianto elevatissimo, mentre le vie limitrofe appariranno per contrasto assolutamente buie e saranno soprattutto insicure […]. Gli apparecchi a led sono mediamente molto abbaglianti rispetto ad apparecchi tradizionali […]. Soprattutto se vengono inclinati, emettono molto oltre i 70° […]. Abbagliamento vuol dire riduzione del confort visivo, vuol dire pessima illuminazione […]. Pericoli per la sicurezza stradale […] perché la luce a forte componente blu (quale quella dei led) penalizza fortemente la visione delle persone con età superiore a 60 anni. Infatti è dimostrato che oltre i 60-69 anni l’occhio umano ha una risposta del 50% in meno e del 66% in meno con luce a forte componente blu rispetto a luce gialla (tipica ad esempio del sodio alta pressione). […] L’utilizzo quindi di lampade ad alto contenuto di luce blu […] aumenta la disparità di visibilità che hanno i guidatori di diverse età. Questo non avviene per la luce arancio-gialla che viene trasmessa praticamente allo stesso modo anche a queste età» (da cielobuio.org/).
A Dörentrup, cittadina tedesca del Nord Reno-Westfalia, è stato installato Dial4Light («componi il numero per la luce»), un sistema di illuminazione attivabile con il telefonino. Con un sms (50 centesimi di costo) o una telefonata il cittadino indica il percorso desiderato, lungo il quale le luci si accendono per qualche minuto, poi si spengono di nuovo.
Syra è un microprocessore a onde convogliate per un sistema di illuminazione intelligente. Brevettato dalla Umpi di Cattolica, si tratta di una piccola scatoletta blu, lunga appena 98 millimetri, in grado di dotare ciascun palo della luce di innumerevoli funzioni: videosorveglianza, connettività wifi, centralina meteo, sensore di rilevamento per dissesti ambientali e idrogeologici, stazione di ricarica per moto e bici elettriche, accertatore di sosta… Ne sono già stati piazzati mezzo milione, non solo in Italia, ma anche nel Regno Unito, Belgio, Austria, Malaysia, Messico, Germania, Grecia, Francia, Spagna. I lampioni, testati uno a uno, sono georeferenziati e possono essere impiegati anche per il telesoccorso. «Una persona si sente male, non sa nemmeno dove si trova, preme il pulsante rosso di chiamata sul palo e il lampione la localizza. […] Non solo: il lampione legge anche il microchip della tessera sanitaria, che in molti Paesi già reca registrate le patologie del titolare. […] Lei colloca il sensore dentro un cassonetto e il lampione rileva quand’è pieno: risparmio del 25% sull’uscita degli automezzi della nettezza urbana […]. Allo stesso modo un sensore affogato nell’asfalto individua l’auto che si ferma lì, dialoga col lampione e con la telecamera, invia il numero di targa alla centrale dei vigili urbani e alla banca: si paga solo il tempo effettivo di occupazione del suolo pubblico e viene sanzionato chi sfora. Fine dei parcometri e degli accertatori di sosta. […] Un display antisfondamento, a prova di vandali, mette a disposizione canzoni, filmati o altri contenuti. […] Lei si avvicina con un telefonino, si collega col Bluetooth al lampione e scarica quello che desidera, pagando con una Sim di prossimità […]. Gli esempi che le ho elencato valgono risparmi dal 20 al 40%» (Gianluca Moretti, amministratore delegato di Umpi Elettronica a Stefano Lorenzetto del Giornale).
In Italia non esiste una legge nazionale per l’inquinamento luminoso, ma quasi tutte le regioni hanno dei testi normativi che fanno riferimento alla Legge Regionale Lombardia 17/2000, in base al quale nessun corpo illuminante può inviare luce al di sopra del piano dell’orizzonte.
«Le persone delle generazioni future hanno il diritto a una Terra indenne e non contaminata, includendo il diritto a un cielo puro» (dalla Dichiarazione universale dei diritti delle generazioni future dell’Unesco).
A causa dell’inquinamento luminoso, in diverse zone del pianeta le stelle sono diventate praticamente invisibili. La Stella Polare e la Via Lattea sono già scomparse dai cieli di molte città. Nel 2050 sembra che non riusciremo a vedere neanche più Sirio, la stella più luminosa di tutte. «A occhio nudo dovremmo vedere stelle fino alla sesta magnitudine. Invece riusciamo a scorgere solo Giove, quando è alto nel cielo, Venere, Sirio o Antares. La nostra capacità di osservazione si è quasi dimezzata» (l’astronomo Mario Di Martino alla Stampa).
Globe at night, una campagna che, con la collaborazione dei cittadini e attraverso internet, raccoglie osservazioni da tutto il mondo per monitorare il cielo notturno. Prendendo come punto di riferimento Orione e confrontando ciò che si vede da casa propria con le immagini fornite dal sito, chiunque può inviare ad un enorme database il risultato della propria osservazione, utile per una valutazione dell’inquinamento luminoso a livello globale.
A Galloway, in Scozia, è nato il primo parco europeo dedicato al cielo buio: ottantamila ettari di brughiera dove, grazie all’assenza di illuminazioni esterne, è possibile osservare le stelle. Unico angolo d’Europa che segue l’esempio dei due parchi americani, uno in Pennsylvania e l’altro nello Utah, che già da diversi anni hanno aderito all’International Dark Sky Association, l’associazione americana per la tutela del cielo e dell’ambiente notturno.
L’inquinamento luminoso non genera solo problemi di tipo economico, ma mette in crisi anche il comportamento di alcune specie animali: le tartarughe marine appena nate muoiono attraversando la strada attratte dai neon di alberghi e ristoranti, molti uccelli si schiantano contro i grattacieli attirati dalla luce al di là dei vetri, i pipistrelli volano intorno ai lampioni invece di usare i loro radar, pettirossi, merli e usignoli cantano anche di notte perché tratti in inganno dalla luce… Per non parlare delle piante, che esposte alla luce dei fari, subiscono una forte riduzione del processo di fotosintesi clorofilliana. Addirittura la troppa luce o la sua diffusione in ore notturne provocherebbe disturbi anche all’uomo, modificando la produzione di melatonina (ormone per la difesa immunitaria).
La Torre Eiffel è illuminata da 335 proiettori e da 20 mila lampadine.
Ogni anno il Wwf promuove a livello mondiale “Earth Hour” (“l’Ora della Terra”), un’iniziativa che invita a spegnere la luce per un’ora in un giorno stabilito allo scopo di ridurre il consumo eccessivo di energia che contribuisce alla produzione di gas serra. La prima Ora della Terra si svolse a Sydney, in Australia, tra le 19.30 e le 20.30 del 31 marzo 2007. I consumi energetici, durante quell’ora, furono tagliati dal 2,1% al 10,2%. La prossima “Ora” sarà il 26 marzo 2011.
Il Festival Internazionale della Luce, dal 4 dicembre 2010 al 10 gennaio 2011, accenderà Milano attraverso installazioni, allestimenti, opere luminose d’arte e design. Sessanta installazioni di luci in città per 40 giorni: dalla Triennale al Duomo, dal quadrilatero della moda a piazza Scala, dai Navigli ai quartieri più decentrati.