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 2009  novembre 01 Domenica calendario

LA BILANCIA «BLOCCATA»? ALLORA GIOCA D’ASTUZIA

LA BILANCIA «BLOCCATA»? ALLORA GIOCA D’ASTUZIA

Dimagrire non è facile per chi è sovrappeso, o obeso. E lo diventa anche meno col tempo. Spesso, infatti, dopo un iniziale dimagrimento piuttosto rapido in buona par­te dovuto alla perdita di ac­qua (specie se si ricorre a die­te povere di carboidrati o con scarsissimo sale), la dieta si ri­vela poco efficace. Certo, la stanchezza nei confronti delle restrizioni e la minore atten­zione, una volta raggiunti i primi risultati, possono porta­re ad abbandonare i buoni propositi, ma ci sono anche al­tre ragioni che spiegano que­sta fase. L’organismo, infatti, si ribella alla protratta restri­zione calorica e impara a ’ri­sparmiare’. Chiarisce Enzo Ni­soli, docente di farmacologia all’Università degli Studi di Milano: «L’organismo si difen­de da quello che interpreta co­me un rischio per la sopravvi­venza. Già da tempo si sa che la restrizione calorica si ac­compagna ad una riduzione del metabolismo basale, ma recentemente si è osservato che anche l’attività fisica si ri­duce. Questo può trovare una spiegazione nel fatto che la persona sovrappeso, o obesa, dipende per i suoi fabbisogni energetici soprattutto ’dall’ energia’ cellulare che deriva dai nutrienti della dieta. Il pro­cesso infiammatorio associa­to all’obesità, si accompagna infatti a una riduzione dei mi­tocondri (organelli che produ­cono energia) nei quali vengo­no metabolizzati i grassi».

Conseguenza? «Le abbon­danti riserve energetiche, sot­to forma di grasso, presenti soprattutto nel tessuto adipo­so, vengono scarsamente uti­lizzate per produrre l’energia cellulare. E non avendo più a disposizione energia sufficien­te fornita dal cibo, è facile che la persona sovrappeso o obe­sa riduca l’attività fisica sem­plicemente perché si sente priva di forze» spiega Nisoli. Come ovviare a questo incon­veniente? «E’ importante che la restrizione calorica sia gra­duale, e mai eccessiva per non ’spaventare’ l’organismo inducendolo a risparmiare e che l’attività fisica venga au­mentata gradatamente com­misurandola alle reali possibi­lità del singolo». E che cosa si può fare per affrontare i mo­menti di ’resistenza’ alla per­dita di peso? Ci sono strategie diverse, vediamole con l’aiuto di alcuni esperti

Concedersi una pausa

«Prima di pensare alle strate­gie – suggerisce Alfredo Va­notti, responsabile del Servi­zio nutrizione clinica e dieteti­ca Asl, Provincia di Como – è importante valutare il meta­bolismo basale: se si è ridotto di oltre il 20%, rispetto all’ini­zio della dieta, è oggettiva­mente difficile riuscire a dima­grire. In questo caso, e se non si è ancora raggiunto l’obietti­vo, può essere utile fermarsi, consolidare il risultato per qualche mese, in modo da ’ri­lanciare’ l’attività metaboli­ca, continuando a monitorare lo stile di vita ed il peso che si deve mantenere entro una fluttuazione massima di più o meno 2% . Dopo questa fase, si potrà riprendere il program­ma dimagrante».

Puntare sul gusto

«Talvolta il motivo per cui il programma dimagrante non sembra più efficace, è perché è venuto a noia; può quindi essere utile – suggerisce Giu­seppe Fatati, presidente del­l’Associazione italiana dieteti­ca e nutrizione clinica – spe­rimentare schemi alimentari diversi, cercando, più ancora che all’inizio, di formularli in base al gusto individuale. A chi ha una predilezione per il sapore dolce, si potrà per esempio pensare di concede­re le classiche ’pastarelle’ del­la domenica (meglio mi­gnon!). Un altro modo per sbloccare la situazione, può essere quello di prestare più attenzione alle calorie richie­ste nelle piccole attività. Anzi­ché inviare una mail a chi si trova nell’ufficio di fianco, meglio spostarsi portando personalmente il messaggio oppure camminare quando si parla al cellulare… piccoli ac­corgimenti che, sommati, possono diventare significati­vi ».


Severità a fasi alterne

«Una strategia – commenta Agostino Paccagnella, respon­sabile dell’Unita di malattie del metabolismo, diabetolo­gia e nutrizione Clinica del­l’Asl di Treviso – può essere quella di contenere la ’severi­tà’ nella fase iniziale e aumen­tarla in seguito. In altre paro­le, visto che la persona obesa introduce spesso più calorie di quelle spese, inizialmente può bastare puntare su un re­gime ’normale’, riservando la vera dieta ipocalorica alla fa­se successiva, quella in cui spesso si verifica la fase di stallo. Qui, se opportuno, si potrà anche intervenire ’sbi­lanciando’ la dieta (magari puntando un po’ più sulle pro­teine che danno sazietà) e ri­correndo, se necessario, ai far­maci » .

Diario alimentare

Commenta Maria Gabriella Gentile, direttore del Centro cura disturbi comportamento alimentare al Niguarda di Mi­lano: «Anche se può capitare di avere difficoltà nel perdere peso, dopo un buon dimagri­mento iniziale, non è la rego­la. Ci sono pazienti che, con idonee terapie, perdono gra­dualmente anche 30-40 kg, senza alcuna fase di ’ resisten­za’. Ma se questo si verifica, è necessario valutare attenta­mente il comportamento del­la persona e i motivi che la spingono a mangiare. Stru­mento assai utile è il diario ali­mentare che serve a controlla­re il modo in cui vengono in­terpretate le indicazioni diete­tiche, a identificare eventuali cambiamenti e, soprattutto, aiuta a capire quali sono le si­tuazioni che portano ad usare il cibo per motivi consolatori per imparare a prevenirle».