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 2010  dicembre 11 Sabato calendario

INVENZIONI DEL 2010, PER VOCE ARANCIO


L’ultimo numero del settimanale americano Time è uscito con la consueta classifica delle migliori invenzioni dell’anno. Al primo posto l’incubatrice NeoNurture, assemblata con pezzi d’auto riciclati.

Per ciascuno sviluppo tecnologico o scientifico è quasi impossibile dire se avrà un futuro, e quale sarà. Lo scorso anno Time votò come migliore invenzione il razzo Ares della Nasa, che avrebbe dovuto riportare l’uomo sulla Luna e favorire imprese spaziali più impegnative come lo sbarco su Marte. Pochi mesi dopo la Nasa fermò l’intero progetto per problemi di budget.

A parte le scelte quasi inevitabili compiute da Time, come l’iPad per il settore tecnologia, una parte delle 50 invenzioni premiate dalla rivista americana per il 2010 ha un comune denominatore: il risparmio. Di soldi, di tempo, di risorse ambientali. Anche se per molte i tempi non sono ancora maturi.

Il treno “a bistecche” che la compagnia ferroviaria americana Amtrack sta sperimentando dalla primavera scorsa: il 20% del suo combustibile è formato da biodiesel prodotto a partire dal grasso di mucca.

Quattro invenzioni della lista di Time riguardano il risparmio di combustibile e le auto elettriche. La Edison 2 pesa solo 300 chili e può fare quaranta chilometri con un litro. La Antro, creata in Ungheria, ha un motore elettrico caricato da batterie solari. Non che possa fare tutto da solo: ci sono anche dei pedali per aiutarlo. Però si possono mettere assieme due macchine uguali per formare la Duo ed avere quattro posti.

Ma c’è un grosso problema che l’auto elettrica deve ancora risolvere: come ricaricare le batterie quando non si è in garage. Anche le soluzioni finiscono nella lista 2010. Magari si può fare con delle strisce seppellite nell’asfalto e capaci di trasferire energia magneticamente alle auto che passano, come nel progetto del Korea Advanced Institute of Technology. I tecnici prospettano un futuro in cui, grazie a questa ricarica continua, le auto elettriche avranno batterie grandi un quinto di quelle attuali. La statunitense Coulomb Technologies sceglie invece la via più tradizionale della spina di corrente. Però con una serie di distributori sparsi in tutta la rete stradale. Ci si ferma, si carica la macchina e il conto arriva sulla bolletta elettrica di casa.

Un autobus che non si imbottiglia nel traffico perché ci passa sopra: la soluzione più avveniristica proposta da Time in alternativa alla costruzione di costosissime metropolitane. La cinese Shenzhen Huashi Future Parking Equipment ha ideato una specie di tram sopraelevato a ponte. Corre su due binari sistemati ai due lati della strada, è largo due corsie e i 1.200 passeggeri si trovano a tre metri di altezza. Quanto agli altri veicoli, passano sotto.

Ancora più futuribile, per evitare ingorghi stradali e attese di mezzi pubblici, il Jetpack (prezzo previsto: 100mila dollari). Uno zaino dotato di due turbine azionate da un motore da duecento cavalli. Una volta indossato può portarci in volo per arrivare puntuali a qualsiasi riunione, se non si soffre di vertigini. È un vero scooter dei cieli con una grande tradizione alle spalle (modelli più o meno seri sono apparsi continuamente dal 1961 ad oggi). I test di sicurezza cominceranno il prossimo anno.

Ma c’è anche l’auto volante La Terrafugia Transition, a parte il nome estremamente accattivante, è un vero gioiello. Con le ali ripiegate è più simile ad una brutta utilitaria a due posti. Ma basta spiegarle per aprire una storia diversa: si vola a 170 chilometri all’ora per un’autonomia di oltre 800 chilometri. Purtroppo pare che non si potrà decollare dalla strada, ma solo da aeroporti. E’ anche vero che dopo l’atterraggio non ci sarà bisogno di noleggiare la macchina, come sottolineano a Time.

La compagnia svedese Minesto, dal canto suo, ha progettato un aquilone subacqueo. Ancorato sul fondo ed immerso in una corrente, la sua turbina può generare 800 volte più energia elettrica di una analoga che però ruoti nel vento. Merito della maggiore densità dell’acqua. Lo si vedrà all’opera il prossimo anno vicino alle coste dell’Irlanda del Nord.

Nel film Matrix l’avevano già capito: il corpo umano è una grossa sorgente di energia (ogni passo, 70 watt), e molta di essa viene sprecata. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Princeton ha inserito cristalli piezoelettrici in un materiale flessibile simile alla gomma. Ogni volta che vengono piegati, i cristalli producono elettricità. Ottimo per abiti che ricaricheranno il nostro cellulare ogni volta che camminiamo. Come faranno anche gli Orange Power Wellies, stivali che sfruttano il calore dei piedi per generare energia. Su scala più grande, il calore dei corpi umani “raccolto” insieme a quello dei treni nella metropolitana di Parigi verrà usato a partire dal prossimo anno per riscaldare un complesso abitativo per senzatetto.

Acqua, bene sempre più prezioso. La lavatrice prodotta dall’azienda inglese Xeros ne usa il 90% in meno. Lo fa grazie a perline di nylon, riutilizzabili, capaci di attirare elettricamente lo sporco. Potrebbe essere in vendita già nel 2011, garantendo al consumatore un certo risparmio sulla bolletta energetica.

Per evitare del tutto di lavare i vestiti (e stirarli), l’azienda inglese Fabrican ha inventato un modo per liquefare le fibre tessili e metterle in una bomboletta. La mattina, prima di uscire di casa, ci si mette davanti allo specchio e ci si spruzza addosso il materiale spray, modellandolo come vogliamo. Le fibre solidificano rapidamente creando un tessuto che, se siamo stati bravi, sarà un vero e proprio abito letteralmente dipinto addosso. La sera si butta via tutto. C’è stata già una sfilata di moda, lo scorso autunno.

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Woolfiller: creato dall’olandese Heleen Klopper, prolunga la vita degli abiti di lana riempiendo buchi e strappi in modo molto naturale. Si tratta di un semplicissimo kit: alcuni batuffoli di lana di vari colori e un ago speciale. Si sceglie il colore più adatto al vestito da riparare, si sistema un po’ di lana sul buco e si picchetta con l’ago. Poco alla volta, l’ago aprirà piccole scaglie nella lana fondendo il tessuto originale e quello del rattoppo.

È finito nella lista delle migliori invenzioni anche un sito internet. Si chiama Kickstarter, offre un ventaglio di progetti in sviluppo ai quali si può donare una piccola somma. Ma non saranno soldi sprecati: finché le varie offerte non raggiungono la quota di denaro prevista per far partire sul serio il progetto, il denaro non viene impiegato e rimane sul conto di ciascun donatore.

Il robot insegnante d’inglese: lo si sta già sperimentando in alcune scuole della Corea del Sud. Colorato, buffo e con un’ottima pronuncia, a Seul pensano che potrà mandare a spasso molti dei 30.000 insegnanti stranieri impegnati per diffondere l’inglese tra gli studenti.

In campo militare, è in arrivo il “super super soaker” (è il nome storpiato del popolare fucile ad acqua). Un dispositivo per disinnescare bombe che, posto accanto a una mina o un ordigno improvvisato, lancia un violentissimo getto d’acqua capace di polverizzare l’esplosivo contenuto istantaneamente, impedendogli di scoppiare. Anche un esplosivo più docile da maneggiare da parte dei soldati serve a risparmiare vite. L’IMX-101, a differenza del tradizionale Tnt, non scoppia se viene colpito da una pallottola o se viene coinvolto in un’esplosione. E poi bisogna proteggere caserme e bunker dagli attacchi di sorpresa. Lo fa una carta da parati, la X-Flex. Un materiale molto simile al Kevlar usato per i giubotti antiproiettile che, una volta incollato ai muri, li rende estremamente resistenti a pallottole e razzi.

Quante di queste invenzioni entreranno realmente nella vita quotidiana? E lo faranno subito o saranno dimenticate per poi tornare fuori tra un secolo o due? Non sarebbe la prima volta. La storia è piena di grandi idee inventate e poi abbandonate per motivi sconosciuti. Un classico sono polvere da sparo e razzi, creati dai cinesi, ma impiegati efficientemente solo in Occidente molto tempo dopo.

Invenzioni cinesi: balestra (V secolo a.C.), carta (300 a.C.), cuscinetti a sfera (II sec. a.C.), acciaio (VI sec. d.C.), amalgami metallici per l’otturazione di carie (659 d.C.), cartamoneta (IX sec.), bussola ad ago magnetico (1088), datazione degli alberi in base ai cerchi del tronco (XII sec.) ecc.

Il caso dell’energia a vapore. Descritta da Erone di Alessandria nel primo secolo dopo Cristo, la cosiddetta Macchina di Erone è considerata il primo meccanismo a vapore della storia. Quasi una leggenda: sarebbe servita ad aprire le porte del Tempio di Serapide ad Alessandria. Da allora si dovette aspettare il 1690 con il francese Denis Papin per rivedere una macchina del genere all’opera. Dov’era finita l’idea del vapore nel frattempo?