
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è una certa ansia per l’andamento dell’influenza cosiddetta suina: i morti sono a questo punto undici e il sottosegretario Fazio ha detto che «l’Italia con la Spagna è il Paese col maggior numero di casi di influenza A: 380 ogni 100 mila abitanti».
• C’è una zona particolarmente colpita?
Napoli. Cinque morti negli ultimi due giorni, tre dei quali nelle ultime 24 ore. Un ergastolano di 50 anni sofferente di broncopneumopatia ostruttiva cronica (Npco). Un uomo di 65 anni, già debilitato a causa di altre patologie. Un medico di 73 anni, spirato nel primo pomeriggio di ieri, che era stato ricoverato al Cotugno. Anche questo paziente soffriva di gravi patologie dell’apparato respiratorio, alle quali si è aggiunta poi, con esito letale, l’influenza A. A Napoli vi sarebbero altri quattro pazienti in condizioni preoccupanti e tra questi una donna che ha partorito con il parto cesareo, di cui però in serata si annunciava un miglioramento. Nonostante questi casi, Maria Triassi, componente del comitato pandemico della Regione Campania, continua a raccomandare di star tranquilli: «La mortalità dell’influenza A per complicazioni è ancora inferiore a quella per complicazioni dell’influenza stagionale».
• C’è una ragione evidente di questa concentrazione a Napoli?
No, per il momento no. Potrebbe anche trattarsi di un caso.
• E nel resto del Paese?
In Lombardia, nelle ultime ore, è morta una donna di 74 anni, ricoverata in un centro per malattie psichiatriche dell’Ordine ospedaliero Fatebenefratelli di Cernusco sul Naviglio (Milano). L’ha uccisa la polmonite, ma all’analisi è risultata infettata dal virus A/H1N1. La Regione insiste che la causa del decesso non è l’influenza. In Emilia-Romagna un ventiseienne nigeriano, da tre anni in Italia e domiciliato in Veneto, è morto la scorsa notte nella degenza di terapia intensiva dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara. Il giovane, affetto da una forma grave di tubercolosi polmonare cavitaria, è risultato anche positivo al virus dell’influenza A. Una donna di 43 anni è morta all’ospedale di Rimini «per grave insufficienza respiratoria». Presentava anche lei «fattori di rischio preesistenti ». «Stava in Rianimazione, fanno sapere dall’ospedale, monitorata costantemente dai medici e sottoposta a respirazione artificiale e alle terapie del caso». Una donna di 32 anni trasferita a Firenze da Arezzo per le sue condizioni molto gravi è invece in miglioramento costante. Questa casistica ci conferma che l’influenza suina uccide persone che hanno già problemi piuttosto gravi. Diciamo che è una specie di goccia che fa traboccare il vaso.
• Consigli da seguire adesso che cominciamo a trovarci in mezzo al problema?
Fazio dice che il virus è arrivato con un mese di ritardo. I consigli sono quelli che abbiamo dato tante volte: lavarsi regolarmente le mani con acqua e sapone, coprire la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce, pulire le superfici a contatto con le mani, non consumare cibi o bevande già assaggiate da altri, aerare regolarmente le aule e gli ambienti di lavoro. Se si crede di aver preso l’influenza, è bene restare a casa e contattare telefonicamente il medico di famiglia. Evitare di andare subito al pronto soccorso, un modo per aumentare le probabilità che il contagio si estenda. Ricordarsi che si è contagiosi fino a tre-sette giorni dalla guarigione, a partire dai primi sintomi. C’è anche un sito, www.fermailvirus.it , preparato dal Ministero. divertente: col sistema delle domande e delle risposte si può cominciare a tentare un’autodiagnosi.
• La prossima settimana arriveranno in massa i vaccini. Bisogna farsi l’iniezione o no?
Onestamente non so rispondere. Non c’è un obbligo e, se si deve stare al comportamento dei medici, bisognerebbe rispondere di no: ha scelto di vaccinarsi una percentuale bassissima, siamo intorno al 5% o poco più. Molti dottori dicono che il prodotto in arrivo è ancora poco sperimentato, non si sa se bisogna prenderlo con l’adiuvante o no, alcuni si chiedono: perché prima di farsi l’iniezione bisogna firmare una liberatoria in cui si certifica il cosiddetto «consenso informato »? Il dottor Giuseppe Mele, presidente della Federazione Italiana dei Medici Pediatri, ha rilasciato questa dichiarazione: «Nessun vaccino è esente da rischi, ma qualsiasi campagna vaccinale mette sul piatto della bilancia i pro e i contro. E l’Emea, sulla base di documentazione scientifica e sperimentazione, dice che il vaccino contro l’influenza A può essere iniettato dai 6 mesi di vita in su». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/10/2009]
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