Alfredo Castelli e Laura Scarpa, Il Riformista, 01/11/09, 1 novembre 2009
Art Spiegelman: «Graphic novel? Ho chiuso, sono troppo lento» - «Avevo un registratore per le conversazioni con mio padre, poi ne facevo delle trascrizioni, e quello è stato l’inizio del mio lavoro
Art Spiegelman: «Graphic novel? Ho chiuso, sono troppo lento» - «Avevo un registratore per le conversazioni con mio padre, poi ne facevo delle trascrizioni, e quello è stato l’inizio del mio lavoro. Poi mi sono documentato con fotografie d’epoca. con un viaggio in Polonia, con i disegni realizzati dai prigionieri sopravvissuti ai campi di concentramento, e ho letto molto per capire quello che mio padre aveva vissuto e mi aveva raccontato. E così ho trovato la forma migliore da dare a tutto questo materiale. Io ho realizzato un fumetto da non-fiction, ma ho scoperto - come molti prima di me - che è molto più facile fare un’opera di fiction piuttosto che scrivere la verità. stato un lavoro davvero duro trovare la strada giusta. Perché quando si realizza un’opera di narrativa, si operano delle distorsioni. Nel mio caso, le distorsioni possibili erano molte, perché prima ci sono stati gli avvenimenti storici, poi i ricordi di mio padre su quegli avvenimenti, poi i suoi racconti di quei ricordi, quello che io avevo capito dei suoi racconti, quello che ne avevo tratto per il mio fumetto e infine quello che i lettori hanno capito. un lungo viaggio. La mia vittoria è stata compensare tutte quelle distorsioni». [...] «Sono il più lento fumettista che io conosca!»