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 2009  ottobre 30 Venerdì calendario

Il papà di Dolly e i dubbi sul seme di Frankenstein - Due anni fa la clamorosa retromarcia del professor Ian Wilmut, il papà della pecora Dolly, sembrò tagliare la strada alla clonazione a fini terapeutici, fino a quel momento lanciatissima

Il papà di Dolly e i dubbi sul seme di Frankenstein - Due anni fa la clamorosa retromarcia del professor Ian Wilmut, il papà della pecora Dolly, sembrò tagliare la strada alla clonazione a fini terapeutici, fino a quel momento lanciatissima. Se perfino il più spregiudicato degli scienziati anglosassoni aveva maturato dubbi sull’impiego delle staminali embrionali c’era quantomeno da rifletterci su. Oggi le ricerche dell’università californiana di Stanford riaprono il dibattito e le polemiche sui potenziali bambini concepibili, in un futuro non troppo lontano, senza mamma e papà. Eppure, il ripensamento del luminare del Centre for Regenerative Medicine di Edimburgo, convinto dagli studi del professor Shinya Yamanaka sulla creazione di cellule-madri senza il ricorso agli embrioni, lascia la porta aperta all’esplorazione di vie alternative: «Ho smesso con la tecnica del trasferimento del nucleo usata per Dolly perchè il metodo di ricerca giapponese è accettato socialmente ed è estremamente appassionante». Tutto da rifare? I risultati pubblicati da Nature tentano la comunità scientifica. «I processi genetico e molecolare che controllano la spermatogenesi sono difficili da analizzare ma di grande valore, potrebbero svelare perché alcuni uomini sono meno fecondi e trovare la cura all’infertilità maschile», osserva Allan Pacey, andrologo dell’università di Sheffield. Il punto non è il seme Frankenstein: «E’ riduttivo parlare di creazione di spermatozoi in laboratorio, abbastanza improbabile. Si tratta invece di scoprire farmaci o geni che stimolino la produzione naturale di spermatozoi. La strada è lunga, ma il sogno lodevole». All’origine di Dolly c’era la volontà d’incrementare il rendimento dell’agricoltura scozzese. Ma la scienza è in quanto dubita. Così, di fronte a un’antitesi valida, il padre della clonazione accettò la sintesi. «Il professor Yamanaka suggerisce come creare cellule staminali embrionali senza l’utilizzo di ovociti umani, estremamente scarsi, ed evitare la creazione e la conseguente distruzione di embrioni umani clonati», spiegò Ian Wilmut archiviando la pecora dello scandalo. Ora lo scatto dei ricercatori di Stanford, una nuova tesi. «Il potenziale è enorme - nota Darren Griffin, docente di genetica all’università del Kent -. In futuro potranno essere studiati un gran numero di fattori ambientali e genetici, compresi gli effetti dell’inquinamento sulla fertilità». Verrà il momento di rimpiangere Dolly?