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 2009  novembre 27 Venerdì calendario

IL CAVALIERE COSI’ ESCE DALL’ANGOLO


Mercoledì, Consulta economica sulla legge finanziaria. Ieri, ufficio di presidenza su giustizia e immigrazione. Giorno dopo giorno, poi, polemiche tra ministri, come quelle di Brunetta e Tremonti, o tra parlamentari (Granata e Cosentino), o tra fondatori (Fini e Berlusconi). Chi vuol capire perché Berlusconi se ne è uscito ieri con un diktat che mette fuori dal Pdl chi non s’adegua alla linea decisa dalla maggioranza, basta solo che scorra le cronache delle ultime settimane.
Non solo le divisioni e gli scontri pubblici. E’ il potere assoluto del leader che sta venendo meno. Parafrasando il titolo di un film, verrebbe da rispondere: è il partito, bellezza! Perché, pure un partito sui generis come quello fondato da Berlusconi, dai e dai, dopo un po’ ha cominciato a funzionare come funzionano da sempre tutti i partiti del mondo: con la direzione, la segreteria, l’ufficio politico, i capigruppo parlamentari e, soprattutto, le correnti, il famoso bilancino delle correnti. In omaggio al quale, se un posto va a un ex Forza Italia, un altro deve per forza andare a un ex An, senza dimenticare alleati e cofondatori minori, Rotondi piuttosto che gli ex radicali o la Santanché. Non sia mai che un giorno l’altro debbano richiamare in servizio l’immortale Cencelli, autore del famoso manuale in base a cui veniva spartito il potere nell’era democristiana.
Quanto ciò possa piacere a Berlusconi si può immaginare: lui che voleva tagliare le tasse, ha dovuto obbedire a Tremonti e acconciarsi al fatto che al momento è impossibile. Lui che il ”processo breve” lo farebbe per decreto, deve stare lì a concordare gli emendamenti parola per parola. Lui che a Bossi perdonerebbe tutto, anche le frasi peggiori sugli immigrati, deve invece cercare la quadra sul diritto di cittadinanza per gli extracomunitari.
Certo Berlusconi può consolarsi constatando che, malgrado tutto quello che è capitato negli ultimi mesi a lui, al suo partito e al suo governo, nei sondaggi la sua popolarità non ne risente. Prodi perdeva punti su punti a ogni sospiro di Ferrero o di Mastella, il Cavaliere no. Per la gente, insomma, per il popolo, il capo è sempre Silvio. Lo è, naturalmente, perché il premier fa di tutto per apparire inossidabile. E lo sarà, molto probabilmente, finché è in grado di mantenere i suoi impegni. Non è detto invece che tutto resterebbe com’è, se l’opinione pubblica di centrodestra dovesse accorgersi a un certo punto che, invece di un fenomeno, ha davanti un capopartito qualsiasi.