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 2009  novembre 27 Venerdì calendario

La conversione di Spatuzza: superati sei esami di teologia- PALERMO – «Premesso che il sot­toscritto da circa cinque mesi sta col­laborando con la giustizia, già da un bel po’ di tempo aveva deciso di pas­sare dalla parte dello Stato», scriveva un anno fa Gaspare Spatuzza al diret­tore del carcere dell’Aquila, dov’era detenuto

La conversione di Spatuzza: superati sei esami di teologia- PALERMO – «Premesso che il sot­toscritto da circa cinque mesi sta col­laborando con la giustizia, già da un bel po’ di tempo aveva deciso di pas­sare dalla parte dello Stato», scriveva un anno fa Gaspare Spatuzza al diret­tore del carcere dell’Aquila, dov’era detenuto. «Una scelta maturata sul profilo religioso – proseguiva – ma mancava quel passo decisivo che des­se compimento a questo mio deside­rio ». Cioè le confessioni davanti ai magistrati, e l’indicazione di altre re­sponsabilità nei più gravi fatti di ma­fia del 1992 e ”93, le stragi e il conte­sto nel quale furono decise, e quel che venne dopo. «Solo attraverso il professionale e rassicurante rapporto avuto con i vari organi dello Stato – concludeva – ho potuto compiere il passo della collaborazione. Ma tutto questo è legato sempre a quel essere cristiano in cui mi riconosco oggi. Co­sì desidero anche rappacificarmi con la mia Chiesa». Per questo Spatuzza ha scritto un’altra lettera al vescovo dell’Aquila e, tramite lui, «alla Santa Chiesa di Dio, Cristiana e Cattolica». C’è molta religione nelle carte del­l’inchiesta fiorentina sulle bombe ma­fiose esplose in continente, basata es­senzialmente sulle dichiarazioni del­l’ex boss che indica Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri come referenti po­litici degli stragisti, ora acquisite nel processo palermitano contro il sena­tore Dell’Utri. Intere relazioni della Di­rezione investigativa antimafia, inter­rogatori ai cappellani delle carceri, re­gistri degli esami sostenuti dal penti­to- studente dell’Istituto superiore marchigiano di Scienze religiose. Nel 2007 il killer di Cosa Nostra’ condannato a vari ergastoli tra cui quello per l’omicidio del parroco del quartiere palermitano di Brancac­cio, padre Pino Puglisi, assassinato il 15 settembre 1993 – ha sostenuto presso il carcere di Ascoli Piceno in cui era rinchiuso sei esami in mate­rie come Introduzione alla Sacra scrittura (prese 25/30) o Patrologia (voto, 24/30). E l’elenco dei libri ri­chiesti spazia da «Teologia della Ri­velazione » di René Latourelle a «Dio uno e Trino» di Piero Coda, fino a «Le cinque grandi religioni del mon­do » di Emma Brunner-Traut. Gli investigatori sono andati a chie­dere lumi sulla conversione del penti­to ai cappellani delle prigioni, e quel­lo di Ascoli ha raccontato di quando Spatuzza lesse sul foglietto della mes­sa una frase di don Puglisi: «Notai che rimase colpito, tanto che lo fece notare alzando in aria il foglietto e fa­cendomi capire che aveva rivissuto in quell’istante il dramma di quel delit­to. In quel contesto mi fece presente che sentiva la necessità di liberarsi dai problemi che sentiva dentro». Il cappellano del carcere dell’Aqui­la, don Massimiliano De Simone, ri­corda che «Spatuzza manifestava un’inesauribile necessità di racconta­re il male che aveva arrecato durante la sua carriera criminale; ho avuto modo di notare la profonda vergogna che provava per se stesso e per i gesti compiuti di cui mi raccontava i vari particolari, quasi sempre interrotto dal pianto». Anche con don Massimi­liano il pentito parlava di don Puglisi – «Mi disse che prima dell’uccisione volle andare a vederlo e ne ricorda il sorriso che poi ha visto prima che mo­risse » – e della collaborazione coi magistrati: «La sua volontà di voler dire tutta la sua verità sui crimini di cui era a conoscenza lo portava a ri­percorrere quei fatti con me, cercan­do di ricordare in maniera meticolosa più particolari possibili. Era conscio che questa sua verità sarebbe stata og­getto di verifica da parte degli organi inquirenti, che si augurava dessero corso a nuove indagi­ni per far emergere la verità». A partire dall’eli­minazione del giu­dice Borsellino: «Sulla strage di via D’Amelio mi disse che voleva reperire ogni im­magine possibile tratta dai giornali per poter affrontare un confronto con colui che si era autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 usata per l’at­tentato, che lui sosteneva stesse di­cendo il falso». Il convertito Spatuz­za, che nel 2007 ha inviato gli auguri di compleanno a papa Ratzinger rice­vendone ringraziamenti ufficiali e la benedizione apostolica, ha pure espresso al cappellano dell’Aquila «il desiderio di poter incontrare qualche parente di una delle vittime, per po­ter chiedere perdono». Quanto al suo futuro, l’ex mafioso immagina «una vita permanente all’interno di un monastero dove poter pre­gare, lavorare e meditare sulla sua vita, senza tralasciare la possi­bilità di poter operare proprio nel­la terra natale, proseguendo l’ope­ra di don Puglisi attraverso il con­tatto con i giovani».