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 2009  novembre 01 Domenica calendario

VALERIA BRUNI TEDESCHI

Nell’ultimo film girato come regista, Actrices, Valeria Bruni Tedeschi raccontava la voglia di essere madre di un´attrice di successo, che, superati i quaranta, deve fare i conti con l’orologio biologico. Aspirazione tanto vera che, nella realtà, si è tramutata nella sua battaglia, appena vinta, per l’adozione di una bimba africana, Celine. «Ho accolto questa maternità con gratitudine e allegria. Adottare è sempre più difficile, lo è stato anche per me e questo ha reso l´esperienza un momento fondamentale della mia vita». In Actrices ha diretto anche il compagno Louis Garrel (uno dei protagonisti di The dreamers di Bernardo Bertolucci), diciannove anni più giovane. «Questa cosa dell´età di cui si parla tanto, l´ossessione per il numero degli anni, non la capisco. Non vedo nessuna frontiera a quarant´anni». [...]
Nel suo primo film da regista, più facile per un cammello... Valeria aveva sperato di reclutare la sorella Carla come attrice nel ruolo di se stessa. «Mi fece andare a casa sua per il provino, ma neanche il tempo di aprire l´obiettivo sbottò: era solo per dirti "io questa cosa non la faccio"». [...]
Allo scorso Festival di Roma, all’ennesimo riferimento alla sorella Carla, Valeria è sbottata: «Questa domanda ve la tenete, basta parlarmi sempre di Carla». [...]
Nel film La seconda volta di Mimmo Calopresti, Valeria interpretava un’ex brigatista che si trovava faccia afaccia con il professore cui aveva sparato dodici anni prima. L’uomo, interpretato da Nanni Moretti, chiedeva: «Dicevate: colpirne uno per educarne cento. Avete colpito me, dove sono i cento che avete educato?». Lei rispondeva: «Non ci voglio più pensare». Valeria ha spiegato di aver avuto «amici che stavano per cadere nell´ideologia rivoluzionaria come si cade in quella della droga». [...]
Dei suoi inizi come attrice ricorda: «Chiamai per un provino, mi dissero che cercavano attrici brune. Mi inventai che in quel periodo avevo dovuto tingere i capelli per una pièce teatrale e mi accettarono. Comprai una parrucca da due soldi, di scarsa qualità e con un´assurda frangia anni Trenta. Ricordo che correvo per strada, ero in ritardo, tenendomi la parrucca con una mano perché non volasse via. Arrivai, feci l´intervista, spiegai perché avevo cambiato il colore dei capelli, salutai e tornai a casa. Mi raccontarono poi che avevo fatto tutto il provino con un ciuffo di capelli biondi che spuntava da sotto. Infatti, non mi chiamarono più».