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 2009  novembre 27 Venerdì calendario

I 53MILA ULTRA’ DEL CALCIO «UNITI» CONTRO IL SISTEMA


«No alla tessera del tifoso, sì alla tessera del parla­mentare »; «ultras liberi». O ancora: «Se i ragazzi sono uniti, non saranno mai sconfitti». Sono solo alcu­ni degli striscioni che lo scorso 14 no­vembre diecimila ultrà provenienti da tutta Italia hanno sbandierato nelle stra­de della capitale, chiedendo al ministe­ro dell’Interno un dietrofront rispetto all’ultima novità in materia di sicurez­za negli stadi. Un’opposizione manifestata a più ri­prese con raduni, cortei e proteste sui blog delle varie tifoserie, nei quali si può leggere – con toni a volte pacati, a volte meno – la contrarietà a una misura che viene definita «da Stato di polizia». Per protestare, a Roma erano presenti, ’u­niti contro il sistema’, sostenitori di squadre che tutte le domeniche, per mo­tivi di campanile o di credo ’politico’, si guardano in cagnesco.
« l’ennesima riprova del fatto che, quando si tratta di andare contro qual­cosa che si rifiuta d’accettare, la miria­de di fazioni e gruppetti che popola le curve, di solito divisi e contrapposti, è capace di far fronte comune contro le i­stituzioni », riflette il primo dirigente Giancarlo Pallini, in servizio presso la Direzione centrale della polizia di pre­venzione (Dcpp), che studia i fenome­ni di estremismo legati al mondo del cal­cio. Sulla sua scrivania, gli articoli di gior­nale si mescolano coi testi di sociologi come Dal Lago e Ferrarotti. Insieme ad altri esperti delle forze dell’ordine, Pal­lini fa parte del Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni spor­tive, che fornisce costantemente al Vi­minale pareri e determinazioni sulle mi­sure da adottare prima, durante e dopo le partite più ’calde’.
La mappa del tifo ’estremo’
Episodi di supporter infuocati si posso­no trovare anche in altri sport, ma in I­talia restano le curve calcistische quel­le più sorvegliate. Negli uffici della Poli­zia di prevenzione, un tempo chiamata Ucigos e attualmente diretta dal prefet­to Carlo De Stefano, la situazione della galassia ultrà viene costantemente ap­profondita, grazie alle informazioni che giungono ogni settimana dalle cosid­dette ’squadre tifoserie’, le sezioni del­le Digos di tutta Italia che si occupano di ’leggere’ le realtà del tifo locale. Ogni sei mesi, in base a quelle informazioni, Stando alla ’fotografia’ degli analisti della Prevenzione, dunque, le curve ita­liane sono più ’nere’ che ’rosse’, in un rapporto di tre ad uno. «Il tifo riflette, e in parte estremizza, gli umori della so­cietà – ricorda un investigatore con de­cenni di esperienza ”. Negli anni Set­tanta molti gruppi erano stati fondati da militanti di sinistra. Poi il vento è cam­biato. Oggi ci sono curve ’miste’, anche in zone tradizionalmente ’rosse’, come quelle di Sampdoria, Fiorentina, Mode­na, Cesena. A sinistra troviamo sigle pre­senti nelle curve di Livorno, Genoa, A­talanta, Ternana. E a destra, in quelle di Lazio, Inter, Juventus, in parte Roma. O Verona, dove si è accertata la presenza di soggetti con convinzioni xenofobe».
«No alle schedature»
Spesso divisi, dunque, ma a volte uniti. «Per alcune frange, purtroppo, la moti­vazione più forte negli ultimi anni è il desiderio di essere contro le istituzioni, spesso identificate dalle divise di poli­ziotti, carabinieri, finanzieri. Non a ca­so circola ancora quell’acronimo ingle­se ’Acab’, ’all cops are bastards’, che ci colloca nel novero dei ’nemici’», spie­ga un funzionario di polizia esperto di ordine pubblico.
Se poi accade un fatto grave, i tradizio­nali steccati fra le tifoserie saltano: è av­venuto l’11 novembre 2007 dopo l’omi­cidio di Gabriele Sandri da parte del po­liziotto Spaccarotella, quando ultrà ro­manisti e laziali misero a ferro e fuoco commissariati e caserme. Oggi il nuovo collante è quasi ’ideologico’, sintetiz­zato nella formula ’no al calcio moder­no’, dapprima rappresentato dal cre­scere delle pay tv e poi dalle nuove mi­sure restrittive: «Servono a limitare il ri­schio di impunità che prima vigeva den­tro gli stadi e sui mezzi di trasporto. Di­fatti una delle sanzioni efficaci, esecra­te dagli ultrà, è il divieto di trasferta, per alcuni turni o per l’intera stagione – pre­cisa Pallini ”. Va detto che le società di calcio non sono più, come accadeva in passato in qualche caso, ’ostaggio’ di gruppetti di facinorosi, capaci di inti­midire i dirigenti. E le innovazioni per la sicurezza stanno finalmente entrando in funzione. Come la tessera del tifo­so...
». Già, la tessera, il nuovo ’nemico’ del po­polo ultrà, che la bolla come una misu­ra da «Stato poliziotto». «Come lo stes­so ministro Maroni ha chiarito più vol­te, non lo è affatto – replica un esperto del Viminale ”. Anzi, aiuterà a rendere più organizzato l’accesso agli impianti e a gestire in modo ordinato e sicuro la popolazione di coloro che vogliono so­lo fare un tifo colorato, ma pacifico. Cer­to, se poi qualche noto allenatore di cal­cio, nelle interviste, la definisce ancora ’schedatura’, forse non sono solo gli ul­trà a non aver compreso l’importanza di un cambiamento...».