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 2009  novembre 01 Domenica calendario

ARTICOLI SUL CASO MARRAZZO DAI GIORNALI DI DOMENICA 1 NOVEMBRE


FIORENZA SARZANINI PER IL CORRIERE DELLA SERA -

Sono due i verbali di Natalie, 37 anni, il trans ritratto nel vi­deo insieme al governatore Pie­ro Marrazzo. Il primo è del 24 ottobre scorso, davanti ai cara­binieri del Ros. Ma è soltanto tre giorni dopo, di fronte ai ma­gistrati, che dichiara: «Circa quaranta minuti dopo il fatto Marrazzo mi ha chiamato dicen­domi di andare a casa sua. Quando arrivai da lui, prima di entrare nel palazzo, c’era un uo­mo di vigilanza, come o anche più alto di me, che mi fece se­gno di entrare. Preciso che quando arrivai quest’uomo sta­va parlando al telefono. Una vol­ta entrato in casa, Marrazzo che era solo, mi disse che i carabi­nieri gli avevano portato via an­che 2.000 o 2.200 euro che ave­va nel portafogli e che era mol­to nervoso perché temeva che i due potessero fargli qualcosa di male». La sua testimonianza viene ritenuta fondamentale da­gli inquirenti – che le hanno concesso un permesso di sog­giorno ai fini di giustizia – ma anche dai difensori dei carabi­nieri arrestati Mario Griffo e Marina Lo Faro perché può aiu­tare a ricostruire che cosa accad­de davvero nel suo appartamen­to il 3 luglio. Nel verbale ci so­no però numerosi omissis che probabilmente coprono infor­mazioni su altri clienti e altre circostanze che il transessuale ha cominciato a verbalizzare.

«Ero a casa con Piero, così io lo chiamo, sono venuti due ca­rabinieri in borghese, ossia Car­lo e quello bellino. In quell’occa­sione, eravamo insieme in inti­mità, quando hanno suonato al campanello. Mi sono trovato davanti i due carabinieri, in bor­ghese, che mi hanno fatto vede­re il tesserino. Carlo ha chiesto se stavo con qualcuno, io gli ri­spondevo negativamente. Loro sono entrati, dicendo che alcu­ni amici miei gli avevano riferi­to che io avevo un cliente che gli interessava molto vederlo. Quindi, in camera da letto, han­no visto Piero in mutande (bianche). Carlo, quindi, mi ob­bligava ad uscire nel balcone e andava con l’altro carabiniere in camera a parlare con Piero. Io non ho quindi sentito quello che si sono detti. Sono stati a parlare circa 20 minuti mentre ero costretta a stare in balcone. Loro infatti avevano chiuso la fi­nestra in modo tale che non po­tessi né tentare di entrare, né sentire la conversazione. Come detto, dopo 20 minuti mi face­vano rientrare. I due carabinie­ri, pertanto, alla mia presenza, minacciavano Piero, dicendogli che se lo avessero portato in ca­serma perché stava con un tran­sessuale gli avrebbero rovinato le carriera. Io pregavo Carlo di non portare Piero in caserma ma di portare me, perché altri­menti lo avrebbero rovinato. A quel punto Carlo mi obbligava ancora una volta ad uscire in balcone, chiudendo ancora le porte dello stesso. Vedevo che i due carabinieri continuavano a parlare con Piero che sembrava molto imbarazzato e nervoso. Dopo al massimo 5 minuti mi hanno consentito di rientrare dentro e io ho sentito che Carlo voleva 50.000 euro per lui e 50.000 euro per l’altro carabi­niere. Volevano i soldi subito, ma Piero non li aveva. A quel punto Carlo si rivolgeva all’al­tro carabiniere e gli diceva di andare fuori e di chiamare Nico­la. Quindi il carabiniere giova­ne usciva per pochi minuti e quando rientrava scuoteva la te­sta, ma non so cosa significas­se. Carlo, quindi, chiedeva a Pie­ro il numero del cellulare, ma Piero gli dava quello dell’uffi­cio, i due carabinieri volevano un appuntamento per ricevere i soldi. Dopo che i due carabinie­ri se ne sono andati Piero mi ha ha confidato che i predetti gli avevano rubato oltre 2000 euro dal portafoglio. Non so se han­no preso altro. Volevano porta­re via anche il mio computer ma alla fine hanno desistito per­ché li ho minacciati di chiama­re la polizia. Piero, dopo circa 5-10 minuti, se ne è andato. Era molto agitato e preoccupato. Quando sono venuti da me i due carabinieri e hanno sorpre­so Piero non c’era droga. Ribadi­sco che durante le circostanze che Piero è venuto a casa mia nessuno ha girato alcun video. Non posso però dirvi se Carlo e l’altro carabiniere abbiano ri­preso qualcosa, ossia abbiano girato il video nel momento in cui mi hanno chiuso fuori, per­ché fecero in modo di chiudere anche la tenda. Mai Piero ha portato cocaina con lui e mai io gliela ho data».

Come raggiungeva la sua abitazione il signor Marraz­zo?
«Non posso fornirvi indica­zioni al riguardo, poiché lui quando veniva, suonava il cam­panello ed entrava. Non l’ho mai visto con alcuna macchi­na, né se fosse accompagnato da qualcuno».

Ha subito altre rapine da parte di carabinieri?
«L’unica volta che i due cara­binieri sono venuti e casa mia è stata quella che vi ho descrit­to. Tuttavia, sono molto noti nell’ambiente dei trans, perché soliti entrare nelle case e ruba­re tutti i soldi ed oggetti di valo­re. Ad una mia amica (transes­suale) di nome Raquel che abi­ta in via dei due Ponti 150, da quanto da lei riferitomi, hanno rapinato 1.600 euro in contan­ti, un computer e tanti profumi di marca».

Conosce il signor Cafasso Gianguarino?
«Non credo di conoscerlo, avrei bisogno di vederlo in fo­to, ma tale nome non mi dice niente» .

Conosce Rino?
«Si, lo conosco di nome, per­ché si dice, nell’ambiente, che portasse droga ai trans. So che è morto, sempre per averlo ap­preso nell’ambiente. Non so dirvi se Rino di cui ho sentito dire in questi termini sia Cafas­so Gianguarino. Il 29 ottobre viene sentito per due volte l’avvocato Cin­quegrana, difensore di Cafasso, che racconta le confidenze del suo cliente. «Mi disse che la ri­presa era stata fatta dai due ca­rabinieri e che Marrazzo gli die­de assegni per 50.000 euro». E la seconda volta aggiunge: «Ca­fasso mi disse che lui era pre­sente, ma non so che cosa in­tendesse».

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ROBERTO CATANIA PER LIBERO - NATALIE IN TAXI A CASA DI MARRAZZO -

Natalie è «andata in taxi a casa di Piero Marrazzo», come dichiara lei stessa in un verbale che compare agli atti del Marrazzo-gate. Convocata tramite una «telefonata» fatta direttamente dall’ex governatore «40 minuti dopo il blitz dei carabinieri» infedeli in via Gradoli, la trans è «salita a bordo di un’auto del 3570» e si è precipitata all’indirizzo della residenza privata dall’allora presidente. La circostanza è ricostruita in un verbale degli investigatori del Raggruppamento operativo speciale che, insieme ai magistrati romani, hanno sentito per l’ennesima volta l’amante dell’ex giornalista Rai. Sempre in qualità di persona informata dei fatti, le hanno chiesto di ricostruire con maggior precisione la cronologia degli eventi del 3 luglio scorso.

Natalie non dice perché l’ex presidente della Regione Lazio le chiede di raggiungerlo. Lei non lo specifica spontaneamente e - da quel che Libero ha potuto leggere nella copia degli atti - gli inquirenti non glielo domandano.

Il verbale secretato di questa audizione inizia con una frase di Natalie che si «dichiara disposta» ad aggiungere i particolari omessi in precedenza. E lo fa cominciando dal principio, dall’irruzione dei militari della Compagnia Trionfale nell’alcova al piano seminterrato di via Gradoli 96.

«Avevo detto loro che non avevo clienti», si giustifica la transessuale per escludere l’ipotesi di una sua collaborazione a tendere quella trappola a Marrazzo, «ma Carlo» Tagliente «e Luciano» Simeone «sono entrati dicendomi che ero con qualcuno che a loro interessava molto vedere». E ancora, si legge: «Piero stava nella stanza, era in mutande bianche. Loro», riferendosi ai carabinieri, «mi hanno obbligato ad uscire sul balcone. Ero lì fuori e si sono parlati per circa venti minuti. Poi sono tornata nella stanza e ho sentito che minacciavano Piero dicendo che se lo avessero portato in caserma lo avrebbero rovinato dato che stava con un trans. Ho sentito che uno dei due voleva 50mila euro, e altri 50mila li voleva l’altro ma Piero non aveva quei soldi».

Poi, nel prosieguo del racconto, ci sono solo fatti noti e già acquisiti dal filmato del ricatto: i due carabinieri avrebbero ripreso alcune scene con il cellulare, soffermandosi sull’inquadratura in cui si vede un tavolino con tre ”piste” di cocaina collocate vicino al tesserino regionale del politico e ad una cannula per sniffare la droga.
’Piero” sul display

Una volta rimasta sola, dopo l’uscita di scena dei carabinieri e la ”fuga” di Marrazzo dal luogo dove era appena stato sorpreso in evidente stato di imbarazzo, Natalie fa mettere a verbale di «essere stata contattata da Piero 40 minuti più tardi». Prosegue chiarendo anche che l’ex governatore le «ha detto di recarsi subito a casa sua», probabilmente approfittando dell’assenza del resto della famiglia. Si suppone che la moglie fosse al lavoro e la bambina dai nonni. Comunque, la transessuale non racconta della presenza di terze persone nell’appartamento.

La ricostruzione riprende in modo piuttosto preciso. «Ho chiamato il servizio taxi del 3570 e, giunta a destinazione, ho trovato un uomo in guardiola che mi ha aperto il cancello e indicato la direzione» per raggiungere la casa di Marrazzo. Di questo signore, la trans fa una sommaria descrizione: «Si tratta di uomo alto quanto me». Ma gli interlocutori non appaiono interessati ad identificarlo e, quindi, il discorso viene riportato su argomenti di rilevanza investigativa. La questione della cocaina, ovviamente, non può essere tralasciata. Su questo punto ci sono un paio di domande - infatti nella trascrizione dei virgolettati di Natalie è riportato il classico adr (a domanda risponde) - che però non svelano chissà quale segreto. Lei nega, nega di aver visto polvere bianca, nega di conoscerne la provenienza e al riguardo si tiene sempre sul vago.
Versioni concordate

I punti chiave di questo verbale, però, sarebbero altri. E le domande che ci saremmo aspettati dai pm sarebbero state rivolte capire che cosa si siano detti Marrazzo e la sua amante in privato. E, soprattutto, perché Marrazzo avesse così tanta urgenza di parlarle, una tale urgenza che lo ha spinto perfino a correre il gravissimo rischio di farla andare in casa sua.

Come già detto, questa parte è trattata con estrema superficialità. Natalie lascia intendere che il ”suo uomo” in quel momento potesse avere bisogno di conforto. Che il governatore (all’epoca ancora in carica) avesse la necessità di sfogarsi con qualcuno. E l’unica persona che poteva condividere il suo segreto era proprio la transessuale di via Gradoli, vittima con lui dell’imboscata.
Il verbale di Marrazzo

A conti fatti, però, c’è qualcosa che non torna. L’incontro potrebbe celare altri scopi, finalità che ovviamente si possono solo immaginare non essendo stati messi a verbale né per spontanee dichiarazioni di Natalie né per domanda diretta degli inquirenti.

Andando per ipotesi, che per ora non hanno riscontri, ma si basano su deduzioni logiche, l’urgenza di quell’incontro potrebbe essere giustificata dalla volontà di concordare una linea da seguire. Una versione dei fatti comune, nel caso in cui - come poi è stato - la vicenda fosse venuta allo scoperto.

Oppure, chi lo sa, Marrazzo potrebbe aver convocato a casa l’amante per darle quei cinquemila euro che non era riuscito a consegnarle perché sottratti dai carabinieri piombati nell’alcova sulla Cassia. giusto una sfumatura, ma questo dettaglio emerge piuttosto chiaramente dal verbale che raccoglie la deposizione di Piero Marrazzo, convocato in procura il 21 ottobre scorso.

Parlando del furto dei 2mila euro dal proprio portafogli e dei 3mila euro collocati su un tavolino del monolocale di via Gradoli, e quindi indicati come il guadagno della trans, Marrazzo definisce Natalie «contrariata», perché ovviamente i soldi erano destinati a lei, ma non la indica come parte lesa della rapina. Perché l’intera somma, evidentemente, apparteneva all’ex governatore.

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