
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Marcegaglia vuole che lo Stato tagli le spese improduttive e con i soldi recuperati in questo modo investa in ricerca, innovazione, infrastrutture e sgravi fiscali. La presidente di Confindustria parlava a Capri, al convegno dei Giovani Industriali ( nella foto Ansa ), e ha opportunamente aggiunto che ci vuole un’attenzione particolare al Sud, per il quale «occorrono politiche ordinarie, non straordinarie, fatte con intelligenza e serietà ». Il fatto relativamente nuovo è che la Marcegaglia ha suggerito il pacchetto di spese improduttive da tagliare: «Abbiamo fatto delle ricerche sugli acquisti che fa la Pubblica Amministrazione. Se tornassimo ai livelli del 2000, al netto dell’inflazione, potremmo ridurre i costi di 11 miliardi di euro, un’enormità. E se accorpassimo prefetture e province risparmieremmo altri 4 miliardi. Inoltre sulla sanità, soprattutto al Sud, ci sono sprechi enormi e bassa qualità».
• Questi tagli si potrebbero fare sul serio?
Non si tratterebbe di interventi indolori. Delle spese improduttive campa un sacco di gente. E qui sta il problema, per la politica. D’altra parte la crisi non è affatto passata e si annunciano tempi di nuovo duri, nonostante le rassicurazioni fin troppo ribadite di Berlusconi e Tremonti. La disoccupazione continua ad aumentare dovunque e da una decina di giorni le Borse vanno giù.
• Le Borse vanno giù adesso, ma dall’inizio dell’anno non facevano che salire. O sbaglio?
Non si sbaglia, ma il rally delle Borse è roba da Fantacalcio. Le banche centrali hanno immesso sul mercato migliaia di miliardi di liquidità, gli Stati hanno distribuito aiuti e garanzie a pioggia, i tassi si sono mantenuti bassi e negli Usa sono rimasti addirittura a livello zero. In questa atmosfera da Second Life , gli operatori hanno preso soldi a prestito in America e con quelli sono andati a comprare titoli o valute diverse dal dollaro. Al tempo dei tempi, questo modo di comportarsi si chiamava sostanzialmente «arbitraggio», una pratica puramente speculativa che non aveva e non ha niente a che fare con l’economia reale. L’indebitamento delle famiglie americane, che si volevano a un tratto dedite al risparmio, è invece arrivato al 134% del reddito annuo. Giovedì negli Stati Uniti sono usciti i dati sui consumi e s’è visto che questi consumi sono scesi. Le Borse, già negative da parecchi giorni (con l’eccezione di mercoledì), hanno reagito male a questa notizia inattesa, impressionate anche dalla minaccia di fallimento della Cit, una grossa finanziaria che sta cercando di ottenere un miliardo in prestito per tirare avanti. Ieri poi, a Borse ferme, sono state chiuse nove banche in California, Illinois, Texas e Arizona. Tra queste la National Bank di Los Angeles. Che nove banche fossero chiuse lo stesso giorno non era mai capitato.
• Quante ne sono saltate dall’inizio della crisi?
115. E potrebbe sembrare un numero basso, dato che nel 1989, durante un’altra crisi, ne vennero chiuse 534. C’è però questa differenza: né nel 1989 né mai lo Stato americano aveva finanziato gli istituti sull’orlo della bancarotta con una montagna di soldi tanto grande. Ci metta anche i denari elargiti alle case automobilistiche e capirà perché le notizie sul calo dei consumi in settembre sono state lette con tanta preoccupazione: il mercato non ha la forza di tirarsi su da sé e tutto quello di apparentemente buono che ha fatto negli ultimi mesi è stato provocato dagli incentivi.
• L’occupazione?
La disoccupazione in America sta a 15,3 milioni, in Germania all’8,3%, in Spagna quasi al 20%, da noi tra il 7 e l’8% (ma da noi c’è una semi-disoccupazione rappresentata da quattro milioni di contratti atipici o di precariato). Il guaio è che il numero di disoccupati è in crescita dappertutto. D’altra parte i meccanismi che hanno provocato la crisi finanziaria non sono stati minimamente toccati: le banche persistono nella costruzione e vendita di derivati, persino gli Enti locali italiani non hanno smesso di giocare con queste bombe finanziarie. I manager delle banche continuano a incassare i loro bonus, le spese improduttive sono sempre lì a pesare sul bilancio dello Stato.
• Il discorso della Marcegaglia.
Già. Che oltre tutto è il capo di Confindustria, cioè dei padroni. Rinaldini, della Fiom-Cgil, l’altro giorno ha annunciato una serie di scioperi a scacchiera, della durata di 4 ore, da mettere in atto tra il 9 e il 13 novembre. Non nega la possibilità di blocchi stradali, occupazioni di fabbriche e manifestazioni in cima ai tetti o alle gru. Ai giornalisti ha detto che, nelle scorse settimane, sui tetti sono saliti anche lavoratori armati di taniche di benzina. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/11/2009]
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