
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri il Corriere della Sera ha scritto che Veronica Berlusconi, nella sua causa di separazione, ha chiesto al marito un assegno di mantenimento superiore ai tre milioni e mezzo di euro al mese. Abbiamo aspettato tutto il giorno che qualcuno – o il presidente del Consiglio o sua moglie o uno degli avvocati – smentisse. Ma niente. A sera l’incredibile cifra rivelata dal giornalista Federico De Rosa dominava ancora, incontrastata, le chiacchiere di tutti. Abbiamo concluso che deve trattarsi di una storia vera.
• Ma si può chiedere un importo simile? Quanto fa all’anno?
Quarantatrè milioni. Cioè: sei volte l’ingaggio di Ronaldinho, un terzo del monte ingaggi di tutto il Milan, più di dieci volte di quello che prende Flavio Roma, il quarto portiere rossonero. Eccetera. Veronica può chiedere questo, e persino ottenerlo, se dimostra che il suo tenore di vita attuale vale una somma del genere. In Italia, infatti, al momento del divorzio non si ragiona tanto sulle colpe o sui risarcimenti quanto sulla necessità che il coniuge economicamente più debole continui a mantenere lo stesso tenore di vita di prima.
• Berlusconi che cosa ha offerto?
Cifre non da poco, ma molto, molto al di sotto dei 43 milioni l’anno. Come assegno mensile, 200 mila euro che possono diventare 300 mila. E la villa di Macherio, quella cioè dove normalmente vive Veronica. I suoi avvocati hanno fatto sapere che il Cavaliere ha già versato alla moglie tra i 60 e i 70 milioni. Le analisi più recenti sul patrimonio della signora fanno vedere che durante il matrimonio Veronica ha messo da parte un gruzzolo importante: attraverso la società immobiliare Il Poggio, posseduta al cento per cento da Miriam Bartolini (il nome autentico di Veronica), la moglie di Berlusconi possiede, tra l’altro, tre appartamenti a Olbia, Bologna e Londra (quest’ultimo stimato tre milioni di euro), un immobile destinato a ufficio in via Pontaccio a Milano del valore di una decina di milioni (per i non milanesi: siamo nel cuore più prezioso della città) e un altro a Segrate valutato sei milioni. In tutto, Veronica dovrebbe possedere un patrimonio di circa 27 milioni, comprendendo anche la partecipazione nel Foglio, un 38% non importante per il reddito che dà (scarso), ma per il valore assunto in questi anni dalla testata. Certo, niente di paragonabile alle ricchezze del marito.
• Che sarebbero…?
Ci vorrebbe tutta la Gazzetta per elencarle. Si accontenti del valore complessivo stimato: almeno sette miliardi di euro. In lire poco meno di 14 mila miliardi.
• Perciò i tre milioni e mezzo, volendo, ci stanno.
E certo. Come ci stanno i 750 milioni da versare a Carlo De Benedetti se martedì prossimo il tribunale dovesse sentenziare che quei soldi – motivati da una causa per ora persa sulla vecchia guerra Mondadori – vanno pagati subito. Berlusconi è uno degli uomini più ricchi del mondo. Sarebbe però sbagliato leggere la richiesta di Veronica in sé. Bisogna considerarla nel quadro di una strategia processuale portata avanti senza fretta a partire dalla scorsa primavera (intervista cosiddetta «del ciarpame » all’Ansa). La moglie di Berlusconi ha atteso fino a qualche settimana fa che il marito le facesse una proposta accettabile, intanto è andata in Cina a visitare i luoghi dove resterà a fare esperienza per i prossimi mesi il figlio Luigi e ha lasciato che Barbara, su Vanity Fair , facesse sapere: primo, che il suo sogno è guidare la Mondadori; secondo, che non ci sarà nessuna lotta «se papà sarà giusto ed equo».
• Tradotto in una piattaforma contrattuale, per dir così, tutto questo significa?
Che, se vuole la separazione consensuale, il presidente del Consiglio deve abbandonare l’idea di dividere il suo patrimonio in due parti, lasciando Mondadori, Mediaset e Medusa ai due figli di primo letto (Marina e Piersilvio) e accontentando i tre figli di secondo letto (quelli di Veronica) con le partecipazioni residue, roba che non dà emozioni e non ha speranze di sviluppi futuri, roba ferma: case, partecipazioni finanziarie, soldi, qualche posto di prestigio (e basta) in società nelle quali decidono tutto gli altri. Veronica vuole che il patrimonio sia diviso in cinque parti e che partecipazioni «belle» – per dir così, come quelle che permettono di controllare televisioni, libri e giornali, siano date in godimento anche ai tre figli suoi. Altrimenti ci saranno i tre milioni e mezzo di assegno al mese. E altre cattiverie difficili persino da immaginare. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/11/2009]
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