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 2009  novembre 01 Domenica calendario

E INVECE NAPOLI HA FATTO UN AFFARE

Angelo D’Orsi, professore di Storia del pensiero politico all’Università di Torino, in questi giorni è proprio a Napoli. L’Unità d’Italia fu un’operazione militare più che una corsa gioiosa verso la libertà, spiega, ma questo non basta per arrivare a concludere che fu un errore o che non fu positiva. Al contrario: secondo D’Orsi i piemontesi avrebbero dovuto farla cento anni prima.
Professor D’Orsi, secondo il ministro Tremonti l’Unità d’Italia «fatta con le baionette» non è stata «positiva come abbiamo imparato a scuola». Dice che condivide il dolore di Napoli, città che fu scippata del ruolo di capitale e degradata a Prefettura sabauda.
«Per certi aspetti quel che dice il ministro è condivisibile. Si trattò di un’annessione vera e propria, fatta con le armi, dunque si può discutere sul metodo. Però mi sembra che si dimentichi una cosa essenziale: il Regno del Sud era un territorio profondamente depresso ed era almeno un secolo e mezzo indietro rispetto allo sviluppo del resto d’Europa. Non è che prima dell’arrivo delle truppe sabaude si vivesse bene».
L’annessione al Regno dei Savoia, insomma, era la soluzione migliore per il Mezzogiorno.
«Napoli era la capitale di un Regno e perse quel rango, è vero. Ma era ormai una capitale decaduta, e la sua decadenza era cominciata nel 1600, molto tempo prima. Dire che per Napoli l’annessione fu l’inizio della decadenza è una falsificazione della storia. Sto passeggiando per Napoli: si vedono le tracce dell’antica capitale e del suo periodo d’oro, ma si intuiscono anche quelle della decadenza successiva».
Sentirsi conquistati da un esercito straniero, ciò che erano allora i piemontesi per i napoletani, non piace a nessuno.
«Però l’operazione fatta dai Savoia aveva un senso allora e ne ha uno ancora oggi, se guardiamo a come sono andate le cose in seguito. In qualche modo ha contribuito a far crescere il Mezzogiorno rispetto a ciò che era allora. Semmai si potrebbe rimproverare ai Savoia la scelta dei tempi e il lungo tentennamento che precedette il via. Quell’operazione andava fatta molto prima. E importa poco se i piemontesi scelsero di procedere con il metodo tipico della conquista, dell’annessione».
I Savoia arrivarono in ritardo?
«Secondo me sì, di circa un secolo. L’Unità d’Italia andava fatta sull’onda della rivoluzione francese, a fine Settecento, nello spirito del nazionalismo progressivo di quell’epoca. Uno spirito ben diverso da quello del nazionalismo che si sarebbe sviluppato da metà Ottocento in poi».
Dunque secondo lei non ha senso dire che l’Italia ha nei confronti del Sud un debito morale?
«Questo ha senso. Senz’altro l’Italia ha un debito morale nei confronti del Mezzogiorno, colmare le distanze che ci sono tra le due parti del Paese è un dovere. Ma non mi pare che l’Unità in sé sia il peggior torto fatto dal Nord al Sud del Paese».

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