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 2009  novembre 27 Venerdì calendario

Aglio, bulbo odoroso e sapori­to per alcuni, puzzolente e indigesto per al­tri. O lo ami o lo detesti

Aglio, bulbo odoroso e sapori­to per alcuni, puzzolente e indigesto per al­tri. O lo ami o lo detesti. In questo momen­to i cinesi lo amano. Non solo ne sono i pri­mi produttori mondiali (tre quarti del­l’aglio che circola nel mondo viene da lì), ma se fino a poco tempo fa lo coltivavano con scarso entusiasmo perché i prezzi era­no bassi, oggi è tutto cambiato. Oggi in Ci­na, complice anche la recessione mondiale e una produzione diminuita, l’aglio costa dalle quattro alle quindici volte di più ri­spetto a marzo scorso. Sta montando in­somma una bolla speculativa che ricorda quella dei tulipani nell’Olanda del sedicesi­mo secolo. Perché? Che cosa accade se è vero, come scrive il Financial Times, che nella provin­cia dello Shandong, dove se ne produce in grandi quantità, impazza la febbre degli af­fari e basta avere «un magazzino, un muc­chio di contanti e qualche camion»? Il «gio­co » sta nel «bloccare quanta più produzio­ne possibile e poi fare offerte molto alte per far salire i prezzi. Spostando l’aglio da un magazzino all’altro fai milioni». Dietro, in parte, c’è la mafia cinese. Ma dietro alla mafia c’è che secondo la medicina tradizio­nale del Dragone l’ allium sativum ha gran­di virtù terapeutiche. In particolare com­batte l’influenza A, e anzi nelle scuole lo stanno utilizzando quotidianamente come profilassi anti influenzale per i bambini. «Lo scorso anno la produzione cinese di aglio è diminuita – dice Giuseppe Politi, presidente della Confederazione italiana agricoltori – a fronte di precedenti produ­zioni cospicue e con prezzi talmente con­correnziali per il prodotto italiano da farci spesso intervenire per denunciare questa situazione. L’Italia produce il 50-60 per cen­to del fabbisogno non perché non ce la fa ma perché non è conveniente per i nostri agricoltori visti i prezzi cinesi». Eppure il nostro Paese vanta tutta una serie di agli pregiati, sottolinea Lorenzo Bazzana della Coldiretti. «L’aglio piacentino, l’aglio bian­co veneto, l’aglio rosso di Sulmona, l’aglio di Sicilia, ne produciamo quasi 300 mila quintali all’anno. Da noi, però, fino a que­sto momento il rialzo del prezzo cinese non ha avuto effetti, c’è stato un leggero aumento del 15 per cento ma dallo scorso anno ad oggi, non negli ultimi due mesi. Questo anche perché il nostro consumo è rimasto costante». Niente effetto domino sui prezzi, dun­que, nel mondo occidentale. Forse anche perché di aglio non ce n’è di più sulle no­stre tavole. Al contrario. I capi di Stato occi­dentali, per esempio, proprio non lo gradi­scono a tavola. Di Berlusconi si sapeva già ma è di ieri la notizia che i cuochi incarica­ti di preparare il menu per il presidente de­gli Usa Barack Obama e per i leader asiatici che da domani si incontreranno a Singapo­re per il vertice dell’Apec, hanno ricevuto un ordine perentorio: niente aglio e cipolla nelle pietanze. In onore del leader america­no che l’aglio non lo mangia quando si la­vora. «Mi pare un’ottima notizia – apprezza lo chef siciliano Filippo La Mantia, i cui piatti si possono gustare al Majestic di via Veneto a Roma ”. Io ho cancellato da anni l’aglio dalla mia cucina, non mi piace, e non è vero affatto che fa bene alla salute. I cinesi lo usano per combattere l’influenza? Io li invito a farsi una bella spremuta di arance siciliane, profumata, fresca e vitami­nica». Anche al Joia di Milano Pietro Le­mann ne fa a meno. «Al 70 per cento della clientela non piace. E neanche a me. Io poi, che seguo l’ayurvedica, so che non fa nep­pure bene, anzi è sconsigliato». Eppure nella cultura popolare l’aglio pos­siede tante virtù. Disinfettante, fa bene alla circolazione. O si tratta di una leggenda? «Io sono certo che fa bene al cuore – dice Michele Mirabella che dal 13 dicembre tor­na a condurre «Elisir» su Raitre ”. Uno spicchio al giorno toglie il medico di tor­no, e anche i vicini di casa, per la sua con­troindicazione un po’ ’pesante’», scherza. Ma l’influenza? I cinesi fanno bene a preve­nirla con l’aglio o stanno perdendo tempo? «Come dico sempre – sorride il professo­re di dietetica e nutrizione umana all’Uni­versità di Piacenza Giorgio Calabrese – i cibi hanno molte virtù ma non possono es­sere usati in sostituzione dei medicinali. L’aglio contiene l’allicina che migliora il funzionamento del sistema immunitario ed ecco perché i cinesi lo usano come anti­virale ma, se mi lascia passare la battuta, bisognerebbe mangiarne un camion per ot­tenere lo stesso effetto del farmaco. Uguale discorso per la quercitina e la rutina che fluidificano il sangue. Insomma mitizzare un cibo non è un bene. Così come cancel­larlo del tutto dalla propria dieta».